Il titolo originale Phantom Thread è stato tradotto come Il filo nascosto, ultimo film in ordine di tempo dello scrittore e regista Paul Thomas Anderson, e ultimo film recitato da Daniel Day-Lewis. Nello scorso giugno, l’attore inglese ha annunciato che si sarebbe ritirato dalle scene proprio dopo questo film, spinto da motivi assolutamente personali, di cui non dato né darà ulteriori spiegazioni.
Come protagonista di un film di Anderson, Daniel Day-Lewis ha già vinto un Oscar nel 2007, per There Will Be Blood, tradotto come il Petroliere. Sembra ironico, ma Il filo nascosto, un film su un sarto di alta moda candidato a molti premi Oscar, ha vinto proprio quello per i migliori costumi, disegnati dall’americano Mark Bridges.
Il film è la storia di Reynolds Woodcock (Day-Lewis), scapolo ed egocentrico sarto nella Londra degli anni Cinquanta, anni d’oro per l’alta moda, che scopre di provare amore e ossessione per la propria musa Alma (la lussemburghese Vicky Krieps), una modesta cameriera di campagna. La vicenda ha una terza protagonista in Cyril (Lesley Manville), sorella di Reynolds e donna che tiene sotto controllo gli affari della maison del fratello.
Paul Thomas Anderson dice di non avere pensato a un film sul mondo della moda prima di essersi imbattuto nella figura di Cristóbal Balenciaga, sarto di origine basca, che conduceva una vita monastica, completamente dedito al lavoro. Che cosa avrebbe potuto distogliere un uomo dall’ossessione della perfezione del proprio lavoro, se non un amore? Il film non è affatto la biografia di Balenciaga, ma prende le strade dell’analisi del rapporto amoroso di coppia, secondo evoluzioni del tutto intriganti.
Reynolds Woodcock è maniacale nella cura della propria persona, nel lavoro, nella scelta delle stoffe e dei tagli, disegna continuamente i propri modelli. Cura ossessivamente i rapporti con le clienti, nobili, altoborghesi e comunque donne ricchissime e spesso capricciose. Impone turni di notte alle lavoranti per rimediare un errore di cucito. Non sopporta le distrazioni e non tollera che si mangi a colazione facendo scrocchiare pane e biscotti sotto i denti. Le fidanzate di turno sono eliminate appunto per questo: perché mangiano rumorosamente, disturbando il genio. La sorella Cyril lo protegge maternamente. Del resto la figura della mamma appare in visione a Reynolds mentre è malato; è lei che gli ha insegnato i segreti del mestiere. Ed è lui che le ha cucito l’abito da sposa che indossa nelle apparizioni.
Gli abiti sono opere d’arte e restano sempre del sarto che li ha cuciti. Reynolds dice ad Alma che dentro la fodera di un vestito si può cucine e nascondere qualunque cosa. Sarà questo il filo nascosto che lega sarto e abito?
O il filo segreto si nasconde da qualche altra parte del film? Per esempio, quale è il filo segreto che lega per sempre Reynolds e Alma, nonostante questa non si sottometta mai all’ego smisurato del sarto, come, inutilmente, hanno tentato di fare le altre donne. Tutte sono state allontanate, prima o poi, dal Cyril. O il filo segreto è il legame tra Reynolds e il fantasma della mamma, che gli appare in sogno, quando è a letto sofferente? Questo sarebbe perfino più congruente con il titolo originale del film. Ma che importa, in fondo?
I due personaggi si amano e si fronteggiano con forza, lottano l’uno insieme all’altro e uno contro l’altro. La storia d’amore è la storia di due persone in carne ed ossa, con debolezze e volontà vere; non sono affatto due personaggi scritti sulla carta e recitati nel film. Sono persone vere, con le rivalità, le complicità e la complessità di mescolare amore per la casa e per la maison, per se stessi come individui e come coppia.Cose difficili da mettere insieme per le quali ci vogliono grandi personalità e grandi caratteri.
Durante il pranzo al ristorante del Victoria Hotel alla baia di Robin Hood, Reynolds scopre una giovane cameriera, inizialmente goffa, ma poi molto sicura di sé, che accetta l’invito la sera stessa a cena. L’incontro-scontro tra i due inizia già da questo momento, con la gara a chi abbassa prima lo sguardo. Lui cucirà un abito solo per lei, nel suo atelier. Cyril arriverà giusto in tempo per prendere le misure di Alma, ma solo dopo averla annusata tutta da vicino. Il suo ruolo di protettrice del fratello contro le donne è chiaro e non si metterà mai in mezzo per portare pace tra i due.
La guerra di volontà tra Reynolds e Alma non si risolve in modo ordinato, non come ci si aspetterebbe. L’atmosfera del film vira al giallo. L’atmosfera di suspence richiederebbe la mano di Hitchcock, ma Anderson se la cava scendendo nell’analisi psicologica e per la qualità della fotografia e delle riprese. Alma non parla molto, presidia il suo posto in sartoria e si prepara alla battaglia. Non resta che indebolire l’ego di Reynolds, indebolendo il suo fisico col veleno. Indirettamente, però, cucinando funghi velenosi. E ben per due volte.
Dopo la prima somministrazione, lo spettatore può avere solo il sospetto che Reynolds sia consapevole. Ma alla seconda cucinatura, con una ricca zuppa di funghi velenosi, amorevolmente preparata, il gioco è scoperto. I due sono complici. E resteranno insieme, perché hanno trovato il filo che li tiene legati. Non c’è rappresentazione di violenza fisica né di insolenza verbale estrema, ma solo la perenne tensione tra due anime di ferro.
Quasi tutte le scene del film sono sottolineate dalla colonna sonora; la musica è sempre presente e segue spesso in canto e controcanto le vicende. Il film è bellissimo per la descrizione della perversità di amarsi al di qua degli egoismi, per l’impeccabile recitazione di Day-Lewis e di tutti gli altri, per i costumi e l’ambientazione. Vicky Krieps e Lesley Manville danno corpo alla storia con una partecipazione assoluta di recitazione. L’ambientazione temporale appare quella dell’immediato Secondo dopoguerra, ma l’ora esatta non è detta affatto, a quanto pare deliberatamente. Ma che importa?
L’intuizione meravigliosa è quella di lasciare sotto traccia il vero significato dell’amore tra un uomo e una donna, senza sciogliere il dubbio che la donna sia la madre.
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