In un borgo, per quanto piccolo sia, ci può stare il mondo intero. Amici, parenti, vicini di casa, cose intime, sapori sublimi, poesie, libri, asili, scuole, ansie, aspirazioni, tutto ciò che fa la vita di una persona si può trovare nel piccolo spazio di un borgo, compresa la voglia di partire e la nostalgia di voler ritornare.
I mille borghi sparsi in tutte le parti d’Italia sono stati costruiti circondati da mura, per difendersi dagli invasori, dai nemici, dai ladri, che di notte specialmente sembrano più spaventosi. Ora quelle mura non servono più a quello per cui furono costruite. Ora fanno parte di un paesaggio materiale e culturale che è un vero patrimonio non solo da preservare, ma proprio da vivere. I borghi possono essere pittoresti, ma devono restare vitali. Anche i giardini, nei tempi andati, sono stati costruiti separandoli dal resto del mondo con delle mura, segnando la differenza col mondo selvaggio. Gli uomini alzavano mura per difendersi dalla paura, ma anche per avere vicino a sé le cose belle e i sentimenti più vicini e familiari. Tuttavia, diciamo la verità, occorre evitare la retorica del “piccolo è bello”. Perché, nonostante tutto, se la maggior parte dell’umanità oggi vive in città un motivo ci deve essere. Una grande città moderna non ha più alte mura di cinta: al massimo necessità di una grande circonvallazione e di vie di accessi. Eppure i cittadini erigono un altro genere di mura; alzano barriere intra moenia, veri muri eretti dall’indifferenza tra vicini estranei, muri alti e impenetrabili, senza nemmeno ponti levatoi da alzare in caso di bisogno. Allora, la poetica moderna del borgo, la suggestione da provare, non è rappresentata dall’idea di piccolo separato dal mondo, ma da quella di luogo intimo; senza paura di dire che ci piacerebbe avere un mondo fatto di cose intime, di fatti e persone alla portata della nostra capacità di conoscere e comprendere. Tuttomondo, col numero che apre il nuovo anno 2019, rende omaggio alla vita dei borghi, alle loro vicende storiche e letterarie, ai tormenti e alle difficoltà che i residenti hanno provato in certe epoche, al reale pericolo di abbandono che molti piccoli paesi del Meridione stanno affrontando. La modernità aggressiva della globalizzazione – come un mostro a due facce – minaccia e atterra alcuni borghi, mentre favorisce ed esalta i caratteri di altri luoghi, più favoriti e capaci di inventarsi una nuova identità. I borghi sono la parte fondante dell’immagine di quell’Italia che ci piacerebbe potesse sopravvivere in eterno.
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