Il Trionfo della Morte nel gotico Camposanto

Il cimitero monumentale di Pisa, con i suoi affreschi, è un gioiello oscuro 

Da sempre horror e gotico creano un ottimo accostamento per gli amanti del brivido. Allora non c’è niente di meglio che una visita al Camposanto Monumentale di Pisa, ovvero al cimitero gotico più suggestivo di Pisa, per provare con anticipo l’atmosfera di Halloween osservando il Trionfo della Morte attribuito comunemente al pittore fiorentino Buonamico di Martino, per gli amici Buffalmacco (sec. XIV).

 Trionfo della morte, dettaglio. Angeli e demoni si contendono le anime dei morti

 

La struttura e la simbologia del complesso. Il famoso affresco è situato in una cornice davvero suggestiva della quale non possiamo almeno brevemente accennare. Fu l’architetto Giovanni di Simone ad ideare e realizzare nel 1278 l’ultima struttura di matrice gotica (Il Camposanto) donando compiutezza alla piazza e coronando allo stesso tempo il progetto teso a raccogliere tutti gli edifici urbani destinati a scandire i momenti salienti della vita del fedele. La nascita, segnata dal sacramento del Battesimo (Battistero); il lungo percorso di crescita e di fede simboleggiato dalla lunga navata del Duomo che sfocia ai piedi dell’altare e dunque nel sacramento del Matrimonio; la morte (Camposanto) e dunque l’ascesa al cielo (la Torre – campanile). Le ampie arcate a tutto sesto che qui si aprivano vennero trasformate tra il 1300 ed il 1400 nelle splendide e suggestive quadrifore gotiche che possiamo oggi apprezzare passeggiando per il portico.

Dal culto dei morti al Trionfo della Morte. Ma diciamoci la verità, il Camposanto venne realizzato anche per fare un po’ di sano ordine intorno al Duomo (per il quale già si progettavano le nuove gradule) che ospitava una grande accozzaglia di sarcofagi di età romana fino a quel momento riutilizzati come sepolture dei pisani illustri. Nei secoli successivi, i più importanti membri delle famiglie pisane trovarono una degna disposizione nelle tombe disposte a cielo aperto nella grande corte centrale del Camposanto e solo a partire dal 1700 vennero collocate sotto il porticato trasformandosi in esemplari da collezione.

Camposanto Monumentale di Pisa, quadrifora gotica.

Camposanto Monumentale di Pisa, quadrifora gotica.

 

Dei quattro corridoi porticati, certo ognuno è degno di nota per i suoi affreschi che sono giunti a noi davvero quasi per miracolo dopo il cannoneggiamento delle batterie americane nel 27 Luglio 1944. Ma questa volta, a passo svelto, ci rechiamo verso il braccio meridionale che ospita l’imponente affresco del Trionfo della Morte di Buffalmacco (lungo quasi 15 m per 5,6 m di altezza) che possiamo analizzare per singole scene.

 Trionfo della morte, dettaglio. Angeli e demoni si contendono le anime dei morti

Trionfo della morte, dettaglio. Angeli e demoni si contendono le anime dei morti


A partire da sinistra
troviamo Dame e cavalieri che s’imbattono in bare scoperchiate (dalla leggenda “des trois morts et des trois vifs“). Quale avvertimento potrebbe essere più forte e truce della visione della putrefazione e del sentire il suo tanfo per i spensierati e mondani cavalieri, sordi alle parole di Macario che dall’alto li ammonisce inutilmente?

Scorrendo sulla destra incontriamo una fossa comune dove si scorgono i corpi sia dei servi che dei potenti fra cui re e pontefici, sorvolata da demoni mostruosi con volto di topo e ali da pipistrello che con i loro artigli arraffano anime senza pietà, fossero anche solo innocenti bambini. Qualche anima è trasportata via nell’aria per i piedi o per i capelli mentre qualche altra, forse convertita in punto di morte, rigida e allungata come una corda è in fase di contesa con degli angeli.

L’ultima scena sulla destra sovverte la sensazione di oppressione e timore per immergersi in un odoroso giardino di aranceti e di fiori al suono di ghironde e di canti occupato da dieci giovani. Ma la loro calma non durerà ancora per molto: un memento mori formidabile fornitoci da Buffalmacco.

Trionfo della morte.

Trionfo della morte.

 

Simboli del Male e simboli del Bene. Significativa in tutto questo anche la presenza di piccoli e grandi animali disseminati nell’opera. I cani simbolo di fedeltà e devozione, ma anche dell’olfatto e non a caso presenti nella scena della scoperta dei maleodoranti corpi in putrefazione; i cavalli simbolo di forza ma anche di superbia e lussuria trasportano forse non casualmente i loro tronfi padroni, spensierati e legati alle cose del mondo.

La lepre e il cervo dal pelo rossiccio appostati sulla montagna, potrebbero essere il simbolo l’una (secondo l’accezione più tipica  fornita dai bestiari medievali) dell’uomo pronto a sfuggire con la proverbiale velocità di questo piccolo animale al cacciatore (se inteso come cacciatore di anime, Lucifero), mentre l’altro pacificamente accucciato simboleggerebbe l’anima che anela al bene, e quindi a Dio, nella perfetta imperturbabilità che questo le comporta. Dall’altra parte, troviamo poi tutte quegli animali come i serpenti nelle casse da morto, o i demoni con ali da pipistrello e testa di topo che nel Medioevo rievocavano presenze demoniache in quanto rispettivamente parliamo dello strisciante tentatore per eccellenza, il draco, dei volanti amanti delle tenebre e dei piccoli roditori portatori di peste ed epidemie mortali.

Trionfo della morte, dettagli .

Trionfo della morte, dettagli .

 

Daniela Farina

 

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