L’inferno portato al grande pubblico dalla fervida immaginazione di un’artista fra orrore e allegoria
Hieronymus van Aaken, meglio conosciuto come Hieronymus Bosch, è stato un pittore fiammingo che ebbe i natali nella cittadina olandese di ‘s-Hertogenbosch, florido centro commerciale durante il periodo rinascimentale. Il nominativo “Bosch” deriva dall’abbreviazione del nome della sua città.
Attivo tra la fine del XV e il secondo decennio del XVI secolo, Hieronymus è normalmente conosciuto per le sue diavoleries, ovvero creazioni fantastiche e mostruose, dall’aspetto piuttosto inquietante; non bisogna però dimenticare che questo artista ha realizzato anche opere a tema sacro, quali episodi tratti dalla vita o dalla passione di Cristo.
Detto questo, poiché il tema scelto da Tuttomondo per ottobre è l’horror, in occasione della festa di Halloween che si terrà a fine mese, non si può non parlare di Bosch proprio dal punto di vista delle sue opere più terrifiche, e in particolare delle sue diverse rappresentazioni dell’inferno.
Il principale merito di Bosch non è stato quello di creare diavolerie nuove, senza precedenti nella storia dell’arte, ma di diffondere e rendere accessibili tali motivi ad un vasto pubblico, quindi anche al popolo minuto. Il tratto distintivo di Bosch fu, semmai, la sua fervida e ricca immaginazione che gli permise di sviluppare a un livello più alto le forme che colpirono la sua fantasia. Da dove provengono allora le creazioni fantastiche del nostro artista?
Una prima, probabile, fonte di Bosch si può rintracciare nella cattedrale di San Giovanni, ad ‘s-Hertogenbosch, costruita in stile gotico. Era infatti diffuso, nel tardogotico francese, l’uso di decorare i capitelli delle colonne, gli archi e le volte, i doccioni di gronda o gli archi rampanti di sostegno al tetto, con raffigurazioni scolpite di mostri e creature fantastiche, alle quali Bosch potrebbe aver guardato sin da giovane.
Certi studiosi, poi, individuano altre fonti del pittore in alcuni testi letterari. Si tratta dei Bestiari, testi di origine alessandrina prodotti nei secoli III e IV d. C. e tramandati attraverso vari manoscritti. In uno di questi testi, il Physiologus (II secolo d.C.), si trovava la descrizione di animali, piante e pietre, reali o inventati, e le relative proprietà e virtù: gli animali di fantasia ivi contenuti potrebbero aver suggestionato il nostro pittore, se veramente ebbe tra le mani questo testo. Vanno poi considerati precursori delle fantasie di Bosch anche le scenette maliziose con cui i miniatori di libri, nei secoli XIII-XIV, erano soliti decorare i margini.
Se, dunque, le creazioni di Bosch trovano radici nella tradizione figurativa fiamminga, ciò che rende questo artista diverso dai suoi contemporanei o predecessori – i fratelli Van Eyck, Roger van der Weyden, Robert Campin – è la tecnica utilizzata.
A differenza di altri artisti fiamminghi, infatti, Bosch rifiuta la finezza dei dettagli e una resa plastica dei volumi, realizzando forme piatte, in due dimensioni, con una resa grafica che lo accomuna agli illustratori delle miniature. Secondo alcuni studiosi, infatti, se il primo apprendistato di Bosch fosse avvenuto nella bottega del padre Anthonius, anch’egli probabilmente un pittore, la sua formazione sarebbe continuata, successivamente, presso un illustratore di miniature.
Osservando dunque le rappresentazioni dell’inferno realizzate da Bosch, ne deriva l’immagine di un pittore moralista, che ha trasferito sulla tela i suoi sermoni. Non bisogna però forzare la lettura delle sue opere dal momento che non tutte le creature allegoriche inserite in questi dipinti devono per forza contenere un significato preciso.
In opere quali il Giudizio Universale di Vienna, l’Inferno di Rotterdam o le Quattro visioni dell’Aldilà di Venezia, emerge il grande interesse di Bosch per i misteri che avvolgono la fine del genere umano e l’arrivo inevitabile del Giudizio finale. Nel trittico di Vienna, sul pannello di sinistra, viene illustrato il Paradiso Terrestre e gli episodi della creazione di Adamo ed Eva, della tentazione e dell’espulsione della coppia di peccatori da questo luogo celeste; in alto vediamo Dio che scaccia Lucifero e gli angeli traditori, scaraventati sulla terra dove si trasformano in demoni.
Nel pannello centrale e in quello di destra con l’Inferno, vediamo una moltitudine di strane creature intente a punire i peccatori con ogni sorta di tortura e supplizio. In quest’opera Dio e il Figlio non appaiono come divinità amorevoli, ma come severi esecutori della Giustizia: Bosch non lascia spazio alla Speranza né alla Redenzione.
Se nelle tavole rappresentanti l’Inferno e La caduta dei dannati, nel Palazzo Ducale di Venezia, domina lo spazio cupo abitato da poche figure, nel pannello di destra del trittico con Il carro del fieno, il luogo infernale è popolato da dannati vittime di implacabili carnefici. Qui, nel pannello centrale, troviamo un carro colmo di fieno che viene spinto dai diavoli verso l’inferno. Il fieno simboleggia la mancanza di valore di tutti i possedimenti terreni: inseguire simili vane illusioni conduce direttamente tra le braccia di Satana; è dunque un ammonimento a non cadere vittime dell’avarizia.
Nel trittico con Il giardino delle delizie, a Madrid, è contenuto, invece, un monito a non cedere alla lussuria. Gli atteggiamenti che conducono a questo peccato capitale sono illustrati nel pannello centrale del trittico, tra la raffigurazione del Paradiso terrestre e l’Inferno. Nel pannello con il Paradiso compaiono animali reali e inventati, questi ripresi dai bestiari a cui si è accennato sopra.
Per l’Inferno, invece, la fonte letteraria è stata individuata nella Visione di Tondalo – testo religioso del XII secolo che narra la visione ultraterrena del cavaliere irlandese Tondalo – dal quale deriva l’idea di rappresentare questo luogo come dominato dal contrasto tra ghiaccio e fuoco; viene rappresentata la trasformazione dell’uomo in bestia come castigo a cui, secondo la concezione medievale, era destinato chi aveva ceduto al vizio e alla depravazione. È lo stesso destino che ha colpito il povero Uomo-Albero, con il corpo di un uovo, le gambe formate da tronchi marci e con delle barche al posto dei piedi.
Le raffigurazioni infernali di Bosch, e le sue creature, hanno colpito la fantasia di molti artisti a lui contemporanei o successivi, ma il fascino che le creazioni di questo artista possono suscitare non si è ancora esaurito. La Lenin Imports, società che si occupa della vendita online di riproduzioni di opere d’arte, ha recentemente immesso nel mercato riproduzioni in resina miniaturizzate che riproducono alcune tra le creature più strane nate dall’ immaginazione dell’artista fiammingo. È possibile acquistarle con prezzi accessibili a tutte le tasche. C’è anche l’Uomo-Albero!
[Informazioni tratte da Erik Larsen, Hieronymus Bosch, Firenze, 1998, ed. italiana]
Elisa La Pietra
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complimenti, uno scrivere semplice e di facile comprensione anche per i non addetti ai lavori come me. Nessun richiamo alla concezione dell’Inferno dantesco, è una sua scelta o mancano riferimenti attendibili.
ad maiora
Paolo Pignattelli
complimenti, uno scrivere semplice e di facile comprensione anche per i non addetti ai lavori come me. Nessun richiamo alla concezione dell’Inferno dantesco, è una sua scelta o mancano riferimenti attendibili.
ad maiora
Paolo Pignattelli