L’indiscusso successo di Inside Out

 Dopo Monsters & Co. e Up il terzo lungometraggio di Peter Hans Docter ci catapulta in quel paese delle meraviglie che è la mente umana

Nel mese dedicato all’horror aggiungiamo un tocco di leggerezza, riservando un posto per Inside Out, il cartone animato firmato Disney – Pixar uscito nelle sale a settembre. Un film per bambini nel mese dell’orrore: ci è piaciuto così tanto che abbiamo voluto inserirlo in questa edizione di Tuttomondo.

Inside Out (Peter Docter, Pixar Animations Studios, 2015)

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Riley ha undici anni quando la sua famiglia si trasferisce dal Minnesota a San Francisco. La bambina risente dell’inaspettato cambiamento e sul Quartier Generale grava una strana oscurità. Sì, perché dentro a ogni persona, in una sorta di sala comandi agiscono cinque emozioni sotto forma di piccoli esseri antropomorfi e colorati. Nel tentativo di superare il trauma verificatosi nella vita di Riley due di loro, Gioia e Tristezza, vengono accidentalmente espulse dalla postazione di controllo, portando la bambina a non riuscire più a provare le corrispondenti emozioni. Fuori il mondo va avanti e Riley subisce le piccole grandi sfide quotidiane preda di un’anarchia emotiva all’insegna di Rabbia, Paura e Disgusto. Mentre le certezze e i ricordi più cari della bambina vengono meno, le protagoniste Gioia e Tristezza faranno squadra per orientarsi negli angoli più reconditi della mente e tornare al Quartier Generale. Là dove c’è un ordine da ristabilire.

220px-Pete_Docter_cropped_2009Terzo lungometraggio diretto dal regista visionario Peter Hans Docter dopo Monsters & Co. (2001) e Up (2009), Inside Out ci catapulta in quel paese delle meraviglie che è la mente umana. Dalla collaborazione degli sceneggiatori Pixar con psicologi del panorama accademico statunitense è nata un’ambientazione credibile e completa. Nel Quartier Generale, dove le emozioni pilotano una consolle di comando, ogni sfumatura percepita durante la giornata viene immagazzinata come ricordo all’interno di una sfera del colore dell’emozione sperimentata. I ricordi più importanti determinano le Isole della Personalità, mentre gli altri vengono stoccati nel magazzino cerebroforme della Memoria a Lungo termine, gestito da buffi magazzinieri operosi.

Ci sono precedenti di ambientazioni all’interno del corpo umano, su tutte Viaggio allucinante (1996) di Richard Fleischer, o alcune gag di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere) (1972) di Woody Allen. Sarà tornata alla mente di qualcuno la serie animata francese Esplorando il corpo umano, e chi sa se tra i nostri lettori qualche futuro medico deve la propria vocazione alle mitiche VHS edite da DeAgostini negli anni novanta. Antenati a parte, quello in cui ci catapulta Inside Out è un mondo nuovo e incredibile, fatto di scorci futuristici che paiono i nipoti Pixar delle avanguardie artistiche di inizio novecento. Magica è la rappresentazione in chiave Disney di luoghi come la Terra dell’immaginazione, Il Pensiero Astratto o il Subconscio. O ancora, come non citare gli Studios di produzione dei sogni, teatri di posa dove anche l’incubo e i risvegli notturni trovano una spiegazione. Inside Out riesce a fare della fantasiosa descrizione di questo mondo parte integrante della storia, fornendo senza rallentare gli strumenti per orientarsi nella semplice complessità del suo essere un grande film di animazione.

La Tristezza. In un’epoca di i(n)stantanee che espongono felicità artificiose da manifestare a tutti e a tutti i costi, Tristezza non deve oltrepassare la linea che è stata tracciata per circoscriverla. Quale modo migliore per impedirle di contaminare i ricordi e le giornate? Ma lei, ancora pasticciona e inconsapevole del prezioso contributo che è in grado di dare, oltrepassa maldestramente il confine combinando un disastro.

E’ durante il viaggio di ritorno di Gioia e Tristezza verso il Quartier Generale che quest’ultima si scoprirà importante, tanto di prendere parte all’armonia di emozioni nella vita di Riley. La crescita secondo Inside Out è una storia a lieto fine che attraversa momenti variopinti dagli spunti poetici. Uno sviluppo progressivo della personalità dovuto ai fattori esterni e alla salvaguardia degli affetti. Un viaggio nell’intimità dei ricordi più cari di Riley, nelle radici degli aspetti della sua personalità, in parte innata, in parte determinata.

Persino lo spirito dell’infanzia, Bing Bong, amico immaginario, è presente e si ritaglia un ruolo nell’avventura di Gioia e Tristezza. Egli è un simpatico personaggio, un po’ gatto, delfino, elefante e zucchero filato che col suo razzo a propulsione canora vorrebbe condurre con Riley un viaggio sulla Luna. Non mancano omaggi al grande cinema e occasioni di comicità in cui il regista gioca con alcuni luoghi molto comuni delle dinamiche all’interno una famiglia, dal gatto a moglie e marito. Capolavoro o no? Una critica ricorrente è quella per cui i personaggi umani di Inside Out sono visti da alcuni come in preda alle sole emozioni, istericamente.

La scelta di cinque emozioni base può essere limitante, ma è altrettanto chiaro, come Docter stesso ha spiegato, che prima di arrivare a chiudere la storia erano molte di più le emozioni che hanno “sostenuto un provino”. Una soluzione alternativa vedeva il personaggio di Logica (poi assente nel film) come antagonista all’interno della mente di Riley. Il film che è uscito al cinema è un gran risultato, emozionante e accessibile a più livelli, forse per questo apprezzato moltissimo dagli adulti.

Uno di quei film che regala immagini ed espressioni al linguaggio comune, facendo forse in modo che una bizza a tavola non sarà più la stessa cosa. La speranza che accompagna il nostro invito al cinema è che il gesto “horror” di guardarsi inside non dia un risultato spaventoso. Buona visione e… “buone emozioni”, piccoli esseri dai contorni sgranati e non definiti, di una materia impalpabile, la stessa materia di cui sono fatti i sogni.

Leo D’Arrigo

Tomas Ticciati
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