Fantascienza, fantasy e horror: quali sfumature?
Forse un po’ per tradizione, ma forse anche per campanilismo, quando si parla di narrativa fantastica solitamente si individuano delle distinzioni abbastanza nette tra i generi. Principalmente ci sono tre macrocategorie verso le quali si fanno confluire tutte le possibili sfumature dei generi: fantascienza, fantasy e horror.
Gli appassionati di un genere specifico abili nel riconoscere gli elementi caratteristici che li appassionano di più, e di contro tendono a minimizzare o disconoscere le tesi principali dei generi “avversari”. In realtà, scavando sotto la superficie si può notare che le affinità sono forse pari alle differenze, e comunque sono più di quanto si potrebbe pensare.
Se confrontiamo la fantascienza e l’horror, a prima vista ci troviamo di fronte a due tipi di narrativa ben differenti. Da una parte la speculazione e l’accuratezza scientifica, dall’altra visioni e sensazioni più viscerali (anche in senso letterale) che non richiedono lo stesso grado di verosimiglianza. Insomma, ce ne corre tra un racconto di Clarke e uno di Lovecraft. Indubbiamente, ma forse non tanto quanto può sembrare. Se infatti si cerca più a fondo dell’interpretazione più immediata, e ci si concentra su quelli che sono i temi portanti dei due generi, si possono scorgere interessanti punti in comune.
Esistono infatti temi ricorrenti tanto nella fantascienza che nell’horror, che partendo da una stessa permessa conducono poi su strade diverse a messaggi di fondo forse non così diversi. Uno di questi è sicuramente quello dell’ignoto, che si può intendere ora come lo sconosciuto spazio siderale, ora come un mondo popolato da forze occulte; abbiamo il diverso, che può essere l’alieno o il robot quanto il mostro o il vampiro; c’è la mutazione, traducibile come l’ibridazione uomo-macchina oppure la trasformazione in creature disumane; e infine entità e poteri sovrumani, che possono essere vaste coscienze cosmiche o misteriosi e antichi esseri. Naturalmente gli esempi potrebbero continuare, ed ecco che visti da questa prospettiva, i Grandi Antichi di Lovecraft non sono così diversi dai Monoliti di Clarke.
La differenza tra i due generi non è quindi tanto negli argomenti trattati, ma nel linguaggio adottato per arrivare alle stesse conclusioni. Fantascienza e horror si muovono su territori diversi, ma spesso nella stessa direzione. Al di là del legittimo e nobilissimo intrattenimento, l’obiettivo di una buona storia horror/fantascientifica è quello di suscitare nel lettore una serie di reazioni, di portarlo a riflettere su alcuni argomenti e offrirgli prospettive differenti rispetto a quelle ordinarie. Tenendo presente queste affinità, si arriva anche a un confine tra i generi molto più sfumato e flessibile, e in alcuni casi è davvero difficile classificare in modo univoco un’opera.
Uno degli esempi più classici in questo caso è il film Alien: chiaramente si tratta di fantascienza, visto che ci troviamo su un’astronave infestata da un alieno mutaforma, ma allo stesso tempo lo xenomorfo che nei suoi diversi stadi di vita occupa ospiti umani, la costante tensione e il confronto con un’intelligenza inumana e feroce riconducono all’horror. È possibile identificare Alien con un’etichetta sola?
Alla fine dei conti quindi, quello che conta non è il modo in cui una storia viene descritta o classificata, ma la sua capacità di influire sul lettore/spettatore, e indurlo a porsi domande, senza necessariamente fornirgli la risposta. Horror e fantascienza offrono due strade alternative ma non parallele, che permettono comunque di aprire la mente su qualcosa che è, in mancanza di definizioni più appropriate, semplicemente oltre.
Andrea Viscusi
- Il bello del classico – Così parlò Zarathustra - 15 Febbraio 2016
- Il bello del classico – Se questo è un uomo - 14 Gennaio 2016
- La ricerca spirituale di T.S. Eliot - 15 Dicembre 2015