La ricerca spirituale di T.S. Eliot

Dalla Terra Desolata ai Four Quartets, il viaggio spirituale e artistico, il dolore e la mancanza di senso, la ricerca di una verità e il traguardo della pace interiore nell’opera di uno dei più grandi poeti dell’occidente

TS_Eliot
Per i poeti più anziani di Eliot il problema centrale era l’arte in quanto atto generatore di valore o, il che è lo stesso, generatore di Dio e quindi sostituto della religione. Il rapporto di Eliot verso tale concetto di poesia definisce l’intera sua opera.
Czeslaw Milosz

 

La vita non è mai esente dal dolore. Neppure quella di un poeta di successo come lo fu Thomas Stearn Eliot, scrittore americano naturalizzato britannico, che a partire dal primo dopoguerra terremotò la scena artistica europea, consegnando ai lettori un modo di fare poesia così innovativo e complesso da scardinare i canoni della tradizione pur proiettandone l’eredità nel futuro.

Il rapporto fra passato, presente e domani, tradizione e novità, vita e morte, è anche il fulcro intorno al quale ruota la poesia di questo eccezionale autore, nato a Saint Luis nel Missouri il 26 settembre 1888 e morto a Londra – dopo avervi a lungo vissuto – il 4 gennaio 1965. Quella di Eliot fu anche una vita d’introspezione; un’esistenza consacrata alle lettere e che in esse vide non solo lo strumento per esprimere una condizione individuale e collettiva, ma addirittura un veicolo per il cambiamento interiore.East Coker church - Eliot plaque

Il dolore di Eliot – quello che traspare dalla sua opera – era causato dalla constatazione che la società contemporanea, segnata dalla meccanica, dalla tecnica, dalla violenza e dal profitto, aveva perso la capacità di mediare con il mondo del sacro: di offrire, in altre parole, vie in grado di favorire una crescita spirituale. Eliot definì questa condizione una terra desolata. La visione gli venne senz’altro suggerita dallo spettacolo della prima guerra mondiale, ma le parole del poema echeggiano ancora attualissime.

Eliot fu infatti colpito da un altro fenomeno: la frammentazione dell’umano sentire; l’incapacità di far combaciare tutti i pezzi in modo organico. Eliot vedeva chiaramente che la deflagrazione del conflitto era strettamente correlata all’esplosione di un sistema di valori universalmente condivisibile. Da questa confusione, da questa mancanza, nacque la sua indagine, che non fu solo letteraria, ma esistenziale.

Ne La terra desolata – di cui abbiamo già parlato – Eliot va alla ricerca di una rinascita e di un collegamento vivificante col passato: gli antichi riti di morte e resurrezione che permettevano all’uomo di accedere alle sorgenti della vita – al sacro – per superare la desolazione accedendo alla fertilità; ma anche l’eredità letteraria, le canzoni, i grandi maestri delle religioni di tutti i tempi sono invocati.

Quali rami crescono su queste rovine di pietra? Si chiede Eliot. Figlio dell’uomo/tu non lo puoi dire, né immaginare/perché conosci soltanto/un cumulo di frante immagini, là dove batte il sole. Queste “frante immagini” sono la dimensione psichica dell’uomo moderno ma anche i frammenti di cui è composta l’opera e che il poeta non sembra in grado di rendere organici: Non posso riconnettere/nulla con nulla, scrive Eliot.

Solo alla fine viene adombrata la possibilità di un riscatto spirituale: la salvezza arriva dall’oriente (Eliot pensò seriamente di convertirsi al buddhismo) ed è un tuono a scandire, in un triplice dettato, le chiavi d’accesso alla pace: dona, compatisci, controlla, dice il tuono, portatore della pioggia che ristora. Il suggerimento è tratto da un antico testo induista e sembra l’unica via percorribile.

Riuscì Eliot nel suo intento? Riuscì a raggiungere l’unità e l’armonia? A ricomporre un paesaggio di rovine e devastazione? La risposta risiede nell’opera che con La terra desolata si contende il primato di capolavoro eliotiano: Quattro quartetti è forse il culmine della poesia occidentale del Novecento.

T.S. Eliot e Virginia Woolf

T.S. Eliot e Virginia Woolf

Se The Waste Land è un poema di morte e rinascita, i Four Quartets sono la canzone, la musica di chi ha finalmente realizzato il proprio centro vivendo un’esperienza ineffabile: quella della visione del momento in cui passato e futuro si allacciano, risiedono e coesistono. Si tratta di una musica mistica, che talvolta torna a sfiorare la terra desolata, ma osservandola da lontano, con gli occhi della compassione e del distacco.

La sofferenza del tempo che corrompe il corpo non è disconosciuta, ma trascesa: Eliot ci spiega che esiste un luogo – una visione – dove gli opposti collimano e il tempo è un’eternità in perpetuo movimento. Ispirato da questa visione, Eliot cerca di infondere tale movimento alla parola, che diviene quindi un ponte mobile fra il momento dell’esistenza ordinaria e il punto fisso del mondo che ruota incessante.

La circolarità – in ogni epoca considerata tratto specifico del divino – è presente in ciascuno dei quattro componimenti, ognuno dei quali corrisponde a una stagione dell’anno, a un elemento naturale e a un luogo geografico che ha segnato la vita del poeta:

  • Burnt Norton è un maniero abbandonato che Eliot visitò nel 1934 e che nello scorgere i resti di una vita familiare ormai svanita gli permise di riflettere sulla natura del tempo.
  • East Cocker è il villaggio vicino al mare dal quale partì, per emigrare in America, un antenato di Eliot: offre al poeta gli argomenti per parlare della fine e del principio.
  • I Dry Salvages sono delle rocce affioranti al largo della costa nordorientale di Cape Ann, nel Massachusetts, dove la famiglia di Eliot passava le vacanze: danno spunto per una meditazione sul senso del viaggio.
  • Little Gidding è un villaggio che fu sede di una comunità religiosa soppressa da Cromwell nel 1646. Qua si parla soprattutto della storia e della morte.

I Four Quartets sono complessi e richiamano una lunga serie di testi, autori, santi e musicisti. Eliot amava circondarsi degli eroi della spiritualità che in passato percorsero la sua stessa strada. A chi quella strada vuole tentare, Eliot ha fornito ulteriori indicazioni. Il centro segreto non è alla portata di tutti e non sempre accessibile, il luogo che permette la danza della vita tuttavia esiste, sembra dirci Eliot, e si trova proprio qua, in ogni istante, tra la fine e il principio, simile al riso di bambini tra le foglie degli alberi o al mormorio di una sorgente nascosta: ascoltare chi ebbe in sorte di visitarlo permette di avvicinarci a quell’esperienza, di restaurare un rapporto più autentico, armonico e dignitoso con la terra che ci è stato concesso di abitare.

FilippoFilippo Bernardeschi

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