Dalla Colonna Traiana al Memoriale di Eisenman, l’architettura come mezzo per dare forma alla memoria
Architettura e memoria sono temi profondamente connessi l’uno all’altro.
Non può esistere architettura che non abbia a che vedere con la memoria: rappresentare il passato e dar forma ad esso è tra i compiti della scienza del costruire.
Progettare per ricordare il passato implica, per una comunità, la volontà di custodire un legame con l’esperienza acquisita: cosa merita veramente di essere ricordato? Perché si scelgono avvenimenti da ricordare piuttosto che altri? O ancora, perché abbiamo bisogno di costruire qualcosa per riportare ai ricordi una determinata circostanza?
Questi quesiti hanno tutti un’unica soluzione: senza la memoria l’uomo sarebbe perduto e, come ogni altra arte, l’architettura mantiene viva, in chi la fruisce, la memoria di un “momento”.
Un evento significativo per una comunità è qualcosa che ha contribuito alla formazione sociale della gente di quel luogo, senza l’esistenza dell’evento da ricordare non ci sarebbe memoria.
Memoria, identità e luogo diventano, così, un tutt’uno inscindibile nella creazione del progetto architettonico, proprio perché spesso un edificio funge da catalizzatore di eventi o ricordi da condurre e custodire nel tempo. Dare fisicità ad un ricordo significa materializzarlo in uno spazio e fargli raccontare una storia da vivere collettivamente costruendo una cultura dell’immaginazione ed elaborando un’immagine legata ad esso.
Ad esempio di ciò possiamo citare la Colonna Traiana costruita a Roma intorno al 113 d.C., essa fu simbolo del potere dell’imperatore Traiano e delle sue conquiste in guerra. La realizzazione fu pensata proprio per custodire la memoria dei successi militari dell’imperatore, che vengono narrati attraverso delle immagini raffiguranti atti delle battaglie.
In architettura gli edifici deputati al ruolo di testimone di storia sono definiti “monumenti”, essi costruiscono e costituiscono la memoria di un Paese, ma monumento diventa anche un’opera i cui segni del tempo lasciati dagli eventi contribuiscono a renderlo tale donandole carattere.
Essere monumento alla memoria di un avvenimento vuol dire essere testimonianza riconosciuta, interpretata da un popolo e trasformata in eredità ed insegnamento: l’opera, infatti, è segno della volontà dell’uomo di ricordare ed è collegata ad un evento passato che dovrà essere sempre vivo nelle menti future.
Progettare un monumento mette in relazione i concetti di spazio, ovvero il luogo prescelto, e di tempo, ovvero il periodo storico cui si fa riferimento in quanto degno di memoria. Una volta costruita, l’opera avrà il compito di interagire con il contesto e dialogare con il popolo.
Fruire un monumento alla memoria è fruire la storia.
Anche la città, costruzione degli spazi di vita dell’uomo, con la sua trama incarna ancora più il concetto di memoria attraverso la stratificazione su tessuti già esistenti, lì l’edificare assume ancor più il ruolo fondamentale di consolidamento del passato.
L’esempio più evidente è rappresentato dalla città di Berlino, divenuta il luogo privilegiato per dar luogo ad interventi creativi memoriali. Dal Muro, di cui restano solo dei frammenti lasciati a ricordo di storia, ai musei e al Memoriale progettato da Peter Eisenman, che può essere paragonato ad un scultura da attraversare in meditazione.
Le stele di cui si costituisce il memoriale sono organizzate in una griglia che si adagia al sito, esse hanno tutte la stessa dimensione di base ma con differente altezza, nulla è casuale ma dettato dallo studio delle preesistenze e del contesto urbano. Ciò unito all’orografia del sito provoca fascino nei visitatori per la sensazione di instabilità che regola le stele per via della loro inclinazione e della divergenza tra il piano di calpestio e la parte superiore.
L’accesso al complesso può avvenire da qualsiasi punto, un percorso prestabilito per vagarvi dentro è inesistente, il tempo, quindi, si dilata in base alle necessità di ognuno dei suoi visitatori. La griglia non fa altro che ricondurre al tema della ragione che se condotta con troppa rigidità diventa follia, negata in questo caso dai percorsi non stabiliti dei visitatori.
Il Memoriale è così un luogo ideato per perdersi e contemplare la storia, si tratta di uno spazio dove non c’è da capire e scoprire qualcosa, bisogna solo farsi persuadere dalla spazialità.
Da “natura” a “cultura” la trasformazione avviene per mezzo del costruire: l’architettura da forma alla storia.
Donatella Incardona
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Con questa consapevolezza il concetto di conservazione non sarebbe quello attuale: cristallizzazione dei nostri monumenti e di edifici storici. Se davvero l’architettura da forma alla storia, allora essa deve rimanere tale e non traformarsi in un oggetto mistico da chudere in una teca.