CALCI – Per chi fino a qualche giorno prima aveva già visitato l’acquario di Calci, può sembrare poca cosa sapere che il 13 maggio è stata inaugurata la nuova sezione che porta da 24 a 36 le vasche. In realtà quei numeri nascondono un record: il museo di Storia naturale interno alla Certosa ospita l’acquario d’acqua dolce più grande d’Italia.
Infatti le nuove vasche sono molto più grandi delle precedenti (contengono da 3.000 a 10.000 litri d’acqua dolce ciascuna) al punto che lo spazio espositivo è triplicato (500 metri quadri, 60.000 litri d’acqua), andando a occupare persino le vecchie cantine interrate usate nel Trecento dai certosini.
Inoltre è aumentato anche il numero di approcci possibili con cui “leggere” l’acquario: c’è il settore geografico che evidenzia la biodiversità a seconda dei continenti; per esempio si può apprezzare un magnifico esemplare di pesce gatto con la coda rossa (Phractocephalus hemioliopterus) che vive in Amazzonia e raggiunge il peso di un bimbo dell’asilo. E il settore “evoluzionista”, che mostra come gli animali d’acqua si siano evoluti durante i milioni di anni.
In un’epoca in cui con internet e i documentari si può arrivare praticamente dappertutto ha ancora senso un acquario? Non hanno dubbi i curatori dell’esposizione permanente e i responsabili del museo, gestito dall’Università di Pisa (la parte monumentale della Certosa, invece, è sotto la tutela del Mibact, ministero del Beni culturali). Certo che c’è bisogno e per almeno tre motivi:
- l’empatia che si sviluppa davanti a una vasca di vetro vale almeno quanto mille video scaricati dalla rete ed è molto più istruttiva;
- dei 450 esemplari ospitati a Calci (di 62 specie diverse) solo il 10% è nato nella natura libera, mentre gli altri in cattività e non sarebbero capaci di sopravvivere nel mondo reale;
- un acquario è come uno scrigno che insegna e conserva, al punto che alcune specie (per esempio i Phreatichthys andruzzii, dei piccoli pesci molto particolari, senza occhi, scaglie o pigmento, originari delle grotte della Somalia) probabilmente sono già estinte in natura, eppure sono visibili a Calci e godono di ottima salute!
L’attuale ampliamento è stato possibile anche grazie al contributo della Fondazione Pisa, dell’Università e con un consistente investimento da parte del Museo stesso.
La festa del 13 maggio è stata un’occasione per aprire gratuitamente le porte di tutta la struttura museale alle centinaia di persone accorse. File lunghissime nonostante la pioggia e tanti bambini hanno portato per gli austeri corridoi risate, curiosità e tanta voglia di cultura.
Il museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa è già la seconda attrazione più visitata nel territorio pisano, dopo la Torre pendente. Con questo salto di qualità si propone di diventare punto di riferimento nella comunità scientifica e ulteriore elemento di sviluppo turistico per la città. Si ricorda che il museo ospita importanti reperti come gli scheletri di dinosauri, scheletri di grandi cetacei e numerosissimi esemplari di animali impagliati che mostrano non solo la natura, ma anche il modo in cui è stata interpretata e divulgata nel tempo.
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