C’era una volta la serialità di qualità. Prendendo spunto da una riflessione fatta dall’esperto di cinema e youtuber Federico Frusciante, ci si potrebbe interrogare a lungo sui motivi per cui i franchise dei decenni passati riuscivano nell’intento prefissato, ovvero produrre cinema d’intrattenimento di alto livello e allo stesso tempo popolare.
Tirando le somme, il vero discrimine tra ieri e oggi è probabilmente la conoscenza del mondo del cinema da parte di produttori “illuminati” e la conseguente possibilità di rischiare a livello economico. I fatti parlano chiaro: la serie di Alien è andata avanti negli anni grazie ad intelligenti scelte fatte dai produttori, che non erano burocrati hollywoodiani, sfruttatori delle logiche da social-network, bensì personalità immerse a 360° nei meccanismi di creazione di immagini in movimento.
Alien fu affidato dalla 20th Century Fox al 42enne Ridley Scott, regista inglese che aveva realizzato solamente il lungometraggio I duellanti (The Duellists, Ridley Scott, 1977). Questo modus-operandi è riscontrabile in tutti i futuri sequels: tant’è che per Aliens – Scontro finale del 1986 fu chiamato James Cameron, reduce dai successi di Terminator ma non ancora diventato quel regista-monstre agli occhi del pubblico; per Alien3 del 1992 un giovanissimo – e debuttante – David Fincher; e infine, per il quarto capitolo, Alien – la clonazione, fu assoldato il talentuoso e visionario – ma ancora una volta sconosciuto ai più – Jean-Pierre Jeunet.
Lo sceneggiatore e deus-ex-machina della saga di Alien è Dan O’Bannon: un personaggio che ebbe modo di affrontare la fantascienza già cinque anni prima per il primo lavoro di John Carpenter, ovvero Dark Star (Dark Star, John Carpenter, 1974), nel quale incontrò grosse difficoltà nel creare un alieno cinematograficamente credibile. In un intervista rilasciata al giornalista Paolo Zelati, O’Bannon racconta che (dopo Dark Star) “mentre mi trovavo a Parigi, sono andato a vedere una mostra di Giger e allora…BANG! Sono stato colpito da una vera folgorazione; ho pensato che se qualcuno avesse ingaggiato quell’artista per creare il design di un monster-movie, si sarebbe potuto creare qualcosa mai visto prima di allora su uno schermo cinematografico” e ancora “quando Ridley Scott firmò il contratto per la regia, io e lui ci incontrammo per discutere; lui mi portò da vedere un grande libro illustrato con le opere di Francis Bacon ma io, subito dopo, tirai fuori il catalogo di Giger e glielo aprii davanti. Lui sfogliò alcune pagine poi mi guardo e disse Ok, abbiamo il nostro uomo”. Dan O’Bannon, inoltre, afferma senza mezzi termini che l’approdo di Scott alla regia salvò il progetto dal naufragio, dato che precedentemente lo stesso O’Bannon e Alejandro Jodorowsky furono scartati per quel ruolo, forse anche per il fallimentare progetto mai andato in porto di Dune.
Alien può essere considerato come l’unione magistrale di menti pensanti in grado di produrre qualcosa in grado di scavalcare la semplice logica cinematografica, approdando a una creazione che può essere definita artistica. L’artista svizzero Hans Ruedi Giger è colui che ha creato l’immaginario visivo della pellicola, Carlo Rambaldi è il maestro italiano che ha dato “vita” allo xenomorfo, Jean Giraud – noto ai più con lo pseudonimo di Moebius – ha creato il design delle tute spaziali: un vero e proprio lavoro di equipe tra pittori, scultori, produttori e sceneggiatori.
Il film è permeato da una “nuova estetica dell’alienità” che si vuol distinguere a tutti i costi da quella variegata-variopinta di Guerre stellari (Star Wars, George Lucas, 1977). Ridley Scott mette in gioco un abile meccanismo in bilico tra claustrofobia – l’interno della nave spaziale Nostromo, progressivamente sempre più fumosa, umida, degna progenitrice della futura metropoli bladerunneriana – e agorafobia: lo spazio infinito nel quale verrà respinto l’alieno, lo spazio infinito dove nessuno può sentirti urlare.
Pisa Film Forum, presso Cinema Lanteri, riproporrà Alien Martedì 28 Ottobre alle 19:15 e alle 21:30, all’interno del ciclo “Terrore nello spazio”. Il film verrà proiettato nella versione originale sottotitolata in italiano.
Tomas Ticciati
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