Aspettando Dalì, a Palazzo Blu

“Ogni mattina, al risveglio, provo un piacere supremo, il piacere di essere Salvador Dalì”

Se avete voglia di immergervi in un mondo unico, pieno di contrasti e contraddizioni, affascinante, fantastico, surreale, perturbante, mistico, erotico, glamour, folle, paranoico, delirante e disturbante, non dovete perdere la prossima mostra di Palazzo Blu, a Pisa, che dal 1° ottobre apre le sue sale alle opere di un artista unico, che non ha mai conosciuto mezze misure, nella vita e nell’arte, così come nell’apprezzamento del pubblico, da cui è stato amato o odiato. Certo non è possibile restare indifferenti di fronte all’arte e alla personalità fortemente egotica ma geniale di Salvador Dalì.

Già la sua infanzia ha toni da romanzo: nasce l’11 maggio 1904 a Figueres, in Catalogna, in una famiglia in cui la rigidità del padre notaio è temperata dalla dolcezza della madre. La sua nascita avviene nove mesi dopo la morte di un piccolo fratello di cui crescendo si crederà la reincarnazione. Ne porta infatti il nome, e per lungo tempo sarà ossessionato dalla sua figura. A cinque anni ha già chiara coscienza della sua genialità, della sua acutezza e della sua stravaganza. Crescendo, frequenta a Madrid l’Accademia di Belle Arti, ma ne viene espulso due volte, la seconda perché ritiene che nessun professore sia in grado di giudicarlo. All’Accademia comunque acquisisce una profonda conoscenza delle tecniche pittoriche. Nel 1924 conosce Federico Garcìa Lorca e Luis Bunuel, e con quest’ultimo collaborerà ai film Le chien andalou, del 1929  e L’Age d’or del 1930.

Dalì - La persistenza del tempo

Dalì – La persistenza del tempo

 

Nel 1927 si reca a Parigi, dove si avvicina al movimento Surrealista fondato da André Breton, le cui teorie, che ambiscono al risveglio dell’immaginazione e del desiderio, al ritorno alla libertà emotiva e fisica dell’infanzia e all’abbattimento della morale borghese imperante all’epoca, si adattano perfettamente alle sue esigenze creative e ideali.

Dalì dipinge con una maestria antica, derivata dai suoi studi approfonditi sui grandi artisti rinascimentali, sui pittori fiamminghi e sulla pittura spagnola del Seicento. Sarà proprio per la sua profonda ammirazione per Diego Velàzquez che si farà crescere i suoi inconfondibili e iconici baffi. I soggetti raffigurati però non sono affatto classici, ma scaturiscono dall’inconscio del pittore, che mescola con genialità ricordi d’infanzia, stimoli razionali, teorie freudiane e oggetti reali immersi in situazioni oniriche.

Salvador Dalì

Salvador Dalì

Dalì associa realtà diverse, le fa vivere simultaneamente sulla tela e le assembla in contesti inusuali, provocando nello spettatore reazioni ambivalenti, spesso disturbanti. Nella sua pittura però è importante non fermarsi alla prima occhiata, ogni suo dipinto va osservato attentamente, meditato e compreso. Così, a ogni nuovo sguardo si trovano particolari non visti, e si scoprono simboli che diverranno ricorrenti, le formiche, gli orologi molli, i rinoceronti, i falli, gli obelischi, gli elefanti, e questo processo conduce pian piano a decifrare gli enigmatici titoli, spesso lunghissimi. Dalì è un pittore che richiede impegno, ma in cambio ci apre un mondo “altro”, facendoci camminare nei suoi sogni e nei suoi incubi. Ci inizia alla surrealtà e alle trasformazioni della mente, conducendoci in una dimensione superiore e più libera, dove anche la nostra immaginazione può lasciarsi andare.

Con la sua personalità vulcanica si cimenta in ogni campo dell’arte: pittura, scultura, grafica, illustrazione, cinema, teatro, scenografia, costumi, moda, gioielli, pubblicità e design, lasciando in ognuno di questi campi una traccia unica e irridente. Basta pensare agli abiti disegnati per l’Atelier di Elsa Schiapparelli con le scarpe in testa o le aragoste sugli abiti da sera, oppure ai gioielli creati con Fulco di Verdura, che raffigurano occhi spalancati, orologi-iridi, bocche di rubini dischiuse su denti di perle, o ancora ai mobili, come il divano a forma delle labbra di Mae West, o alla grafica, con il logo del mitico Chupa Chups.

Nel cinema collabora con Hitchcock al film Io ti salverò, e addirittura con Walt Disney per il cortometraggio Destino che sarà distribuito solo nel 2005.

Dalì - Il grande masturbatore

Dalì – Il grande masturbatore

 

Dalla fine degli anni Quaranta, Dalì si riavvicina al classicismo e alla religione cattolica, creando opere che rimandano ai grandi classici della pittura rinascimentale. Ai tanti stupiti della cosa rispondeva: “Le due cose più sovversive che possono capitare a un ex surrealista sono diventare mistico e saper disegnare”. Passerà la vita accanto a Gala, prima moglie del poeta Paul Eluard, in un continuo viaggiare fra l’Europa e l’America, dove sarà ammiratissimo.

Morirà il 23 gennaio 1989, mentre ascolta un brano dal Tristano e Isotta di Wagner.


Claudia Menichini

Condividi l'articolo
One comment to “Aspettando Dalì, a Palazzo Blu”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.