Se la vita è fatta di momenti e alla fine ciò che resta sono davvero le impressioni di cui si nutre ciascuno di essi, il nostro compito potrebbe essere quello di fermare i suddetti momenti e provare a dar loro forma, per farli davvero restare.
Ci sono momenti brutti, dai quali bisogna comunque trarre il meglio, che sono fatti per godersi quelli belli.
Roger Federer ci ha messo un po’ a far pace con i vari momenti di cui si compone la sua straordinaria carriera. A cominciare dagli straordinari successi tra il 2003 e il 2007, dove nemmeno un consorzio tra i tennisti più forti di tutti i tempi (e al loro meglio) avrebbe potuto nulla contro il maggior beneficiario di talento puro dell’intera storia del tennis, tanto da far coniare a David Foster Wallace l’espressione “Momenti Federer”. Poi il calo, inevitabile, e le prime insistenti domande sul suo futuro (la famosa frase «Federer è finito?»). Poi la crescita esponenziale della sua nemesi nonché grande rivale, Rafael Nadal, la cui vittoria sullo svizzero nella finale di Wimbledon 2008 poneva seriamente la questione del ricambio ai vertici del tennis. Da quel momento è stato sempre più difficile aggiudicarsi un torneo del Grande Slam che, lo ricordiamo, è composto dai quattro appuntamenti più importanti della stagione: Australian Open (Melbourne), Roland Garros (Parigi), Wimbledon (Londra) e US Open (New York). L’altro momento negativo, da cui peraltro abbiamo preso la copertina di questo mese, è stato la finale degli Australian Open 2009, forse la sconfitta più pesante per Federer, quella che temeva di non vendicare mai più.
La loro rivalità, destinata a diventare la più popolare della storia del tennis (e forse dello sport), ha incollato davanti alla televisione tantissimi appassionati e ne ha “reclutati” sempre di nuovi. Loro due si sono sempre rispettati molto, mai una parola fuori posto e tanta ammirazione reciproca. Ma si è sempre avuta la sensazione che mancasse qualcosa per rendere perfetto questo film o questo romanzo, com’è stato raccontato meglio qui. Rafael Nadal aveva vinto troppe volte del suo rivale negli scontri diretti, soprattutto nei tornei del Grande Slam. Ed è qui che irrompe l’attualità: Roger Federer, a 35 anni, ha battuto Rafael Nadal nella finale degli Australian Open 2017. Proprio nel quinto e decisivo (e maledetto) set. Roba che non era nemmeno immaginabile fino a qualche settimana fa, con Federer che si era preso una pausa di sei mesi per recuperare al meglio da un infortunio al ginocchio e dal naturale logoramento del fisico, e con Nadal alle prese coi problemi al polso patiti da giugno in poi.
I due campioni hanno approfittato di una serie di condizioni favorevoli per tornare a scontrarsi di nuovo in un palcoscenico così importante, in un momento così importante. Roger Federer si è finalmente preso la rivincita. Nadal ha dimostrato, una volta di più, di possedere una forza di volontà senza precedenti. Nel 2009 le lacrime di Federer furono consolate dal rivale (il fotogramma della nostra copertina non è casuale). Nel 2017 sono arrivate altre lacrime, ma dal sapore ben diverso. Che momenti.
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Insomma, lo avrete capito: su Tuttomondo, a febbraio, si parla di duelli.
Lo spunto, oltre che da Roger Federer e Rafael Nadal, ce lo ha dato un effetto collaterale dei social network: l’impossibilità di rispettare posizioni differenti dalla propria, mortificando il confronto e il dialogo. Questo si verifica anche di persona, giacché sarebbe riduttivo e quasi ipocrita attribuire colpe esclusivamente alla Rete. L’ultimo esempio in ordine di tempo, in Italia, ce lo ha fornito il referendum costituzionale, grazie ai sentimenti che ha smosso negli italiani con i “sostenitori del sì” e i “sostenitori del no”. In estrema sintesi: se la pensi diversamente da me, ti odio. Si verifica un declassamento, ben lontano dalla parità sottintesa dal dialogo. Non è nemmeno questione di scontro. Se alla base c’è il rispetto, lo scontro può essere anche duro, capace di elevarsi alla nobiltà di un vero e proprio duello. Come nel caso di Federer e Nadal.
Un altro aspetto emerso dalle nostre riflessioni (propiziato dalla scelta della copertina) è il rapporto tra sport e cultura. Se nello sport esistono quasi sempre criteri oggettivi per valutare prestazioni e stabilire vincitori e vinti, nella cultura non è sempre così. Anzi, spesso la soggettività imperversa e diventa un metro di giudizio dell’opera d’arte in questione. È naturale quindi pensare a uno sportivo e a un artista e a quello che devono fare per ottenere risultati. Che sia anche questo un duello?
Nel numero che state per leggere vorremmo riscoprire assieme a voi alcuni celebri duelli nel mondo della cultura. Pronti? Buona lettura!
- “Repubblica Popolare Molinese”. Cultura e persone tra passato e futuro - 19 Settembre 2017
- Controcanto Pisano. La musica, l’anarchia, il futuro - 22 Agosto 2017
- Alfonso De Pietro. L’attualità, fra memoria e canzone di protesta - 21 Agosto 2017