Miss GNAM: quando l’arte a Roma diventa un beauty contest

ROMA – Votare la più bella di un museo? Adesso è possibile. Una prostituta, una contessa, una dea o una casalinga poco importa. Fra di loro ci sarà la vincitrice dell’iniziativa Museum Beauty Contest promossa dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
L’arte nell’epoca digitale è ormai divenuta anche interazione e selezione. Così come al televoto si vota la più bella d’Italia, sarà possibile farlo per il ritratto maschile e femminile più affascinante, rispettivamente Mister e Miss Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea 2017. Il format è riproposto a Roma da Paco Cao dopo il successo spagnolo e consiste nell’istituzione di un vero e proprio concorso di bellezza per le collezioni del museo in questione.

I candidati sono stati scelti attivamente dallo staff del museo, dai direttori e dai curatori della mostra, subendo un vero e proprio iter di selezione che si è concluso, anche grazie alla partecipazione del pubblico, a febbraio 2017. I selezionati rappresentano opere d’arte poco note, inedite e preziose. Il tutto è visibile nella sala centrale della Galleria Nazionale a Roma, dove sono esposti parallelamente i 18 concorrenti maschili e le 18 opere femminili.

Jane Morris

Da vicino, si possono apprezzare i quadri, vedendo i protagonisti, capendone lo sguardo, la passione che l’artista ha messo nella pittura o nella scultura. Infatti, partecipano al concorso anche due statue: Apollo Dio (VII secolo a.C.) per la categoria uomini e Minerva Dea (VII secolo a.C.) per la categoria donne.

In un marzo inedito che ha visto le donne scioperare, questa iniziativa, se in apparenza può sembrare ridondante e superficiale, ben si coniuga invece alle proteste delle femministe. E lo fa attraverso due punti in particolare: l’uscita dallo stereotipo e il rovesciamento del pregiudizio. Le bellezze su tela proposte sono diverse per genere e categoria, ma anche per forme proposte. Non solo, se la donna è sempre stata associata a concorsi di bellezza, qui viene affiancata all’uomo nello stesso contesto, cosa molto rara dal punto di vista mediatico. Inoltre, viene capovolto un altro luogo comune: se alla tv siamo abituati alle sfilate e alla bellezza superficiale, qui a sfilare è il visitatore che può perdersi fra i capolavori dell’arte, immaginare le storie dietro i ritratti e scegliere non solo sulla base dell’aspetto fisico, ma anche sul portamento, l’atteggiamento, l’espressività del personaggio rappresentato.

La dea Minerva

La bellezza in questo contesto è più che mai soggettiva, ma soprattutto consente una comunicazione impalpabile con le opere. Un contatto visivo e un legame empatico che ravvivano l’arte.  Le donne sono così celebrate nelle loro bellezze interiori ed esteriori in un processo che non può scindersi dal gusto soggettivo. Per classe ed eleganza, senza volere influenzare il lettore nell’eventuale votazione, colpiscono oggettivamente Polymia, Jane Morris, Maria Sogni e Maria Donna. Dalle pennellate di Van Gogh alle linee più sinuose di Modigliani, sarà dura la lotta alla corona per le candidate, vista anche l’eterogeneità delle opere proposte.

Un’altra grande novità: la giuria è esclusivamente composta dal pubblico del museo. Ecco che la tecnica e la critica dell’arte restano a margine, senza nessuna pretesa o vigilanza. I visitatori hanno il potere di eleggere loro preferito e alla loro preferita votando nelle apposite urne in sala o tramite il web. Tutte le istruzioni, nonché schede delle opere in concorso, sono visibili sul sito: www.museumbeautycontest.com. Nella serata del 27 marzo verranno proclamati i vincitori dopo una fase di selezione che è iniziata ad ottobre 2016.

L’inziale reticenza all’iniziativa dei più snob viene messa a tacere dallo spirito quasi goliardico dell’idea che non sposta il focus sull’idea di bellezza, ma fa dell’arte la protagonista del concorso e soprattutto sottolinea coma la fruizione si riveli essenzialmente soggettiva. Senza filtri o giudizi a priori, si sceglie chi è più bello dentro la cornice sulla base del nostro gusto. Il Museum Beauty Conest di Paco Cao centra il concetto museale di fruizione nell’era digitale, gratificando lo spettatore, anzi responsabilizzandolo: è lui a decidere. Con l’idea della mostra-concorso si celebra l’arte, la donna, i fruitori e ovviamente il museo che racchiude tutta la bellezza dell’esperienza.

Alessio Foderi
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