Alberto Cantù: “L’universo di Puccini da Le Villi a Turandot”

Non è mai semplice scrivere di Giacomo Puccini. È sicuramente uno dei compositori più amati e più discussi di ogni tempo, sul cui nome si sono accalcate le voci di molti autori, compositori studiosi, spesso enunciando giudizi in completo contrasto: è celeberrima la stima che il grande Arnold Schönberg nutriva nei confronti del musicista lucchese, com’è altrettanto celebre la taglientissima frase pronunciata da Gustav Mahler dopo aver assistito a una rappresentazione di Tosca: «Al giorno d’oggi ogni scalzacane sa orchestrare in modo eccellente».

Il musicologo e critico musicale Alberto Cantù

La maggior parte degli studi su Puccini tentano quindi o di entrare in uno dei due schieramenti o di voler a tutti i costi aggiungere una parola nuova e rivoluzionaria sull’argomento. Come giustamente nota il M° Daniele Gatti nella presentazione del volume, Alberto Cantù – da quell’acuto musicologo che è – agisce da par suo e con molta intelligenza e onestà semplicemente “dice la sua”: L’universo di Puccini da Le Villi a Turandot è il lungo racconto della vita e dello sviluppo artistico di Giacomo Puccini visti attraverso la lente d’ingrandimento del suo corpus operistico, un percorso senz’altro complesso e denso di riflessioni, spunti e riferimenti, ma allo stesso tempo sempre piacevole e affascinante alla lettura; Alberto Cantù possiede la rara virtù di riuscire a far coincidere uno studio completo, il cui sguardo trafigge in profondità il tema analizzato, con una divulgazione coinvolgente, che incita davvero il lettore a proseguire fino a divorare l’ultima pagina.

Probabilmente molti appassionati conoscono già questo titolo, difatti quella di cui stiamo parlando è la seconda edizione de L’universo di Puccini del 2008. Tuttavia è doveroso parlare di questo “aggiornamento” perché aggiunge davvero molto materiale a quanto già scritto precedentemente da Cantù: in questa nuova edizione il “viaggio spirituale” si arricchisce di molte corpose sezioni, nonché di un nuovo capitolo su La Rondine (precedentemente scritto dal compianto Alfredo Mandelli e qui mantenuto in appendice all’opera, come affettuoso omaggio di Cantù).

Il maggior pregio di questa ottima monografia – oltre allo stile asciutto e diretto – è che si concentra esclusivamente sui fatti, lasciando a latere tutte le varie discussioni e mezze voci, presentandosi come fiera opera scientifica; a questo bisogna aggiungere che pur essendo un’opera che pone al suo cuore Puccini, non è né un altare al sommo Giacomo né un discutere vuoto e ciclico delle sole opere del compositore; per dirla con Cantù, in questa monografia pucciniana si discute di «cosa accade nell’opera, attorno all’opera» e del contesto culturale. Una realtà di fatto che finalmente sta iniziando ad attecchire anche nel grande pubblico (grazie anche all’intervento di grandi personalità come il M° Riccardo Chailly) è l’idea di un Giacomo Puccini non solo italiano, ma soprattutto europeo, onnivoro e di grande spessore intellettuale. Per convincersi di questo è sufficiente leggere le prime quattro pagine e mezzo de L’universo di Puccini, in cui Cantù ci guida attraverso sensibilità e tendenze dal gusto squisitamente mitteleuropeo della fine dell’Ottocento per giungere al contesto generale italiano prima – con Zuelli, Samara e Smareglia – e poi a Le Villi, opera fortemente sperimentale in cui è ancora prepotente il gusto per il sinfonismo orchestrale. Comprendere il quadro culturale italiano ed europeo è fondamentale per comprendere le scelte che hanno condotto il compositore di Edgar a dirigere i suoi passi verso la reggia di Turandot.

È proprio la complessità del pensiero pucciniano, in senso musicale ma anche filosofico-letterario, ad emergere dalla commovente sincerità delle pagine dell’opera di Cantù, così come il vissuto del musicologo che di tanto in tanto si riaffaccia in una citazione attinta dalla generosa fonte del grande Fedele D’Amico o in uno spunto maturato attraverso la sua grande esperienza di studioso di Puccini. Se ambissi a vincere il premio per il critico più puntiglioso del millennio, l’unico elemento che mi ha lasciato un po’ deluso di questa seconda edizione de L’universo di Puccini è il non trovare una bibliografia alla fine del volume; data l’ingente quantità di riferimenti, citazioni e rimandi sarebbe stato un dettaglio più che gradito, ma come già chiarito sopra si tratta semplicemente del classico puntiglio del critico noioso. In tutta onestà non posso che consigliare caldamente la lettura di questo gustoso e intelligente studio non solo ai musicisti ma anche (se non soprattutto) agli appassionati che desiderano un quadro chiaro e completo della figura di Giacomo Puccini e della sua opera.

lfmusica@yahoo.it

Luca Fialdini
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