Suffragette: le nuove muse del Novecento
«Noi siamo le Muse, dee delle arti e proclamatrici di eroi». Non questa volta, non in questa storia. Nel 1900 noi eravamo le eroine, noi abbiamo combattuto per l’emancipazione femminile e sempre noi abbiamo ispirato generazioni e generazioni di donne, stanche di essere considerate inferiori all’altro sesso.
Dal 1869, in Inghilterra, queste muse-eroine hanno lottato o si sono adoperate per ottenere la piena dignità femminile e per vedersi riconosciuto il diritto di voto.
Questo movimento, che aveva come scopo il raggiungimento della parità dei sessi, non solo dal punto di vista politico ma anche giuridico ed economico, si è battuto affinché le donne potessero insegnare nelle scuole superiori e svolgere le stesse professioni degli uomini, godendo del diritto elettorale e del suffragio. È da questo termine che deriva l’appellativo con il quale si era soliti indicare le partecipanti a questa organizzazione: suffragette. Le aderenti al movimento cercavano di diffondere le proprie idee attraverso messaggi sui muri e cartelli con slogan che citavano: “Votes for women” (voto alle donne). Sebbene queste manifestazioni avvenissero in maniera pacifica, spesso finivano per essere soffocate con la violenza da parte delle forze dell’ordine e terminavano sempre con l’arresto di molte militanti.
Nel 1903, quando Mrs Emmeline Pankhurst fondò la Women’s Social and Political Union, la situazione cambiò radicalmente e le suffragette, per ottenere l’attenzione che meritavano, cominciarono a tirare fuori gli artigli incatenandosi alle rotaie del treno, rompendo finestre, facendo lo sciopero della fame e urlando per le piazze «Voto alle donne». Da una protesta pacifica e moderata si passò così ad una vera e propria militanza. Solo dopo la fine della prima Guerra Mondiale, nel 1918, il parlamento del Regno Unito approvò la proposta del diritto di voto, limitandolo però alle mogli dei capifamiglia al di sopra dei 30 anni. Con la legge del 2 luglio 1928, il suffragio fu esteso a tutte le donne inglesi.
Le suffragette hanno lottato, sofferto e sono morte in favore di diritti che noi oggi diamo troppo per scontati. Nel giugno 1913, Emily Davison, durante una gara di equitazione, si gettò sotto gli zoccoli del cavallo del re per far valere la propria causa. Centinaia di donne sono state fucilate nel giorno del Black Friday mentre attendevano pacificamente una risposta dalla Casa Dei Comuni. Le loro gesta, il loro coraggio, è passato per troppi anni inosservato. Ma questo non è giusto, non può essere così e non deve essere così.
Le donne che appartenevano a questo movimento, avrebbero dovuto essere delle muse ispiratrici per le giovani generazioni, esempi a cui ispirarsi per ricordare a loro stesse e agli altri che non sono inferiori agli uomini e che non possono accettare i soprusi che questa società ha ammesso sino ad ora. In un momento come questo in cui centinaia di donne vengono stuprate, picchiate e uccise ogni anno, dobbiamo ricordarci cosa vuol dire emancipazione femminile e parità di sessi.
Per questo motivo la regista Sarah Gavron, nel 2015, ha deciso di dirigere e proiettare sul grande schermo un film sulle suffragette. Sulle note di regia ha scritto: «Sono rimasta incantata dallo spirito pionieristico di queste donne rispetto alla loro epoca. Infrangevano ogni tabù e convenzione della società di quel tempo. Mi sono resa conto che l’opinione pubblica è ben poco consapevole di quanto hanno fatto. Per qualche motivo è stato sepolto. A me non l’hanno insegnato a scuola e non sembra esserci una grande coscienza degli estremi a cui si spinsero le suffragette: le bombe e gli attacchi alle proprietà immobiliari o la brutalità della reazione della polizia verso le donne, sotto forma di pestaggi o di alimentazione forzata. La sensazione era di una storia mai raccontata».
E chi meglio di Carey Mulligan, Anne-Marie Duff, Helena Bonham Carter e Meryl Streep, avrebbero potuto aiutarla a compiere questa impresa di narrare una «storia mai raccontata»? Nessuno. Queste donne, attrici, ma soprattutto convinte femministe sono riuscite ad interpretare con passione ed entusiasmo personaggi importanti come Emily Davison ed Emmeline Pankhurst.
La pellicola ripercorre la storia di Maud, una giovane lavandaia esasperata dal lavoro pesante e da un capo che ha abusato di lei sin da quando era una ragazzina. Durante una consegna si ritrova però al centro di una rivolta per il diritto al voto femminile dove riconosce una sua collega, Violet Miller. La protagonista rimane affascinata da queste donne pronte a spaccare vetrine, farsi arrestare e lottare fuori e dentro la famiglia per far valere i propri ideali. Decide, così, di unirsi alla causa, una scelta che pagherà a caro prezzo e che la porterà a perdere suo marito, che non comprende la sua causa, e suo figlio. In un dialogo molto forte tra la protagonista e il suo sposo, egli le chiede cosa ci farebbe con il diritto di voto e Maud, con assoluta prontezza, gli risponde: «Quello che ci fai tu».
La ragazza compie così un percorso di formazione all’interno del film che la porterà ad essere più coraggiosa, a lottare per i propri diritti e a capire che il mondo in cui vive potrebbe essere diverso, migliore. «Sono una suffragetta in fin dei conti – scrive ad un poliziotto – Avete detto che nessuno ascolta quelle come me. Non posso più accettarlo. Sono sempre stata rispettosa, ho fatto come dicevano gli uomini, ora ho imparato la lezione. Io non valgo né più né meno di voi. Come ha detto la signora Pankhurst, se è giusto che gli uomini lottino per la loro libertà allora è giusto anche per le donne. Se la legge dice che non posso vedere mio figlio lotterò per cambiare la legge. Siamo soldati di fanteria tutti e due, combattiamo per una causa. Io non tradirò. Voi tradireste i vostri compagni? Se pensavate il contrario vi eravate sbagliato su di me».
Sono parole forti, sincere e colme di significato che lasciano in chi le ascolta la voglia di aprire gli occhi e affrontare la realtà.
Quindi vorrei dirvi «Ragazze, ricordatevi di queste donne, fate di loro le vostre muse. Lottate per i vostri diritti e soprattutto per il rispetto che nessuno mai vi dovrà negare. Nessuna è inferiore all’uomo che le siede accanto. Siate forti, coraggiose e felici… siate solamente voi stesse, e felici di esserlo».
- “The Circle”. I social come dèi del conformismo - 31 Maggio 2017
- Le muse della nostra generazione - 2 Maggio 2017
Assertivo, appassionato, pieno di decisione e di speranza. Mi ha appassionato ed emozionato, ricordandomi un bel momento passato insieme. Grazie Laura per aver scritto questi articolo/recensione ed averlo condiviso! Avere ritorni come questo riempie di senso il mio lavoro!