Il Coro Vincenzo Galilei chiude la 50^ stagione dei Concerti della Normale

PISA – Come da tradizione ormai consolidata, la chiusura della stagione de I concerti della Normale si svolge nella suggestiva cornice della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri ed è affidata al Coro Vincenzo Galilei. È quasi impossibile parlare di questo Coro senza parlare della Normale, dato che le loro storie sono fortemente intrecciate: il Coro Vincenzo Galilei nasce in seno alla Scuola Normale Superiore nel 1975 per volontà del M° Piero Farulli, già fondatore dei Concerti della Normale nel 1967 assieme all’allora Direttore della Normale Gilberto Bernardini. È quindi legittimo affermare che il Galilei abbia legato la propria esistenza ai Concerti della Normale ed è bello vedere che dopo tante decadi questo rapporto si è tutt’altro che affievolito.

Il Coro Vincenzo Galilei

Pur essendo in buona sostanza un coro amatoriale (difatti è formato per la maggior parte da studenti, docenti e ricercatori della Normale e dell’Università di Pisa), per la conclusione della stagione odierna il Coro Vincenzo Galilei si è cimentato in un’impresa particolarmente rischiosa, vale a dire presentare un programma interamente dedicato alle composizioni sacre di Claudio Monteverdi, di cui quest’anno ricorre il 450° anniversario della nascita. Per rendere l’idea della difficoltà che implica questa scelta, basti sapere che esistono ensembles che dedicano tutta la propria carriera allo studio e all’esecuzione di Monteverdi e dei compositori coevi. 
La lettura fornita dell’impianto polifonico e contrappuntistico è senz’altro molto buona, anche se in alcuni momenti particolarmente concitati non si avvertiva quella grande chiarezza tipica del contrappunto monteverdiano, ad esempio nel Beatus vir secondo. Ottimo il sostegno strumentale, garantito da Pietro Consoloni all’organo, dalla bravissima Marta Lissoni al contrabbasso e anche dallo stesso Gabriele Micheli, che oltre a dirigere con gesto sicuro e preciso il coro si è anche esibito come maestro al cembalo. 

Tuttavia, senza nulla togliere ai maestri collaboratori, i momenti in cui il Coro Vincenzo Galilei ha brillato sono stati quelli in cui ha eseguito brani a cappella, e sono stati molti. Dal delicatissimo Lauda Sion Salvatorem, all’accorato Christe, adoramus te ornato da quella splendida progressione cromatica, al Crucifixus, piccolo e raffinato come una miniatura medievale. Sono questi i casi in cui si valuta il valore di un coro, quando lo si fa esibire in brani magari anche corti ma intimamente complessi e senza alcun tipo di supporto all’infuori delle voci dei propri colleghi. In nessuno dei casi sopracitati l’intonazione ha mai ceduto o – peggio ancora – ondeggiato, la compagine canora è rimasta ben salda e compatta dall’inizio alla fine. E il pubblico ha premiato la pregevole esecuzione con applausi tanto lunghi e sinceri che il M° Micheli ha deciso di ricambiarli con ben due bis.

lfmusica@yahoo.com

Luca Fialdini
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