Nel mese del suo compleanno la Fondazione Feltrinelli ha dedicato al grande scrittore internazionale un convegno.
Più che un omaggio, uno sguardo al mondo e al futuro
Sono nato a Pisa in un momento un po’ difficilino
Antonio Tabucchi è nato a Pisa domenica 24 settembre 1943, ma nei documenti viene registrato il 23. Lo ricorda lui stesso, nel 2005, prima di cominciare un discorso all’Università sulla traduzione d’autore.
Il bimbo nasce in fretta
Gli americani bombardavano Pisa e sua madre, Tina Pardella detta Riesa di professione ostetrica, all’ospedale era l’unica partoriente, con la suora che le diceva:
«Signora si spicci, per favore».
E lei:
«Faccio quello che posso».
Nel mese del suo compleanno
Ne sono sicuro, mi sembra perfetto il titolo del convegno organizzato il 16 e 17 settembre a Milano dalla Fondazione Feltrinelli dedicato al nostro grande scrittore e alla sua opera: Viva Tabucchi! Carlo Feltrinelli, nell’introdurre le due giornate tabucchiane, lo definisce scrittore europeo «lucido e feroce». Non ne sono sicuro, mi sembra comunque un buon sottotitolo. Il sottotitolo vero però è questo: Letture, conversazioni, racconti dedicati all’opera di Antonio Tabucchi.
Molte voci
Carlo Feltrinelli: «Grandissimo scrittore, la sua opera è destinata a crescere ancora di più». Stefano Benni legge i primi due capitoli di Sostiene Pereira. Davide Benati ricorda il primo e l’ultimo testo che gli regalò: Lettera dalla penombra e Aire. Paolo Mauri racconta la biblioteca di Pereira che Tabucchi si è divertito a costruire. Raffaele Polese ricostruisce l’impegno intellettuale di Tabucchi, il suo “prendere partito” e cita due libri: Gli zingari e il Rinascimento e L’oca al passo. Andrea Bajani lo definisce l’ultimo che abbia posto domande scomode. Paolo Di Paolo disegna una mappa tabucchiana europea. Alcuni giovani scrittori, tra cui Paolo Cognetti, si chiedono come raccontare oggi il Vecchio continente. In un laboratorio condotto da Alessandro Mari alcuni ragazzi delle scuole superiori chiudono gli occhi e provano a dire la prima cosa che gli viene in mente a partire da questa frase: «Se dico Europa…» Norman Manea rievoca un viaggio con Tabucchi in Romania e un libro progettato e mai scritto insieme.
Di tutto resta un poco
Due giovani cineasti presentano l’anteprima di un film su Antonio Tabucchi: Se di tutto resta un poco, come la poesia Residuo di Drummond De Andrade e come il titolo della raccolta di scritti di letteratura e cinema curata da Anna Dolfi a cui Tabucchi ha lavorato fino all’ultimo nonostante la malattia.
«Se di tutto resta un poco, perché mai non dovrebbe restare un po’ di me… in qualche dove?». Di Tabucchi è rimasto moltissimo, ma per non imbarazzarlo e non farlo infuriare proprio nel mese del suo compleanno, diciamo soltanto: un poco, è rimasto un poco.
Tabucchi postumo
Lasciamo un momento da parte le sue opere. All’indomani della sua scomparsa sono stati organizzati Sei incontri per Antonio Tabucchi presso le Università di Genova, Pisa, Venezia, Bologna e Milano. Ho partecipato a quello pisano coordinato da Valeria Tocco, Adamastor e dintorni, dedicato alla fase di formazione dello scrittore (è uscito anche un volume edito da ETS). Non si contano le tesi di laurea e di dottorato su Tabucchi. A Vecchiano ho incontrato molti giovani di ogni parte del mondo che da cinque anni vengono per le giornate tabucchiane. Ho visto diversi adattamenti teatrali di alcune sue opere, ho incontrato l’attrice Roberta Carreri dell’Odin Theatret, che ha rappresentato Sale basato su una lettera da Si sta facendo sempre più tardi, mi ha raccontato la sua amicizia con Antonio e si è commossa.
Nel 2014 la Bibliothèque Nationale de France gli ha dedicato la mostra intitolata Antonio Tabucchi. Le fil de l’écriture, organizzata in occasione della donazione alla Bnf degli archivi dello scrittore italiano da parte di sua moglie, Maria-José de Lancastre e dei loro figli, Michele e Teresa.
Nel maggio 2016 l’Université Libre de Bruxelles – Istituto Italiano di Cultura) organizza un convegno internazionale. A luglio di quest’anno è uscito il volume Tabucchi postumo. Da «Per Isabel» all’archivio Tabucchi della Bibliothèque nationale de France, a cura di Thea Rimini. Interessanti i contributi di Remo Ceserani, grande comparatista di fama internazionale scomparso a novembre, e della moglie Maria-José de Lancastre, che parla di cose materiali, Gli archivi di Tabucchi.
Scrittori
Salman Rushdie dice di essere stato letteralmente conquistato da Notturno indiano. David Leavitt dice che è uno dei suoi autori preferiti. Enrique Vila Matas era innamorato di Tabucchi e di Donna di Porto Pim: «Se Tabucchi era l’ombra di Pessoa, io volevo essere l’ombra di Tabucchi». Ad Andrea Camilleri pareva «una voce rara… era ormai l’unico che dicesse le cose con chiarezza e anche con il necessario sdegno». Norman Manea restò «sedotto dalla sua sensibilità sempre viva, dalla sua gentilezza e dal suo humour». Per Luis Sepulveda «sapeva lavorare con la memoria». E così tanti altri: Mohsin Hamid, Jhumpa Lahiri, David Trueba, per restare agli scrittori. Tradotto in più di quaranta lingue è lo scrittore italiano che, dopo Eco e Calvino, abbia attraversato le frontiere del mondo intero.
Atlante
Quasi un anno fa la Casa delle Letterature di Roma, luogo “europeo” della capitale, ha ricordarlo Tabucchi a partire dalla geografia. In Viaggi e altri viaggi Antonio Tabucchi ripensa al suo atlante De Agostini come libro “magico” della sua adolescenza. Scrive: «L’unica rappresentazione geografica che fino allora conoscevo era il disegno dell’Italia, lo stivale. Ma ora era diverso, avevo il mondo davanti a me». Alla fine di Viaggi e altri viaggi c’è un planisfero in cui sono segnati i luoghi di questo libro. Sono molti. Se ripetiamo lo stesso esercizio con una cartina d’Europa pochi luoghi rimangono vuoti.
Pisa
In ogni caso il viaggio parte da Pisa, luogo della sua formazione prima di Parigi. E da Vecchiano, Piazza d’Italia. Da lì Antonio comincia a guardare il mondo.
Pisa per Tabucchi?
Si dia una mossa, per favore.
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