Nonostante la crescita inarrestabile dei new media nonna radio se la cava benissimo. È trascorso quasi un secolo dai primi vagiti radiofonici e il ruolo delle emittenti radio non sembra ridimensionato. In tutti i Paesi del mondo la radio vive e vegeta ancora bene. La radio ha buona salute perché funziona in tempo reale, chi ascolta sente la voce e i suoni nello stesso momento in cui sono emessi. Forse è proprio per questo che informazione, divulgazione, intrattenimento, musica, cultura e socialità viaggiano ancora sulle onde radio, sopravvivendo alla TV e a Internet. Il mezzo è tanto agile da poter ridefinire il proprio compito e le proprie offerte nel tempo e nello spazio, vincendo il declino paventato da molti. Quando nasce un nuovo mezzo di comunicazione, questo si aggiunge a quelli che già c’erano, non li sostituisce mai del tutto.
Nel mondo ci sono più di 50.000 emittenti radiofoniche attive, molte nelle aree sviluppate del pianeta, che danno notizie e forniscono compagnia agli ascoltatori; molte altre trasmettono in aree dove le vicende storico-politiche sono difficili e drammatiche, specialmente nel continente africano. Alcune sono di regime, molte sono libere.
In molti Paesi la radio è il secondo mezzo più seguito, dopo la televisione, ed è il più diffuso in assoluto nelle aree economicamente poco sviluppate, dove altri media hanno meno possibilità di diffusione. Insomma tutti o quasi tutti ancora ascoltano la radio.
Una frase di Groucho Marx è illuminante per capire i vantaggi che offre e il suo intramontabile successo: «Ci sono diversi motivi per cui preferisco la radio a qualsiasi altro tipo di intrattenimento. I vantaggi sono ovvi e numerosi. Per cominciare, non è necessario viaggiare, usare trucco untuoso, memorizzare lunghi dialoghi noiosi: niente sveglie di prima mattina per arrivare sul set, niente notti in pensioni sporche, neppure in quelle pulite. Per di più, gli sponsor hanno soldi per pagare». Questo lo diceva lui che stava dietro il microfono.
Ma anche l’ascoltatore radiofonico che sta davanti all’altoparlante ha la stessa libertà di Groucho. Entrambi possono essere in mutande, al buio, alla luce, al chiuso o all’aperto. Chi ascolta è magari ancora più libero, può sentire la radio mentre sta in giardino, in camera da letto e nella stanza da bagno, anche seduto sulla tazza o immerso nell’acqua calda della vasca, prestando anche solo mezzo orecchio. Può anche cucinare, mangiare, studiare, scrivere o dormire con la radio accesa e credere di sognare le cose che bisbigliano in sottofondo. Non importa che la guardi la radio, mentre l’ascolti, cosa che con la TV viene meno bene. Puoi immaginare che a una voce bellissima corrisponda una persona altrettanto bella e attraente. Sia uomo che donna. Le scene dell’opera lirica te le immagini come vuoi, alla Zeffirelli, sontuose e barocche, alla Michieletto, minimali o post moderne; puoi mettere d’accordo i tuoi gusti con quelli di qualsiasi scenografo, tanto lui non c’è. I radiodrammi e gli sceneggiati in radio hanno costumi bellissimi come vuoi tu. I giornalisti sono tutti meravigliosi, e anche il notiziario ai naviganti (c’è ancora?) aveva un fascino assoluto per la lettura lentissima degli avvisi della burrasca nel mare di Alboran o nel Medio Tirreno…
Il vizio odierno di mettere una web-cam anche negli studi di una radio può solo far vedere come sono brutte le facce e le vesti di alcuni che lavorano in radio e hanno una voce calda e coinvolgente, ma non di più: il fascino dell’immaginazione è morto, ma puoi sempre sentire la radio via radio e non tramite Internet. La radio funziona in un altro modo, anche quando qualcuno la chiamava aradio per eufonia toscana.
Funzionava (e funziona purtroppo sempre meno per lo spezzettamento post moderno delle nostre vite mediatiche) così. Domenica pomeriggio, orario della partita di calcio. Di tutte le partite di calcio. In radio Tutto il calcio minuto per minuto, con le voci di Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri e Sandro Ciotti… La tua squadra ha vinto, brinda con Stock 84, la tua squadra ha perso, consolati con stock 84… Il marito ben vestito cammina tre passi avanti con la radiolina a transistor incollata all’orecchio. Ma tu percepisci il gracchiare delle voci che fanno la telecronaca delle partite di serie A. Lui ha lo sguardo perso e mima le fasi della partita; tu capisci se la sua squadra vince o perde solo da come cammina e si atteggia. La moglie, borsetta al braccio, scarpe eleganti della domenica, cammina qualche passo indietro. Le donne non capiscono (almeno fino a qualche decennio fa non capivano) di calcio, ma non era un cruccio familiare. La passeggiata in famiglia restava affettuosa, la radio non interferiva più di tanto. Tanto la moglie lo sapeva che lui è in fondo una brava persona che si consola con un poco che può dare una grande felicità. Se provo a immaginare la stessa scena col marito che guarda la partita sullo smartphone, e magari anche la moglie guarda le scene di un reality nel suo schermetto da 5 pollici, mi viene un groppo di tristezza.
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