Al Teatro Verdi si apre con un tripudio la stagione di prosa
Si è appena chiuso il sipario su Santo Genet.
La città di Pisa ed il pubblico del Teatro Verdi hanno salutato Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza con un calore che va ben oltre il lungo e intenso applauso finale.
Lo spettacolo è emozionante, coinvolgente e toccante. Difficile da comprendere fino in fondo, forse, perchè è complesso (potrebbe essere visto più e più volte ed ogni volta riuscirebbe a trasmettere qualcosa di nuovo).
La drammaturgia affronta tutta l’opera di Genet, i personaggi (Irma, Culafroid, la santa, i giapponesi, i marinai…) fanno parte di opere diverse e considerando che l’autore non è studiato e poco rappresentato, la conoscenza delle sue parole e dei suoi testi è prerogativa di pochi. Ma, l’abile lavoro di Punzo e la bravura degli attori della Compagnia fa sì che questo diventi un aspetto secondario. Gli spettatori che escono dal teatro, pur nella consapevolezza di aver colto solo una parte della complessità dell’opera, sono appagati da uno spettacolo che ha dato loro così tanto in termini di bellezza, magia, atmosfera.
Ed è giusto che sia così, perchè questo è il teatro.
Armando Punzo usa alla perfezione il linguaggio teatrale con tutti i suoi codici. Musica, luci, mimica, prossemica, costumi tutto è minuziosamente scelto, curato, e magistralmente studiato.
Un’ora e mezzo di spettacolo senza mai una caduta di tensione, i “pezzi” dei vari personaggi si alternano tenuti insieme dalla musica di Andrea Salvadori che diventa, essa stessa, elemento narrante.
I temi portanti, morte, santità, bellezza, dannazione, emergono con forza dal vortice di musica, parole, specchi, velluti, marmi, ori, tombe, cornici, fiori, luci.
Queste ultime riescono a trasformare lo spazio scenico dal cimitero iniziale, un sepolcro di marmi bianchi, nell’interno di un bordello e ancora in un luogo sacro e celestiale.
Come a Volterra, anche a teatro, le regole dello spazio sono infrante, dal foyer al palcoscenico passando per la platea tutto è attraversato da marinai, statue, danzatori.
Le emozioni corrono insieme a loro, il pathos cresce e alla fine un tripudio di fiori accompagna insieme alla musica e agli applausi il saluto del pubblico e della città di Pisa ad una Compagnia che da 25 anni lavora in condizioni e spazi precari producendo però spettacoli di altissimo livello come non sempre capita di vedere.
Maf
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