Una gita in bicicletta organizzata da Fiab Pisa, con il patrocinio del Comune di Vecchiano e la collaborazione dell’Associazione culturale Antonio Tabucchi
Vecchiano – L’appuntamento è per domenica 22 gennaio per visitare la Passeggiata Tabucchi, inaugurata il 29 ottobre 2022, nel decennale della sua scomparsa. Comincia con questa simpatica iniziativa l’anno in cui Antonio Tabucchi avrebbe compiuto ottanta anni.
Con in mente questa dedica possiamo presentarci all’appuntamento in Piazza Arcivescovado, domenica 22 gennaio alle 9:00, per i ciclisti che partono da Pisa. Il punto di ritrovo a Vecchiano, alle 10:30, è allo Spazio Culturale Antonio Tabucchi, dove inizia il percorso consigliato. Si tratta di un breve percorso, una passeggiatina, attraverso sette luoghi fisici e simbolici legati alla memoria dello scrittore. A ogni sosta troviamo una targa che contiene il nome e il numero del luogo, il logo della passeggiata disegnato da un’alunna della scuola media Leopardi di Vecchiano, una citazione di Tabucchi che fa da introduzione al testo e tre codici QR che rimandano alla descrizione dei vari punti della passeggiata in italiano, inglese e portoghese.
Ma, come il titolo del libricino di Blasucci, questa passeggiata è multidirezionale. Si può partire da un punto qualunque e non seguire una specifica direzione anche se c’è una numerazione. L’invito è di cominciare a guardare i diversi edifici e alcune opere d’arte secondo le proprie preferenze e di fermarsi per ascoltare o leggere le parole che illustrano questa singolare toponomastica che Vecchiano dedica ad Antonio Tabucchi, ad alcuni aspetti della sua vita e delle sue opere.
Cominciamo dallo Spazio dedicato a Tabucchi nel 2012. Negli anni seguenti l’Amministrazione Comunale l’ha abbellito con alcune installazioni dedicate allo scrittore: una mostra di pannelli intitolata “Un ricordo di Antonio. La vita non è in ordine alfabetico”, a cura dell’Associazione culturale Antonio Tabucchi; un’opera pittorica dal titolo tabucchiano, “Domani presto o tardi” di Alessandro Tofanelli; e “Omaggio alla scrittura”, una scultura molto originale di Gianni Lucchesi, in lamine di acciaio corten che fa riflettere sul senso della scrittura a partire da lettere che compongono una scritta, come un negativo, e lettere ritagliate messe una sopra a formare una colonna che sostiene una piccola figura umana. La scritta è una frase di Tabucchi sulla letteratura che non necessita di molte spiegazioni:
«La letteratura è sostanzialmente questo: una visione del mondo differente da quella imposta dal pensiero dominante, o per meglio dire dal pensiero al potere, qualsiasi esso sia» (Antonio Tabucchi, Di tutto resta un poco).
Mi soffermo su un’opera di Tofanelli per dire, di sfuggita, quanto l’immagine pittorica e fotografica sia importante nella narrativa di Tabucchi, che scrive nella prefazione a uno dei suoi ultimi libri:
«Spesso la pittura ha mosso la mia penna. Se in un lontano pomeriggio del 1970 non fossi entrato al Prado e non fossi rimasto “prigioniero” davanti a Las Meninas di Velazques, incapace di uscire dalla sala fino alla chiusura del museo, non avrei mai scritto Il gioco del rovescio» (Antonio Tabucchi, Racconti con figure).
L’immagine “Presto o tardi”, ai piedi della struttura, che un tempo era lo schermo di proiezione di un cinema all’aperto, ha ispirato un testo di Tabucchi intitolato Una finestra sull’ignoto, riprodotto accanto al dipinto di Tofanelli. C’è una casa abbandonata. «E sull’angolo della casa c’era una ruota appoggiata alla parete che sembrava la ruota posteriore di una bicicletta, ma era troppo grande per essere la ruota posteriore di una bicicletta.»
Lasciamo la ruota della bicicletta, che forse non è una bicicletta, appoggiata al muro, e leggiamo una riflessione sul guardare la realtà e guardare oltre la realtà che il protagonista fa verso la fine:
«Pensò a com’era strano guardare la realtà che ci circonda come se essa fosse a portata di mano e pensò che niente è a portata di mano, soprattutto quello che vedi, e che a volte ciò che è accanto è più lontano di quello che pensi.» (Antonio Tabucchi, Una finestra sull’ignoto, in Racconti con figure).
Proseguiamo la nostra passeggiata. Non mi azzardo a dire che a Tabucchi sarebbe piaciuta, forse avrebbe apprezzato il modo con cui è stata fatta: un intenso lavoro ben curato anche in fase di revisione e controllo, un progetto culturale che ha coinvolto amici di Antonio, lettori dei suoi libri, insegnanti, studenti, associazioni e Comune.
Incamminiamoci verso Piazza Garibaldi, centro del nostro percorso e protagonista del romanzo d’esordio di Tabucchi, Piazza d’Italia (1975). Nell’aprile del 2012 l’Amministrazione Comunale ha deliberato di affiancare alla toponomastica ufficiale l’espressione “Piazza d’Italia” in omaggio appunto al romanzo che prende il via proprio dalla piazza del borgo e che diviene il luogo in cui la rappresentazione delle storie individuali si intreccia con gli eventi storici generali. Sulla piazza avvengono le inaugurazioni successive di monumenti che via via accompagnano l’Unità d’Italia, l’avvento del Fascismo, la sua caduta e la nascita della Repubblica e che, ad ogni passaggio politico, vengono abbattuti con furore. Per esempio, l’abbattimento della statua del Granduca e la sostituzione con quella del re:
«I giovani platani che circondavano la piazza piangevano le ultime foglie. Gli uomini appoggiarono la scala al monumento e imbracarono con le funi la toga del Granduca. “Oooooo” tirarono gli uomini accaldandosi. “Tutti assieme!” […]. Il Granduca tonfò sullo sterrato della piazza con una nuvoletta di polvere […]. Gli uomini assicurarono all’argano la statua nuova, ancora avvolta in un lenzuolo. […] Tagliato il nastro il lenzuolo scivolò a terra come una veste, la gente applaudì e la banda attaccò l’inno. A Plinio il nuovo monumento piaceva molto di più: c’era un soldato con capelli al vento e sciabola al fianco che offriva sulle braccia una bambina a un signore maestoso coi baffi a punta. La bambina tendeva le mani tutta giuliva e sulla fascia in mezzo al petto portava il nome: Italia. “Chi sono quelli?” chiese Plinio tirando suo padre per la manica. “È Garibaldi che consegna l’Italia al re”. “E chi è Garibaldi?” “È l’eroe dei due mondi” “E chi è il re? “È il nuovo padrone”» (Antonio Tabucchi, Piazza d’Italia).
All’angolo con via Barsuglia c’è la casa dei nonni materni di Tabucchi, la cui facciata è stata restaurata nel decennale della scomparsa. Lo scrittore ci abitò nei primi anni della sua vita e qualcuno lo ricorda mentre leggeva sul balcone. Tra quelle mura il giovane Antonio, sui dodici anni, fu costretto da un incidente a stare fermo per un anno e scoprì «la vera passione per la lettura, e di conseguenza la vera vocazione per la scrittura» (Antonio Tabucchi, Zig, zag).
Nella simbolica “Piazza d’Italia” troviamo il Cinema Teatro Olimpia, da gennaio chiuso per lavori. Era un luogo che Tabucchi frequentava da piccolo e da giovane, come molti giovani di allora di Vecchiano e dintorni.
«Ricordo che mio padre, alla fine degli anni quaranta, mi portava al cinema del paese a vedere tutti i grandi film del neorealismo italiano. Anche se non ne capivo bene il senso, quei film mi riempivano di emozione, così come mi emozionava la partecipazione degli spettatori in sala durante la proiezione…» (Antonio Tabucchi, Zig, zag).
Il Cinema Teatro Olimpia diviene lo “Splendor”, che non era il suo nome originario, bensì la denominazione di un altro piccolo cinema teatro che si trovava nel borgo del paese, attivo fino ai primi anni Quaranta. La vicenda narrata in Piazza d’Italia si inserisce fin dall’inizio nella cornice della piazza, la morte di Garibaldo, uno dei protagonisti, dà avvio alla storia e avviene proprio davanti allo “Splendor”.
In Comune possiamo visitare l’esposizione “Un calendario. Campane del mio villaggio”. È un “Libro d’Arte”, stampato in caratteri Bodoni su carta Modigliani in 350 esemplari numerati. Si compone per metà di dodici testi brevi scritti da Antonio Tabucchi, uno per ogni mese dell’anno, e per l’altra metà di dodici acquarelli dipinti da Davide Benati. Le tavole di Benati con i testi di Tabucchi erano state esposte, dal 21 al 28 gennaio 1996, ai Magazzini dei Cereali della Tenuta Salviati. I due autori, al termine della giornata di inaugurazione, annunciarono di voler donare i quadri di “Un calendario” al Comune di Vecchiano con questa dedica molto bella riprodotta sul pannello n. 5 della passeggiata:
«Questo è il nostro calendario che non serve per organizzare il tempo, ma per ricordarlo. Questo è il nostro augurio per gli anni che verranno e questo è il nostro omaggio che desideriamo rimanga qui a Vecchiano.»
All’Ufficio Cultura del Comune dovrebbe essere ancora disponibile l’opuscolo della Passeggiata Tabucchi, una piccola guida in cui sono riprodotti i testi che possiamo leggere o ascoltare tramite il codice QR che troviamo sui vari pannelli. Vi consiglio di trovare un momento per leggere il ricordo di Davide Benati della lunga amicizia e del sodalizio con Antonio Tabucchi scritto per questa nostra passeggiata.
A un angolo dalla piazza, a sinistra della Biblioteca Comunale dove è custodito il fondo Tabucchi, si imbocca Via del Giardino che ci porta al Circolo Arci La Favorita, un posto in cui Tabucchi andava spesso, dove possiamo appoggiare le nostre biciclette, prendere un caffè a un tavolo all’aperto e fare due chiacchiere con gli amici e le amiche di Fiab Pisa. Non so se Tabucchi avesse l’abitudine di andare in bicicletta, qualche vecchianese ricorda di averlo visto qualche volta in Piazza Garibaldi in bicicletta. Partiva da casa sua, in via dei Magagna 21 (ora 25), la vecchia casa contadina del nonno paterno di Tabucchi in cui arrivò appena nato, trascorse la prima infanzia e ritornò nel 1973, quando nacque la figlia Teresa, insieme alla moglie Maria José de Lancastre, e al loro primogenito Michele.
Tabucchi era un tipo inquieto, non ce lo vedo per il centro di Vecchiano a percorrere questa passeggiata, questa passeggiatina che parla di lui. Tabucchi è un grande scrittore, uno dei suoi libri che amo è Autobiografie altrui, dove in pratica racconta la sua biografia raccontando quella degli altri. Però i suoi lettori crescono e l’anno scorso è uscito un libro intervista molto intrigante che si può leggere a zig zag, non dalla prima pagina. In questo libro Tabucchi ci racconta molte cose, per esempio la bicicletta del padre e lui, Antonino, (questo il suo nome all’anagrafe) fra le braccia di sua madre, seduta sulla canna.
«Sono nato nel settembre del 1943 a Pisa, in un ospedale. Era il giorno in cui Pisa veniva bombardata dagli Alleati. […] Mia madre mi racconta che, mentre venivo al mondo, tutte le finestre dell’ospedale andarono in frantumi a causa delle bombe.
La mattina dopo venne mio padre e ci portò via dall’ospedale in bicicletta. Era una bicicletta da uomo, mia madre stava seduta sul telaio con me in braccio. Quella bicicletta era ormai priva di pneumatici e mio padre li aveva sostituiti con una grossa fune piena di nodi. A ogni pedalata se ne sentiva uno… Mentre andavamo in paese, ogni tanto mio padre era costretto a scendere e a camminare spingendo la bicicletta, perché le strade erano piene di buche causate dai bombardamenti. Così neanch’io so dopo quante ore siamo arrivati qui, a Vecchiano, in questa casa che era di mio nonno, il padre di mio padre» (Antonio Tabucchi, Zig zag).
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