The Moveable Feast. Art Deco Fashion from Alexandre Vassiliev’s Collection
Per questo numero di Tuttomondo una sezione di arte sarà dedicata all’Estonia, precisamente a Tallinn, città che ho avuto modo di visitare a novembre e che tra le sue mura medievali nasconde tesori dell’arte, del costume, della storia, del teatro e della musica.
Parleremo qui di una particolare esposizione che non è propriamente un’esposizione di “arte” come normalmente ci potremmo immaginare con dipinti, oggetti e sculture, ma che racchiude in sé il concetto di “arte”, o meglio di “opera d’arte” in quanto oggetto unico testimone di una cultura e di un modo di vivere.
Ed è proprio nel grandioso Museo di Arte estone, il Kumu Museum di Tallinn, situato nel cuore di Kadriorg park, giardino d’inverno che ospita il palazzo di Caterina I di Russia, che è in corso questa affascinante e luccicante mostra sul lusso femminile degli anni 20 del XX secolo, testimoniato dagli abiti e dagli accessori della collezione dello storico del costume, interior designer e scenografo Alexandre Vassiliev.
Costumi e abiti diventano quindi opere d’arte, visibili agli occhi dei visitatori, in un diretto contatto interattivo con essi: gli accessori riposano per sicurezza sotto teche di vetro, ma gli abiti sono colti in tutta la loro apparenza di reale vestibilità, liberi dalle teche trasparenti della musealizzazione ed esperibili come in altelier di haute coture, sistemati in gradevoli raggruppamenti che seguono scale cromatiche. Gli abiti così sistemati lasciano all’osservatore l’illusione della scelta, come se si potessero provare ed indossare, comprare ed esibire, trasportando l’immaginario avventore indietro nel tempo.
Fulcro dell’esposizione è quella nuova liberazione del corpo della donna che, abbandonati i corsetti, le crinoline, i busti e cappellini metallici, gli ombrellini e i cuscinetti della moda degli anni 50-60 del XIX secolo, diventa una divinità vestita di pepli, tuniche e kimoni che nascondono le forme sensuali del corpo rendendola algida e androgina, libera finalmente di muoversi con armonia e praticità, priva di costrizioni metalliche anche sotto una cascata di perle, diamanti e gioielli. Con abiti provenienti da tutta Europa e in particolare dalle Repubbliche Baltiche, dagli atelier dei più grandi fashion designers come Doucet, Paquin, Poiret, Fortuny ed Ertè, la mostra vuole farci conoscere la vita di quel ruggente decennio e lo sviluppo del “fashion” fino al 1929.
Non vi si vedono infatti soltanto abiti: gli altri protagonisti sono i ventagli, le borsette, le scarpe, i rossetti, i profumi, gli orecchini le collane, tutti rigorosamente disposti come sulle toilettes delle loro proprietarie, magari accanto a una foto d’epoca e a dei ritratti in tempera e olio che dimostravano il loro uso e che ancora oggi li rendono così vivi. Il tutto è immerso nella musica jazz e nel charleston da ballare che rendono il quadro completo e interattivo. Tra gli abiti in stile egizio, cappotti ricamati in Giappone, tessuti plissettati, pellicce di ermellino, velluti, damaschi, e piume di struzzo, gonne longette, una parte è dedicata al guardaroba delle dive dei Balletti Russi come Vera Nemchinova, Tamara Toumanova e Irina Baronova; un’altra sezione ospita invece gli abiti da sposa del periodo, mentre un’altra ancora mostra il lato più giocoso e rilassato di quella generazione, ovvero il tempo libero, nuova scoperta del XX secolo post primo conflitto mondiale, e il realx delle vacanze al mare. Manifesti che ritraggono copertine di giornali di moda estoni mostrano giovani donne in costumi interi rigati in stile “marinaretto” mentre prendono il sole o si tuffano tra le onde della località baltica di Pärnu, che si affaccia sul golfo di Riga.
Tra lustrini, serate mondane, fascino per l’oriente delle mille e una notte (testimoniato da uno splendido manifesto che riporta la copertina del giornale Harper’s Bazaar del maggio del 1918), la generazione twenties mette in mostra tutto il suo fasto entusiasta, ricordandoci l’importanza dello stile, dell’originalità e dell’eleganza del vestire, in un tripudio di apparenza che all’epoca aveva solide basi intellettuali e culturali.
Una piccola curiosità che riguarda le modalità di esposizione in questo museo e in altri musei estoni: gli organizzatori e i curatori puntano sempre all’interattività, alla ricerca del contatto diretto tra opera esposta e pubblico attraverso schermi interattivi in più lingue, giochi e attività anche per i più piccoli, organizzano le opere non tanto per cronologia, quanto per gruppi semantici significativi come colori, uso, tipologie, ambienti… Nel Museo di Storia Estone come in questa collezione, gli oggetti erano esposti spesso per simbologia e per scala cromatica (abiti rosa, verdi, neri, bianchi, celesti, abiti da sera, da mare, da tempo libero, da matrimonio etc), creando talvolta un caos nella lettura specifica, ma rendendo la comprensione e la fruizione decisamente più accattivante e memorizzabile. Giocata sulla memoria visiva, questa esposizione come altre che ho avuto modo di vedere, invogliava a ricordare tutto con semplicità, rivolgendosi così anche ad un pubblico non specialistico.
La mostra al Kumu Museum sarà visibile fino al 18 gennaio 2014
The exhibition is supported by the Viru Keemia Grupp (VKG)
Project manager: Marion Piirmets
Assistant: Triin Tulgiste
Exhibition designers: Marion Piirmets and Ursula Sõber
Graphic designer of the exhibition and book: Kätlin Tischler
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