LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino
L’assoluto protagonista del film è Jep Gambardella interpretato da Toni Servillo.
Jep si è trasferito a Roma da giovane per occupare il centro della mondanità. Questo lo porta a trascurare il suo talento di scrittore. A 65 anni organizza una festa per il suo compleanno che è la metafora della sua stessa vita. Jep trascorre il tempo senza far nulla, è un flaneur che bighellona per Roma.
La pellicola ha fatto molto parlare di sé, tra elogi esteri e critiche italiane. L’aver saputo suscitare un dibattito nazionale è comunque un primo merito. Una delle accuse è quella della non esistenza di un plot. Questa è una critica infondata, dal momento che la storia del cinema è costellata di capolavori senza trama. Un nome per tutti: Persona di Bergman.
Nei film di Sorrentino la narrazione si costituisce attorno al viaggio di un protagonista stanco e debole, alla ricerca di un senso. Lo abbiamo visto in This Must Be the Place, lo vediamo ancora nella Grande Bellezza.
Tratto tipico dei lavori del regista è la violenza di un’immedesimazione sgradevole (io, spettatore, non voglio guardare il mondo dagli occhi del personaggio) che rende ogni protagonista sorrentiniano miserabile, ma, via via, meno repellente e più umano. Di sicuro il film è sofisticato e non parla dell’Italia. Ha un respiro universale.
Dov’è la bellezza di cui si parla? Il titolo si sottrae a un’interpretazione univoca. Vi invitiamo a darci le vostre.
Giancarlo Fina
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