Il gusto del Classico di Marzo è la ricetta dell’Artusi dei Krapfen
Proviamoci di descrivere il piatto che porta questo nome di tedescheria ed andiamo pure in cerca del buono e del bello, in qualunque luogo si trovino; ma per decoro di noi stessi e della patria nostra noi imitiamo mai ciecamente le altre nazioni per solo spirito di stranieromania.
Farina d’Ungheria grammi 150
Burro grammi 40
Lievito di birra quanto una grossa noce
Uova uno intero e un rosso
Zucchero un cucchiaino
Sale una buona presa
Prendete un pugno della detta farina, ponetela sulla spianatoia e, fattale una buca in mezzo, stemperateci dentro il lievito di birra con latte tiepido e formatene un pane di giusta sodezza, sul quale inciderete un taglio in croce per poi conoscer meglio se ha rigonfiato. Ponete questo pane in un tegamino o in una cazzaruolina, nel cui fondo sia un sottilissimo strato di latte, copritela e lasciatela vicino al fuoco onde il pane lieviti a moderatissimo calore: vedrete che basterà una ventina di minuti. Lievitato che sia mettetelo in mezzo alla farina rimasta ed intridetela colle uova, col burro liquefatto, con lo zucchero e col sale. Se questo pastone riesce troppo morbido, aggiungete tanta farina da ridurlo in modo che si possa distendere col mattarello alla grossezza di mezzo dito. Così avrete una stiacciata dalla quale con un cerchio di latta taglierete tanti dischi della grandezza di quello segnato. Ammesso che ne facciate ventiquattro prendete un uovo o altro arnese di forma consimile e con la punta del medesimo pigiate nel mezzo di ognuno dei dischi per imprimergli una buca in dodici di detti dischi ponete un cucchiaino di un battutino tirato col sugo e la balsamella composto di fegatini animelle, prosciutto, lingua salata, odore di tartufo o di funghi, il tutto tagliato a piccoli dadi. Bagnate i dischi all’intorno con un dito intinto nell’acqua e sopra ciascuno sovrapponete un altro disco dei dodici rimasti vuoti; Quando saranno tutti coperti premete sopra i medesimi un’altro cerchio di latta di dimensione eguale a quello delineato, onde si formi un’incisione tutto all’ingiro. Ora che avete questi dodici pasticcini ripieni bisogna lievitarli, ma a lieve calore e ciò otterrete facilmente ponendoli vicino al fuoco o dentro ad una stufa. Quando saranno rigonfiati bene friggeteli nel lardo o nell’olio in modo che sieno ricoperti dall’unto e serviteli caldi, come fritto o piatto di tramesso, il quale, per la sua apparenza e bontà sarà giudicato piatto di cucina fine. Se volete che servano per dolce non avrete altro affare che riempirli di una crema alquanto soda o di conserva di frutta, spolverizzandoli, dopo cotti, di zucchero a velo.
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