Come ogni anno la notte del 16 Giugno, il centro di Pisa si adorna di luce in onore del suo santo patrono la cui memoria liturgica si celebra il giorno seguente. Ma quanto ne sappiamo del nostro santo patrono? Ripercorriamone la vita seguendo alcuni particolari degli affreschi realizzati attorno al 1377 che Andrea di Buonaiuto e Antonio Veneziano ci hanno lasciato lungo il corridoio sud del Camposanto Monumentale di Pisa.
Precursore di San Francesco. La sua vita ci è tramandata da due manoscritti medievali di diversa provenienza che ci forniscono due recensioni divergenti. La storia della sua giovinezza fu molto simile a quella di Francesco di Pietro di Bernardone che nascerà ad Assisi circa 65 anni più tardi. Ranieri Scacceri apparteneva infatti anch’esso ad una benestante famiglia di mercanti e visse fra molte agiatezze in Kinzica insieme alla madre Mingarda al pare Glandolfo. Come tanti giovani della sua età e condizione sociale non pensò altro che a divertirsi ed a suonare la ghironda (uno strumento a corde da lui molto amato) fino a quando un avvenimento particolare segnò drasticamente la sua vita.
Un ragazzo normale: musica e vino. Secondo la tradizione popolare, nell’attuale via Pungilupo nell’odierno quartiere di Cisanello si conserva quella che viene ricordata come “Casa di San Ranieri”, dove, si dice che al tempo cantori e suonatori, fra cui lo stesso Ranieri, amavano riunirsi per trascorrere insieme il tempo in allegria. Fino alla fine dell’Ottocento la memoria della sua giovinezza rimase così vivida che gli abitanti del quartiere organizzavano una fiaccolata che dal luogo della conversione (S. Jacopo di Orticaia) si recava alla casa di via Pungilupo con una festa che mescolava aspetti religiosi e manifestazioni folcloristiche e concerti improvvisati di chitarre e mandolini.
Un incontro decisivo. Ranieri mise in dubbio tutta la sua vita dopo aver intrattenuto un colloquio molto particolare, avvenuto nel 1136 in San Vito, con Alberto Leccapecore. Il carismatico monaco, un nobile cavaliere corso convertitosi alla vita religiosa, riuscì a far maturare lo spirito di conversione non solo nel cuore del giovane Ranieri ma anche di quanti dei suoi compagni decisero di seguirlo, tra i quali Benincasa, che si occupò di tramandarci la sua vita per iscritto.
Il ritiro in Palestina: fra digiuni e disprezzo. Quattro anni più tardi, nel 1140, Ranieri partì da pellegrino ed asceta per la Palestina, e ne ritornerà solo 13 anni dopo. Qui visse da eremita praticando lunghi digiuni, astenendosi dal bere il vino, lavorando e vivendo unicamente di elemosine. Non sempre Ranieri trovò fratelli spirituali disposti a comprendere la sua spiritualità o a condividere la sua gioia nel ricevere le visioni divine che dicevano di aver egli ostentato “con intollerabile millanteria”.
Un sacerdote del Santo Sepolcro Colto dall’invidia per la sua fama di santità che andava crescendo oltre i confini della regione fino alla sua patria natia, finì con l’indagare nel silenzio le azioni del Santo “e tutte le riduceva ad obbrobrio, detraendogli l’onore co’ nomi di ipocrita, e con ogni titolo che lo potesse rendere oggetto di esecrazione”. Nonostante la grande angustia che provò per questi e molti altri atti denigratori eseguiti nei suoi confronti, grande era la gioia di Ranieri che sapendo che “l’anime per le quali pregava e digiunava erano per sua intercessione pervenute al cospetto di Dio […] e “aumentandosi nel suo cuore l’amore verso Iddio, crescevano del pari i prodigi che in esso operava la Grazia Divina” .
Mansuetudine e fiducia di Ranieri. Come ci riferiscono le fonti “benché fosse fornito di straordinaria mansuetudine, per tali avvenimenti rimase alquanto angustiato”. Chissà cosa passò nel cuore del povero Ranieri in questi momenti di grande solitudine ripensando alla sua vita passata fatta di assoluta spensieratezza e circondato da molti amici e pubblica stima. Continua il manoscritto: “Ma Ranieri sentendosi l’anima pura e tranquilla, rinfrancato dalla fiducia di quel Dio, che mai non abbandona i suoi servi nei pericoli, non declinò dalla strada, ma intrepido proseguì il suo cammino.” Molti e grandiosi sono i prodigi narrati nell’agiografia che si continuarono a compiere nella sua permanenza in Terra Santa.
“Devo tornare a Pisa”. Aggiornato da un concittadino sulla difficile situazione che la sua amata Pisa stava attraversando, Ranieri desiderava ardentemente tornare presto in patria. L’occasione non mancò, poiché un certo Ranieri Bottacci “personaggio celebratissimo per senno e per armi”, fortuitamente si imbatté nel Beato, e “dopo averlo abbracciato e avergli detto parole dolci di cordiale amicizia, lo scongiurò a ritornarsene a Pisa dove era assaissimo desiderato dai suoi concittadini”.
Ranieri dell’acqua. Giunto a Pisa venne ospitato in Duomo e dopo aver passato qualche tempo in S. Andrea in Kinzica trovò infine residenza stabile presso il monastero benedettino maschile di san Vito dove trascorse il resto della sua vita da laico, e dove morì in odore di santità. Agli occhi dei suoi pisani fu un santo già in vita e da essi viene ancora ricordato per l’abitudine che aveva di donare a chi gliene chiedeva pane e acqua da lui benedetti, aggiudicandosi così il nome di “Ranieri dell’acqua” da Benincasa.
Che volto aveva? Ranieri morì il 17 Giugno 1160 (secondo la datazione comune e non pisana). Grazie alle indagini condotte sullo scheletro del santo dal Prof. Francesco Mallegni nel 2000, è stato possibile appurare che la morte avvenne intorno ai 40-45 anni chiudendo definitivamente il dibattito intorno all’annosa questione della sua data di nascita. “Ranieri aveva un aspetto molto caratterizzato dai tratti alpinoidi: […]un cranio molto capace e armonico in tutte le sue parti […] un viso largo e basso a orbite rotondeggianti e naso stretto”. Era di statura piuttosto alta per l’epoca aggirandosi infatti attorno i 170 cm.
Bibliografia:
A.CARLI2003 – Il tuo quartiere. Pisanova,S. Biagio, S.Michele ieri oggi e domani.
F.MALLEGNI2003 – Il volto del passato tra storia e biologia
Sitografia: http://www.cantieresanbernardo.com/www.cantieresanbernardo.it/files/san_ranieri/san_ranieri.html
Daniela Farina
- Sig. Nando Torelli in arte calligrafo - 15 Novembre 2015
- Il Trionfo della Morte nel gotico Camposanto - 15 Ottobre 2015
- Lo studiolo nell’arte - 15 Settembre 2015