Intervista ai Nervovago
ll nervovago è responsabile della frequenza cardiaca, di alcuni movimenti della bocca, inclusi i muscoli del parlato e della respirazione. Riceve inoltre sensazioni dall’orecchio esterno. Tutte attività collegate alla musica e all’arte in generale. Inoltre è una parola che raccoglie un significato vasto, il significato del metabolismo creativo. Mette in gioco le stesse funzioni che per un paradosso entrano in gioco durante la creazione artistica. E’ un nervo che rappresenta sia noi, che il concetto stesso di “arte” in senso più ampio.
Luca Scopetti dei Nervovago
Ho conosciuto i Nervovago, o meglio la metà della band, durante il Dolcemente di novembre scorso. Strano incontro in cui Luca si è presentato solo alla fine come musicista. Mi disse che stava lavorando con un suo collega (Alessio) ad un album e che magari ci sarebbe stata l’occasione per un’intervista. L’occasione è arrivata e ho avuto la fortuna di ascoltare il loro disco prima dell’uscita ufficiale che avverrà il 18 febbraio. Esperienza divertentissima, fulminante, acida e corrosiva che mi ha graffiato le orecchie e mi ha fatto incuriosire, portandomi alla scoperta di immaginari che in parte conoscevo ma con cui non ero in grande confidenza. Vi lascio leggere l’intervista e non vi svelo niente. Magari alla fine vi verrà voglia di vedere il film Blow. Chissà. Vediamo se l’esperimento riesce!
Nervovago. Un nome anatomico di un nervo del cervello che controlla la digestione, la peristalsi intestinale, la frequenza cardiaca e i succhi gastrici dello stomaco. Perché questa scelta?
Il nome è un caso, un giorno di tanti anni fa, lessi un articolo su come curare la depressione stimolando il nervovago, la parola mi piacque e intitolai un pezzo così. In quel periodo non avevamo ancora un nome ben definito come band e uno dei tanti bassisti che hanno fatto parte della band suggerì che era un nome adatto. In seguito mi sono documentato su tutte le varie peculiarità di questo nervo detto anche nervoX e stranamente tutto ha avuto un senso logico. E’ come se quella parola collegasse tutto ciò che gravita intorno alla musica, all’ispirazione e alla creazione di essa stessa.
Durante l’ascolto del vostro album mi sono resa conto che sono infiniti i riferimenti a film e serie tv di un certo stile, in particolare tra horror e personaggi criminali: Breaking Bad, Nightmare, Blow, Shining, Fight Club, Dom Hemingway… Siete senza dubbio riusciti a creare un saldo immaginario intorno a voi. A cosa è dovuta la scelta di inserire la cinematografia nei vostri pezzi?
Volevamo creare proprio quello che tu hai intuito: un nostro personale solido immaginario. Con il primo disco D.a.l.i – dolce allucinazione lenta indigestione, la cosa non era poi così tanto chiara. Ragionandoci ora, tutta la release aveva sonorità più varie pur avendo già in se alcuni aspetti più cupi. Quindi dovevamo scegliere quale strada percorrere e ovviamente abbiamo intrapreso quella più difficile: quella della serie “non ce ne frega un ca**o di nulla”.
Volevamo che questo disco fosse molto più reale e più diretto. Arriviamo subito al dunque in quasi ogni pezzo (“siamo tutto quello che non vuoi“, “cosa vuoi che sia questa vita non è la mia”) e abbiamo inserito la nostra passione per il cinema horror, per il porno e per i criminali, e abbiamo giocato con la nostra empatia con i personaggi del cinema di questo tipo. Creando una sorta di thriller immaginario. Le citazioni sono molteplici e le abbiamo usate come si fa in molti casi per enfatizzare o elogiare un concetto, ma anche per fantasticare su noi stessi. Lancio una frecciatina per i lettori e gli ascoltatori. Le citazioni vanno lette nel contesto della frase, non separate da essa, e come metafore. E inoltre sono anche molto utili dal punto di vista culturale: ti permettono di andare a scoprire cose che non sapevi o un film che non hai mai visto. In fin dei conti secondo noi “la musica ti permette di essere qualsiasi cosa tu voglia essere” è un gioco tra finzione e realtà, e la verità non si dice mai!
Ho sentito diverse influenze nel vostro lavoro, dal noise al nu metal, dal rap italiano all’hardcore. Come lavorate nella realizzazione dei vostri pezzi?
Non so, io non ho mai capito nulla riguardo ai sottogeneri, tranne quelli estremizzati. Noi ci definiamo semplicemente alternative rock, una cosa diversa dal rock classico. Oggi i pezzi nascono nel quotidiano, notte dopo notte, film dopo film. Con questo disco abbiamo capito le nostre tematiche ed il giusto approccio con i suoni. Nella pratica, leggo cose, vedo cose, sento cose, magari qualcuno dice cose e io poi suono cose e canto cose. In studio cerco di dire cose ad Alessio, che lui interpreta come altre cose; ed è lì che nascono cose!
I vostri artisti di riferimento?
Ho un grande filtro nella composizione, sono quasi un espressionista. Ascolto e poi dimentico tutto quanto ed ho un’immagine sfocata. Ad esempio alcuni dischi dei Melvins li ho ascoltati tanti anni fa e mi è rimasto il ricordo di quell’ambiente sonoro molto cupo. Ascolto di tutto. Non ho gruppi di riferimento specifici perché sono da anni concentrato solo su noi, sul nostro suono. Evito l’indie di ora, che non mi piace, ma come dico nel Casanova “Sono io che non ho capito”.
Al momento in macchina ho il disco di Scarface e l ultimo degli Tsjuder e anche l’ultimo di Lana Del Ray: è lampante che sono una mina vagante negli ascolti. Alessio invece è sempre stata la parte più punk ma in ogni caso ci influenziamo a vicenda. In macchina lui in questo periodo ha: Rammstein, Three Days Grace, Rise Against e poi anche Muse e Naked and Famous che ascolta per alcune parti di batteria.
Cosa volete comunicare con Il Clan Rocket? A chi rivolgete la vostra critica?
Critico l’arte, l’artista, il rock ma principalmente forse è una critica introspettiva. Sono molto cinico con me stesso. Nel pezzo Krueger per farti un esempio… “le scelte, a volte il caso, tutto quello che non son stato”.
Geniale è lo spezzone di Dom Hemingway sulla lode del pene alla fine del pezzo 3030. Come vi è venuta in mente di inserirla?
Beh! come facevo a non metterlo…Praticamente tutto il disco è un preliminare.
Chi è tra di voi il Casanova? Perché avete dedicato un pezzo a questo personaggio, come dire, “felliniano”?
Questa è una bella domanda che glisserò a piè pari. Il Casanova è uno dei pezzi che racchiude tutta l’entità del disco; è stato scritto e composto solo una settimana prima del mix dell’intero disco (gli altri pezzi sono di circa due anni fa). Tutto il disco ha riferimenti erotici, il Casanova è l’emblema del libertinaggio.
Info per i curiosi: prossime date in cui presenterete il disco?
Ci stiamo lavorando. Trovare dei locali disposti a accogliere concept artistici nel live è molto difficile. Il disco uscirà il 18 febbraio distribuito e promosso da R(esisto).
Grazie Luca e Alessio! Un saluto da me e da Tuttomondo!
- Joe Wright. La danza dell’immaginazione: una monografia a cura di Elisa Torsiello - 12 Ottobre 2018
- Crack is Wack/ Don’t believe the hype: Keith Haring e la musica - 2 Maggio 2018
- Che cosa vuol dire trasgressione: un viaggio nei significati - 28 Febbraio 2018