Anche nella sez. Letteratura questa sarà una Rubrica fissa, e quindi tutti i mesi potrete leggere una riflessione su un libro entrato ormai a far parte di quelli che sono considerati i classici della letteratura.
Perchè, secondo noi, se un libro (così come un film, un disco o quello che volete) entra nell’immaginario collettivo, continua a piacere a generazioni diverse, un motivo ci sarà….
Questo mese, buona lettura con
Il Profumo
Parigi, 17 Luglio 1738. Una giovane popolana partorisce il suo terzo figlio, per strada, mentre sta pulendo il pesce nel luogo più maleodorante della città: il Cimitero degli Innocenti. Il neonato cade tra i rifiuti del mercato e le fogne a cielo aperto, e lì rimarrebbe a morire, come i suoi fratelli prima di lui, se la madre non venisse scoperta, arrestata e condannata per infanticidio.
Queste le premesse della storia narrata in questo che è il primo e insuperato romanzo di Süskind.
Pubblicato a puntate sulla Frankfurter Allgemine Zeitung e poi sul Corriere della Sera nel 1985, Il profumo è un romanzo sorprendente. La scrittura di Süskind è trascinante, riesce, come accade solo ai grandi, a farti ‘vedere’ la storia che ti racconta, i personaggi, le strade, i paesaggi; riesce a farti ‘sentire’ gli odori, quelli terribili e osceni della città e quelli inebrianti dei fiori e delle essenze. Riesce, poi, a farti percepire l’odore più sconvolgente: quello dell’orrore.
Il protagonista, Jean-Baptiste Grenuille, può definirsi un mostro e la sua inquietante diversità, di cui si accorgono per prime le donne a cui viene affidato lattante, è la mancanza assoluta di odore. Rifiutato dalla madre, dalle balie e dagli orfanotrofi , vive la sua esistenza chiudendo l’anima al mondo: non accettato, non concede nulla. Crescendo, scopre tuttavia di avere un’altra caratteristica: possiede la capacità di percepire in maniera inverosimile gli odori del mondo e decide di sfruttare questa dote diventando profumiere.
Il secolo in cui vive, come ben ci racconta il romanzo, è una delle epoche più puzzolenti della storia e la città di Parigi, con le sue strade dove uomini e animali mischiano i loro afrori, dove neanche i nobili sono soliti farsi il bagno, dove i cimiteri e i mercati confondono i loro miasmi, è il luogo dove Grenuille può esercitare con successo la sua arte sublime.
Ma la ricerca del protagonista non si ferma al raggiungimento della gloria professionale.
La sua follia lo porta a fuggire il mondo degli uomini, a cercare la solitudine più totale per distruggere, con la forza del pensiero, gli odori tremendi che hanno segnato la sua esistenza. La pura felicità che prova lontano dagli altri lo convince del proprio potere e della propria capacità creatrice. E’ Dio, Grenuille, e comprende che il suo creato nascerà dalla perfetta combinazione di essenze. Allora può ritornare nel mondo, a Grasse, la città dei profumieri, a cercare di realizzare il distillato che finalmente lo renda desiderabile; egli vuole trovare il profumo perfetto, quello che percepisce sulla pelle delle persone in grado di suscitare amore e che vuole distillare solo per sé.
Lui, l’uomo senza odore, finalmente potrà concentrare sul suo corpo il profumo stesso del desiderio e dominare, così, il mondo. Affamato di vita e di amore, la sua fine sarà, perciò, paradossale .
Il profumo è un romanzo difficile da definire e collocare in un genere preciso. La ricostruzione storica è accuratissima, ma non si può parlare di romanzo storico. La vicenda si snoda con gli artifici del giallo e poi anche del noir, ma, ugualmente, sarebbe riduttivo catalogare questo romanzo come un’opera di genere.
Grenuille è un mostro, dicevo, tuttavia la sua ricerca del profumo perfetto, quello in grado di suscitare l’amore degli altri verso se stesso, ce lo può far sentire più vicino di quanto si possa credere inizialmente.
La sua solitudine di essere rifiutato è la condizione di ogni uomo che si trovi scaraventato in un mondo crudele e osceno e cerchi di sopravvivere alla mancanza d’amore con gli strumenti che gli è consentito usare.
Certo, la sua ricerca lo porta nel mondo oscuro dell’omicidio e della necrofilia, ma quanto assomiglia la sua vita a quella di chi vuole tutto non essendo in grado di dare alcunché L’incapacità di intendere l’amore nella sua vera essenza, che è quella del dono, è così diffusa in ogni epoca che Grenuille diventa, alla fine un uomo senza tempo e la sua terribile ricerca si rispecchia in milioni di vite e di storie umane, forse non così segnate dall’orrore, ma altrettanto disperate.
Donatella Piccini
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