Smashing Your House : BUD SPENCER BLUES EXPLOSION @ Pisa
Quando siamo arrivati, nel bellissimo appartamento dove si è svolto l’ennesimo Smashing Your House, un progetto pisano basato su concerti della durata di una mezz’ora secca, curato da Davide Cappai, c’erano già una decina di persone, e altrettante ne sarebbero arrivate di lì a poco. Filippo, il meraviglioso Shih Tsu della padrona di casa, girava tra i presenti con aria sicura. Incuranti della coltre di fumo creata dalle sigarette degli invitati, Adriano Viterbini (chitarra e voce) e Cesare Petulicchio (batteria) erano in pieno sound-check, e l’eccitazione dell’attesa era palpabile: i BSBE (al secolo Bud Spencer Blues Explosion) stavano per suonarci letteralmente sotto il naso, in salotto e, soprattutto, al modico prezzo di un’offerta libera.
Il duo romano, che porta nel nome un riferimento alla punk/rock/blues band americana Jon Spencer Blues Explosion, nasce a Roma nel gennaio del 2007, e nello stesso anno si esibisce a Mestre sul palco dell’Heineken Jammin Festival, vincendo il premio come miglior band. Dopo numerosi concerti e concorsi vinti in Italia, volano negli Stati Uniti, dove toccano importanti città come New York e Seattle. La band è ormai affermata, e riesce ad esaltare la difficile critica italiana. Stupisce che questi due ragazzi, abituati a grandi platee, appaiano leggermente emozionati in questo contesto che pure è molto intimo e amichevole, ricco di vibrazioni positive.
Una volta tirate le pesanti tende per ammortizzare (invano) il rumore, e dopo aver sistemato Filippo in un posto al sicuro dai decibel, lo spettacolo è pronto per cominciare.
Nemmeno il tempo di prepararmi all’ascolto che la chitarra di Adriano scuote i presenti con una fiammata memorabile che fa da intro al concerto. Segue un meritatissimo applauso e una breve auto-presentazione: il tempo è poco e le formalità sono bandite.
I pezzi, tutti tratti dall’ultimo album (BSB3), si susseguono uno dopo l’altro, senza interruzione. Adriano pesta il piede sui pedali e tira fuori dallo strumento suoni potentissimi, mentre Cesare lo accompagna con la sua batteria bella dritta, pesante.
Circa a metà concerto Adriano stupisce tutti: con il volume al minimo improvvisa un blues pulito ed elegantissimo, appena udibile, che ci tiene con il fiato sospeso per diversi minuti. Sarei rimasto ore ad ascoltare solo quel pezzo, ma vi assicuro che il momento il cui il volume è tornato altissimo e la batteria ha ripreso a picchiare è stato impagabile.
A chiudere il tutto, a pochi minuti dalla fine, uno dei pezzi più conosciuti e apprezzati del duo romano: Hey Boy, Hey Girl, cover del capolavoro firmato Chemical Brothers.
Ahinoi, nessun bis è stato concesso, ma solo per motivi di civile convivenza. I vicini ringraziano.
Mi aspettavo di sentire quella «eccitazione e attitudine grunge» che «si mischia col blues più viscerale» e che ha per risultato un suono anni Settanta, per dirla con parole loro, ma ho sentito molto di più: blues sincero, punk, rock (quello senza aggettivi), grunge di sicuro, ma anche quel suono acido, prepotente che esce fuori dalla chitarra di Jack White sin dai tempi dei White Stripes e che qui, incredibilmente, accompagna dei (bei) testi in italiano.
Frastornati e con le orecchie che fischiano, ci avviamo al portone e ci dirigiamo verso il centro.
Roberto Cappai
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