Coronavirus e mobilità sostenibile
PISA – Dopo il nostro articolo sul lockdown dove ci facevamo molte domande su quale sarebbe stato il futuro dopo la quarantena, su quale direzione avrebbero preso le nostre strade al momento in cui saremmo dovuti ripartire, eccoci di nuovo per approfondire la nostra riflessione sulla mobilità, uno degli argomenti che avevamo toccato.
Ad una settimana, appunto, dall’inizio della fase due, complice, forse la bella stagione possiamo dire che in giro sulle strade si vedono moltissime biciclette. Famiglie con bambini, giovani e meno giovani, le nostre strade sono piacevolmente invase da persone a piedi e in bicicletta. La mobilità attiva sembra aver avuto un grande impulso. Le strade invase dalle auto sembrano aver lasciato un po’ di spazio alle persone. Il nostro governatore Enrico Rossi, presidente della Toscana, pochi giorni prima dell’inizio della famigerata fase due, aveva annunciato di voler incentivare una mobilità green e aveva fatto sapere che stava pensando di dare contributi ai privati per l’acquisto di biciclette e ai comuni per la realizzazione di piste ciclabili. Non neghiamo che questo primo cambiamento rispetto al pre-covid, ci faccia molto piacere e ci auguriamo che si consolidi e diventi parte della nostra vita quotidiana.
Ma, dobbiamo anche notare che nella nostra città, il Ciclopì, (il bike sharing cittadino) che fino a prima della pandemia era un servizio molto usato, dai pisani, dagli studenti fuorisede e anche dai cittadini dei comuni limitrofi, ed era per i numeri che generava uno dei più usati bike sharing d’Italia è ad oggi 10 maggio non funzionante quindi inutilizzabile. Dopo aver contattato telefonicamente l’azienda che si occupa della manutenzione del servizio, abbiamo avuto la conferma che il servizio è stato sospeso dalla Pisamo, la società che gestisce la mobilità per conto del Comune di Pisa. Di questo possiamo trovare ulteriore conferma sul sito del Comune di Pisa. Il servizio del Ciclopì è stato sospeso il 30 marzo, fino a data da destinarsi.
Sulla sospensione del servizio fatta in data 30 marzo, forse potremmo dissertare ma, sull’attuale stato di sospensione odierna, pensiamo che ci sia poco da dire. Perché ancora il servizio è sospeso? Sempre il Presidente Enrico Rossi aveva dato la possibilità ai toscani di poter andare a fare passeggiate a piedi e in bicicletta fin dal 1 maggio, anticipando di qualche giorno anche la scelta del governo nazionale.
Mentre riflettiamo su quali motivi possano indurre il Comune di Pisa a non aver ancora ripristinato il servizio così tanto usato in città, siamo andati a vedere che cosa succede nelle altre città riguardo ai bike sharing, e abbiamo scoperto notizie assai interessanti.
“In piena epidemia da coronavirus Londra offre ebike elettriche gratis per tre mesi ai dipendenti del sistema sanitario britannico (Nhs) che devono raggiungere il posto di lavoro, evitando loro di accalcarsi sui mezzi di trasporto pubblico (…) I rivenditori di bici non sono inclusi nella lista delle chiusure obbligatorie stilato dal governo Johnson, fa notare Dan Parsons, coordinatore del progetto di Fully Charged, sottolineando come le bici elettriche possono aiutare i cittadini preservando la loro salute in tempi di lockdown.” (Repubblica -30 marzo)
Anche in Cina, i bike sharing hanno aumentato di molto i propri utenti dopo il Covid-19. “I pendolari stanno tornando al bike sharing perché consente loro di guidare in spazi aperti senza alcun contatto umano, secondo le interviste degli utenti con i media cinesi. Un esperto del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie lo ha persino raccomandato come la forma di trasporto pubblico che presenta il minor rischio di infezione da virus, secondo Xinhua” (Abacusnews – 4 marzo)
Stessa cosa anche in America “Citi Bike a New York ha riferito di aver registrato un aumento di oltre il 65% durante le prime due settimane di marzo rispetto allo scorso anno. Divvy a Chicago ha visto un balzo di oltre il 50% durante lo stesso periodo di tempo. Molte altre città stanno segnalando gli stessi risultati e con il clima insolitamente caldo di quest’anno, non c’è motivo di non approfittarne.” (Medium – 23 Marzo)
Ma, torniamo in Italia, anzi torniamo proprio in Toscana a Firenze e scopriamo che Alessandro Felici, CEO di Movi by Mobike, dice che “Si stanno evidenziando alcuni tra i numerosi vantaggi del bike sharing quali spostamenti veloci, stare all’aria aperta ed evitare la folla (…) L’azienda ha registrato nell’ultimo periodo un notevole aumento dei noleggi dei loro mezzi. E vista la situazione di emergenza legata al Coronavirus e per garantire un servizio sempre reperibile ci ha comunicato di aver rinforzato i posizionamenti delle flotte in punti strategici delle città e, in via precauzionale, di aver dato il via a una sanificazione straordinaria delle biciclette.” (Comune di Firenze – 09 marzo)
A Bologna in vista della fase due l’Amministrazione pensava di creare delle ampie isole pedonali, piste ciclabili temporanee e aumentare l’uso del bike sharing. L’assessora regionale all’Ambiente Irene Priolo annuncia un milione di euro per incentivare le persone a rinunciare all’auto e andare al lavoro in bicicletta. Una misura per provare a fermare la prevista ‘invasione’ delle auto quando finirà il lockdown incoraggiando il bike-to-work entro la distanza casa-lavoro di cinque chilometri. “Ci sono esperienze pilota che hanno funzionato”, spiega Priolo. (Repubblica – 16 aprile)
Potremmo continuare ancora con molti altri esempi, raccontarvi di Milano, dove BikeMi regala un mese di abbonamento, o a Roma dove l’azienda che gestisce il bike sharing, su richiesta del Comune è rimasta sempre attiva, per le emergenze e ha pure offerto prezzi scontati; abbiamo scoperto quindi che nella città dove sono presenti i bike sharing nella maggioranza dei casi non sono stati sospesi neppure durante il lockdown ma di sicuro oggi sono tutti attivi e con numeri in incremento. Potremmo citare il servizio del tg1 sulla scelta del comune di Pesaro, uno tra i comuni più colpiti dall’epidemia, di incentrare la sua fase due, intorno alla sua pista ciclabile, anzi, alla sua “bicipolitana” 100 km ciclabili che collegano il centro e la periferia e che è diventata il fulcro della ripartenza nella fase due di Pesaro.
Quindi, dopo la nostra breve ricerca, continuiamo più di prima a chiederci e a chiedere: Perchè il Ciclopi a Pisa non è attivo?
Certo usare un oggetto in condivisione con tante altre persone potrebbe sembrare rischioso, ma allo stesso modo di quando usiamo il carrello del supermercato per fare la spesa. Basta usare gli accorgimenti che usiamo per tutto il resto, ad esempio un paio di guanti monouso. Vogliamo ricordare a tutti, come già avevamo evidenziato in un precedente articolo che l’emergenza climatica non si può sospendere perché c’è l’emergenza sanitaria, ma che, al contrario, le due sono strettamente collegate.
Per cui vorremmo capire quali sono le motivazioni che hanno fatto sì che il Comune di Pisa sospendesse il servizio del Ciclopi e quando pensa di riaprirlo.
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