Consigli di lettura: Gennaio

Mediamente vengono proposti una decina di titoli eterogenei. Diversi gli autori, le nazionalità, i generi letterari e spesso molto diversi possono essere gli anni in cui i romanzi proposti sono stati pubblicati (la data scritta è l’ultima data di pubblicazione). Ciò che li accomuna è il piacere di leggere. Ci auguriamo che ogni mese i nostri lettori possano trovare almeno un libro da leggere. Il nostro appuntamento è curato da un collettivo di appassionate lettrici: Paola, Giulia, Anna e Valentina che ringraziamo calorosamente

Scholastique Mukasonga
Kibogo è salito in cielo

Utopia edizioni
Or.: Français

2022

Quando gli abitanti del Ruanda entrano in contatto con i padri missionari cattolici, un nuovo culto si affianca alle antiche credenze locali. Il re accetta il battesimo e il cattolicesimo irrompe nella vita dei suoi sudditi. I missionari, infatti, condannano ogni rito indigeno, consacrando il Ruanda a Gesù.
Tra le leggende locali, però, ce n’è una molto simile alla storia di Cristo. È un racconto che scavalca il tempo per consegnarsi al mito. Ne è protagonista Kibogo, colui che riportò sulla Terra una pioggia da tempo agognata, salvando gli uomini dalla siccità, per poi essere assunto in cielo. La confusione tra i due culti è, dunque, inevitabile. Di fronte alla grande siccità, che non si arrende e uccide, perché non invocare anche Kibogo affinché la pioggia ritorni? Con l’ironia e la lucidità che la contraddistinguono, Mukasonga elegge il sincretismo a protagonista di un intero romanzo.

Leonardo Sciascia
La scomparsa di Majorana

Adelphi edizioni
Or.: Italiano

2004

Dal 26 marzo 1938 si perdono le tracce, fra la partenza e l’arrivo in un viaggio per mare da Palermo a Napoli, del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana, che Fermi non esiterà a definire un genio, della statura di Galileo e di Newton. Suicidio, come gli inquirenti dell’epoca vogliono credere e lasciar credere, o volontaria fuga dal mondo e dai terribili destini che una tale mente può aver letto nel futuro – e nel futuro vicino – della scienza? Su questo interrogativo Sciascia costruisce uno dei suoi libri più belli, di un’intensità di analisi e quasi di immedesimazione nelle motivazioni non dette, nella logica e nell’etica segreta del personaggio, che sfiora l’incandescenza della verità.

Derek Raymond
Il Mio Nome Era Dora Suarez

Timecrime edizioni
Or.: English

2016

Dora Suarez era perduta. Troppo bella per essere la donna di qualcuno, una puttana, un corpo malato e un’anima stanchissima: voleva morire; ma neppure lei si aspettava di finire dilaniata a colpi d’ascia, le sue membra sparpagliate e oltraggiate. E per il sergente che conduce l’indagine questo non può essere un caso come gli altri. Leggere il diario lasciato dalla donna, indagare fra le poche tracce della sua vita, significherà per il sergente confrontarsi con l’idea di un’innocenza violata, di una bellezza che non ha trovato protezione, di un equilibrio che non può essere ristabilito. Di un male radicale che irrompe ormai nel mondo, senza più argini.
Derek Raymond (pseudonimo di Robert William Arthur Cook, o Robin Cook), è nato a Londra nel 1931 e lì è morto, nel 1994. Rampollo di una famiglia aristocratica inglese e cresciuto nel castello dagli antenati, Raymond inizia presto a ribellarsi. Abbandonati gli studi a Eaton e l’opprimente conformismo dell’ambiente familiare, gira per il mondo, facendo mille mestieri (il contadino in Francia, il vignaiolo in Toscana, il commerciante d’auto in Spagna, il trafficante di materiale porno negli Stati Uniti, e chissà cos’altro). Lettore di Sartre e Camus e dei grandi psichiatri degli anni sessanta, Raymond s’interroga sul male, ma anche su di sé: una madre amata e odiata che non ha saputo amarlo, l’appartenenza a un ceto sociale ricco ed egoista, la percezione netta delle disparità sociali e poi la guerra e la violenza, e la scelta di vivere tra i reprobi, dividendo il loro stesso disagio.
È questa la sua vera formazione, quella che gli consentirà di scrivere. A partire dagli anni ’60 pubblicherà un ciclo di romanzi noti come Factory Series. La serie, incentrata sulle indagini del Sergente senza nome e degli uomini della sezione Delitti irrisolti di Londra, è considerata a tutti gli effetti il capolavoro di Raymond, un capolavoro che trova il suo apice nel romanzo Il Mio Nome Era Dora Suarez. La stesura, durata diciotto mesi, lo fece vivere sull’orlo di un baratro, per il totale coinvolgimento emotivo. Un testo sofferto, scritto per entrare nei propri incubi, nel proprio intimo più nascosto, e che ha sovvertito i canoni tradizionali del noir. Il noir, ha scritto Raymond, ha la funzione di “mostrare la vita attraverso gli occhi di quelli che sono stati privati di un’esistenza decente e perciò sono sprofondati nella miseria o nella violenza”. Il contrario delle narrazioni consolanti e asettiche del giallo. Raymond non coinvolge il lettore nella scoperta dell’autore di un delitto, ma lo conduce ben oltre, dove gli interrogativi toccano l’assetto della società e il senso stesso dell’esistenza.

Agustina Bazterrica
Cadavere squisito

Eris edizioni
Or.: Español

2024

Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana.
Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.

Charles Yu
Chinatown interiore

La Nave di Teseo edizioni
Or.: English

2021

Cosa succede quando non sei il protagonista della tua vita ma una semplice comparsa? Willis Wu vive in un piccolo appartamento a Chinatown e tutti i giorni si reca al Tempio d’oro, un ristorante cinese adibito a set cinematografico dove viene girata la serie poliziesca Bianca e Nero. Ma Willis non è l’attore principale, le regole di Hollywood prevedono per lui, di origine asiatica, solo parti di contorno, dal fattorino delle consegne al cameriere. Willis lotta per farsi strada nella serie, il suo sogno è diventare il Fenomeno del kung fu, il ruolo più importante che un orientale possa interpretare, quello a cui tutti ambiscono. Ma è veramente così? È quello il massimo a cui può aspirare, nella serie come nella vita? Willis si troverà ad affrontare un mondo più grande e complesso di quello della Chinatown dov’è cresciuto, scoprirà le origini di quel luogo e le radici della sua famiglia fino a interrogarsi su cosa voglia dire veramente fare la comparsa in una vita che fatica ad accettarlo.
Charles Yu costruisce un romanzo che scorre tra serie TV e kung fu, ironico e sorprendente come un film di Tarantino, per raccontare la storia di un protagonista che vuole integrarsi in un mondo dalle regole spietate. Un romanzo sulla ricerca di se stessi oltre il ruolo che ci è stato imposto, divertente, feroce, commovente.

Jenny Erpenbeck
Kairos

Sellerio Edizioni
Or.: Deutsch

2024

C’è mai stato un momento più felice di quello in cui Katharina, ragazza di diciannove anni, ha incontrato Hans? Berlino Est, 1986. In un giorno di luglio un uomo e una donna si guardano su un autobus. Lei è una studentessa, lui uno scrittore cinquantenne, sposato e con un figlio adolescente. La loro è un’attrazione intensa e improvvisa, alimentata da passioni comuni e accresciuta dalla segretezza che sono tenuti a mantenere. Per i due si apre un periodo di speranza ma anche di incertezza, di ansia e smarrimento, che ciascuno vivrà in modo diverso a causa della differenza di età e di esperienza, di coraggio e temperamento. Lui è stato bambino durante gli ultimi anni del nazismo, lei ha conosciuto solo il socialismo della più ricca e avanzata tra le nazioni del blocco sovietico. Ma persino nel mezzo della frenesia erotica, nella tempesta di una travolgente felicità, si possono formare vortici che spalancano la crudeltà e l’esercizio del potere. Di Katharina e Hans ci sembra di sapere tutto. Le loro voci e i loro pensieri, a volte a contrasto, altre in brillante consonanza, si alternano in un montaggio serrato. Le versioni della realtà si scambiano, le fantasie divergono, si sovrappongono, si intrecciano. Berlino diventa un palcoscenico dei sentimenti; in bar, ristoranti, appartamenti, piazze e strade il loro amore si accende e si trasfigura. E attorno ai due amanti il mondo cambia con un passo inaspettato: la Germania dell’Est comincia a disgregarsi, le vecchie certezze e le vecchie lealtà si frantumano, la giovinezza cede il passo alla maturità che si trasforma in vecchiaia. Si avvicina una nuova era in cui ogni cosa sembra possibile, forse al prezzo di perdite profonde. Jenny Erpenbeck racconta una storia d’amore fatta di manipolazioni e tossicità. Allo stesso tempo disegna una cronaca ricca di spigoli e sfumature di un cruciale momento di passaggio, in cui una società repressiva ma anche protettiva diviene una società libera e aggressivamente competitiva. Kairos espone l’attrito possente tra le scelte personali e il moto perpetuo della Storia, attraverso la lente di una relazione devastante che esalta l’incantata fragilità degli esseri umani.

ancco
ragazze cattive

Canicola Edizioni
Or.: 한국어

2024

Portavoce del disagio giovanile, Ancco è un riferimento per un’intera generazione in Corea. Ragazze cattive, premio rivelazione ad Angoulême 2017, è il ritratto lucido e brutale di un’adolescenza negli anni Novanta. Due giovani ragazze, complici nel dolore, cercano la libertà e il divertimento prima di precipitare nel mondo degli adulti. Una storia di abusi, aspra e delicata, in un paese nel pieno di una crisi economica e morale dove la violenza è la normalità. Un bianco e nero secco e profondo che ci avvolge nel cuore della notte coreana.

Didier Eribon
Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo

L’Orma edizioni
Or.: Français

2024

Quando il medico di famiglia decreta che l’anziana madre «non è più autosufficiente», Didier Eribon deve trovare una struttura che le assicuri assistenza continua. Lo scrittore di Ritorno a Reims non immagina che il giorno in cui l’accompagna nella casa di riposo sarà l’ultimo in cui la vedrà. La donna, reduce dalla fine di un amore e sradicata dal suo mondo, muore dopo poche settimane.
Il lutto spinge il filosofo francese a ripercorrere la parabola esemplare di una «donna del popolo»: dall’infanzia in orfanotrofio al lavoro, prima come domestica e poi come operaia, una vita costretta per decenni in un matrimonio con un uomo opprimente e brutale. Il racconto biografico si tramuta in un’indagine sull’intera società contemporanea e ci obbliga a fare i conti con le dinamiche invisibili che relegano malattia e invecchiamento ai margini dell’esistenza.
In Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo Eribon mescola memoria personale e riflessione filosofica chiamando in causa i suoi autori d’elezione – da Simone de Beauvoir a Pierre Bourdieu, passando per i grandi narratori di ogni tempo – per erigere un monumento commosso e profondo a chi nella Storia non ha mai potuto prendere la parola.

Elsa de’ Giorgi
I coetanei

Feltrinelli
Or.: Italiano

2019

Elsa de’ Giorgi (1914-1997) e’ stata scrittrice, poetessa, regista teatrale, scenografa, scultrice, animatrice di salotti culturali, intellettuale brillante antifascista e anticonformista. Diva nella stagione dei “telefoni bianchi”, diretta da Blasetti e da Visconti che la trasforma in Elena di Troia sul palcoscenico, l’artista è stata legata da profonda amicizia a Pier Paolo Pasolini che l’ha voluta sul set de La Ricotta e in Salò e le 120 giornate di Sodoma. Ritratta da Carlo Levi e da Leoncillo, de’ Giorgi era una donna dal fascino indiscusso: “La mia più grande nemica è stata la mia bellezza. Lo schermo fra il mio cervello e gli altri. Perfino fra il mio cervello e me”, diceva. Una bellezza che folgorò non pochi spasimanti, più o meno famosi.
Negli anni della guerra la casa di Elsa accoglie amici e rifugiati antifascisti, e diventa poi il luogo dove il giovedì si riuniscono molti talenti della cultura, come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Carlo Levi, Gadda e Gatto e Guttuso, Sandro Penna e Dario Bellezza, Elio Pecora e tanti altri. Durante gli anni di matrimonio con il conte fiorentino Sandrino Contini Bonacossi, partigiano e collezionista d’arte, Elsa conosce un trentenne Italo Calvino. Fra i due esplode la passione: purtroppo come scrittrice Elsa de’ Giorgi è ricordata soprattutto per questo amore adulterino, relazione che lei stessa ha ricostruito in un libro, Ho visto partire il tuo treno.
Diario intimo e politico insieme, I coetanei rappresenta una preziosa e lucidissima testimonianza sul periodo intorno alla guerra, sulla lotta partigiana e sul cinema romano. Inizia con Anna Magnani sulla spiaggia nel 1940 il giorno precedente l’entrata in guerra dell’Italia e finisce con il suicidio di Cesare Pavese nella desolata estate del 1950; un libro amaro, come intrisa di amarezza è la generazione che ne è protagonista.
Un libro e una scrittrice da riscoprire.

Samah Jabr
Dietro i fronti. Cronache di una psichiatra psicoterapeuta palestinese sotto occupazione

Sensibili alle foglie edizioni
Or.: Français

2019

Samah Jabr, nata nel 1976 a Gerusalemme Est, è psichiatra e scrittrice. È responsabile dell’Unità di salute mentale presso il Ministero della salute palestinese e professoressa di Psichiatria e Scienze Comportamentali presso la George Washington University di Washington. Attingendo alle sue osservazioni cliniche e attualizzando il discorso di Frantz Fanon, testimonia della vita quotidiana nella Palestina occupata, invitandoci a riflettere su salute mentale, colonialismo e diritti umani. In queste cronache, che si snodano nel corso del tempo, dal 2003 al 2017, l’autrice condivide la sua esperienza di terapeuta sotto occupazione, affermando che la psichiatria e la psicoterapia non possono guarire le persone oppresse senza contemplare nella propria etica professionale la giustizia e i diritti umani come elementi essenziali per la salute mentale e il benessere dei pazienti. Samah Jabr considera il lavoro clinico alla luce del contesto socio-politico e analizza il trauma psicologico transgenerazionale che segna la memoria collettiva palestinese, ma valorizza anche la solidarietà tra oppressi e la capacità di riunirsi in una causa comune come elementi necessari per la salute mentale dell’individuo e della comunità.
“In un contesto politico e sociale come quello in cui i palestinesi vivono da oltre un secolo e che ha avuto precise tappe storiche che si sono impresse nella memoria collettiva trasmettendosi da una generazione all’altra, la sofferenza psichica si esprime attraverso sintomi ferocemente individuali, ma non può essere trattata come un problema della singola persona. È l’atmosfera traumatogena in cui viviamo a produrre il disagio psichico ed è dunque in rapporto a questa situazione che dobbiamo elaborare interventi, pratiche, modalità di ascolto che ci permettano di riparare almeno un po’ la lacerazione cui soprattutto bambine, bambini e donne vengono esposti quotidianamente in forma sempre più brutale.”
“Anche un incidente automobilistico è un trauma, ma a produrlo è un evento preciso, istantaneo, riconoscibile. Il trauma inscritto nell’esperienza dei palestinesi è reiterato, costante, subdolo. Si accumula, dunque può trasmettersi come un’‘eredità’. Se non lo si riporta alla sua genesi storico-politica, se non lo si affronta come trauma di un’intera società, non se ne viene a capo. Non si possono curare con i farmaci o con la psicoterapia individuale il lutto di una madre che si è vista uccidere un figlio o i disturbi dell’alimentazione o dell’attenzione di bambini esposti all’umiliazione e alla svirilizzazione continua della figura paterna. Se non si trova modo di arrivare alla causa e al cuore di quella sofferenza, di permetterle di esprimersi offrendole il tempo e l’amorosità dell’ascolto e della comprensione, si rischia solo di iperpatologizzarla. In una situazione come la nostra, chi soffre non va messo nella posizione del ‘paziente’, ma affiancato nella ricostituzione di un tessuto sociale che si è smagliato e che rischia di non ricomporsi mai più. Ed è un lavoro eminentemente politico.” Da un’intervista a Samah Jabr di Maria Nadotti per Doppiozero
Dietro i fronti è diventato un documentario – regia di Alexandra Dols – diffuso dalla piattaforma Movieday.

Buona lettura.

Vi aspettiamo a febbraio

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