“Pisa è cosmopolita, è frequentata tutto l’anno da decine di migliaia di turisti, ospita altrettanti studenti , transitano per aeroporto e stazione migliaia di persone di tutte le nazione(…)Gli stessi pisani faticano a comprendere che la realtà in cui si muovono, agiscono e si relazionano non è più assolutamente una realtà provinciale (… ) Pisa è una realtà che è quasi unica nel panorama nazionale”
Sono le parole del nuovo Prefetto di Pisa, Attilio Visconti, rilasciate in un’intervista al Tirreno di martedi 9 giugno.
E’ proprio così, talvolta non è facile ricordarsi che è proprio così perché Pisa è una piccola città. Il centro storico lo si può attraversare tranquillamente a piedi e, in bicicletta si può andare dal quartiere più lontano al centro e viceversa in soli quindici minuti.
La storia della città e dei suoi personaggi, però, non è mai riuscita a rimanere dentro ai suoi stretti confini fisici. Sono molti i periodi storici in cui Pisa è stata al centro di eventi e di trasformazioni che andavano ben oltre i propri confini e noi oggi vogliamo raccontarVi brevemente uno di questi.
Un decennio. Sono gli anni della contestazione. Dalla fine degli anni sessanta alla fine degli anni setttanta.
Pisa è al centro del movimento. Qualunque idea, qualunque nuova proposta passa da Pisa e dalla sua Università. Facoltà occupate, barricate, lotte, tutta la protesta giovanile del periodo è passata dalla Sapienza ai LungArni, dal Nettuno a Piazza Garibaldi.
E’ difficile raccontare e far capire a chi non c’era quale potesse essere il clima di quegli anni. Spesso, in alcuni ambienti, la politica occupava tutti gli spazi e tutti i momenti della vita, perché per politica si intendeva tutto. Il modo di studiare, i rapporti interpersonali, lo stare insieme, i sogni, i progetti, e ovviamente gli ideali. Tutto era politica.
Molte delle persone che hanno vissuto appieno quegli anni, ricordano che passavano da una lezione, al collettivo, ad un’assemblea, alla riunione per poi finire a casa di qualcuno e continuare a parlare fino a notte inoltrata. E, quando si dice “finire a casa di qualcuno” significa che in quella casa arrivavano almeno venti persone e tutti mangiavano insieme, discutevano e spesso molti dormivano insieme. Esattamente l’opposto dell’odiosa idea di privacy che imperversa oggi in tutti gli ambiti. Ed alcune case, in particolare, erano dei veri e propri porti di mare. Da lì passavano tutti, talvolta senza neppure conoscere il padrone di casa. Era un modo di vivere incredibile e coinvolgente
Febbraio 1967 “Le tesi della Sapienza” – Forse possiamo considerare questo uno dei passaggi iniziali o semplicemente possiamo decidere che iniziamo da qui. E’ considerato uno dei documenti più discussi del ’68 e nasce all’interno della Sapienza di Pisa occupata dagli studenti in concomitanza con un incontro nazionale dei Rettori delle Università Italiane. Il movimento degli studenti fino a quel momento è molto composito, all’interno ci sono varie componenti dalle organizzazioni giovanili dei tradizionali partiti di sinistra (Fgci, giovani socialisti, ecc) a gruppi organizzati come il noto POP (Potere Operaio Pisano). Da questo gruppo nacque anche una rivista “Potere Operaio” pubblicata da maggio 1967 a luglio 1969, diretto da Luciano Della Mea. Dopo la notte del 31 dicembre 1968 e gli scontri della Bussola a Viareggio il movimento studentesco cominciò a perdere la propria unità. I partiti con le loro rappresentanze giovanili si ritirano ed anche il Pop a breve si divise in tre formazioni tutte molto legate alla città: Lega dei Comunisti, Centro Karl Marx(CKM) e Lotta Continua. Quest’ultima raccoglie anche parte del movimento di studenti-operai di Torino.
Lotta Continua riuscirà a fagocitare nel giro di pochissimo tempo tutte le varie formazioni e/o gruppi di protesta di quegli anni. Nata, appunto, a Pisa nel 1969 si scioglierà definitivamente nel 1976. Di questa formazione fecero parte nomi eclatanti di oggi, affermatosi in diversi ambiti culturali: Marco Boato, Enrico Deaglio, Paolo Liguori, Mauro Rostagno, Marino Sinibaldi, Gianfranco Miccichè, Pino Masi, Giovanni Lindo Ferretti, Erri De Luca, Massimo Carlotto. Questi sono solo alcuni, ma, noi vogliamo parlare di altri, vogliamo ricordare alcuni pisani che aderirono a questo movimento, come Carlo Silvestrini (servizio d’ordine di L.C.) Giovanni Mori (resp. finanziamento di L.C) , Ettore Masi e Stefano Vanni (diventato famoso grazie alla foto che lo ritrae sul palco accanto a Adriano Sofri nel comizio di Piazza San Silvestro a Pisa) , Giovanni Bonfanti, Alfonso Vastano, Carlo Martini.
Qualcuno avrà già intuito certo, poichè, anche questi sono nomi storici che hanno dato vita ad una nuova fase della ristorazione a Pisa. Una tradizione di ottima ristorazione che va avanti ancora oggi dopo quasi quarant’anni e che, anche questa, è andata ben oltre i confini della nostra città.
L’Osteria del Violino, Lo Schiaccianoci, Il Ristoro dei Vecchi Macelli, comincia con questi locali quello che è stato definito il “Risorgimento” della ristorazione a Pisa. Diventeranno tutti locali ricercati ed apprezzati in Toscana ed anche in Italia. Ciò che è più importante è che cambierà il volto della ristorazione in città, nuovi ristoranti, osterie, con nuove proposte, nuovi piatti. I giornali, le riviste di settore, le guide si interessano a questo nuovo panorama. Il ristorante “Sergio” del famoso Sergio Lorenzi, l’Artilafo, l’Osteria Kostas, il Banco della Berlina, e Di là d’Arno, quest’ultimo di Carlo Martini che all’epoca lo gestiva con il Lulli e Sandrone (il Lulli è proprio Renzo Lulli, quello del film “I primi della Lista” di R. Jonhson). Sono tutti locali che hanno contribuito a creare un pezzo di storia pisana e tutti quanti hanno qualcosa in comune con la Sinistra pisana.
Molti articoli sono già stati scritti su questo insolito fenomeno e molti slogan sono nati con l’occasione, alcuni sono diventati particolarmente famosi come “dalle barricate al barrique” oppure “dalla rivoluzione alla ristorazione”.
Nel corso degli anni poi, ognuno di questi locali, e ognuno dei rispettivi chef ha formato a sua volta nuovi cuochi che tuttora lavorano in osterie e/o ristoranti della città, e loro stessi, in alcun casi, hanno cambiato locale. Non a caso in un altro articolo l’abbiamo iniziato dicendo che, se vuoi mangiare bene devi seguire i cuochi.
Maf
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