Cosa sono le nuvole?
Uno spettacolo sul senso della mutevolezza con Petra Magoni e Ilaria Fantin al Teatro Rossi Aperto di Pisa
Donne in musica per il numero di marzo.
La musica era donna quella e il teatro pienissimo.
Tutti per Petra e Ilaria. Non so se conoscete già queste musiciste… Se la risposta è negativa, vale la pena dare qualche informazione, per meglio comprendere la carica artistica e creativa che ha emanato la loro performance al Teatro.
Il duo, per chi non lo conoscesse, nasce da un progetto di collaborazione e da una lunga esperienza musicale e teatrale delle due musiciste. Petra è un artista internazionale con molte esperienze alle spalle: dal 2003 si esibisce con Ferruccio Spinetti, storico contrabbassista degli Avion Travel con il quale ha inciso l’album Musica Nuda, ha collaborato con grandi artisti jazz come Stefano Bollani, ha partecipato a progetti di teatro con Bollani stesso e con David Riondino e dal 2009 al 2011 Petra ha interpretato il ruolo della Regina della Notte nel Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio. Recentemente ha lavorato a fianco di Ilaria con il noto regista e attore Pippo Delbono nello spettacolo Il Sangue, un viaggio intimo attraverso la storia di Edipo, toccando la musica in ogni sua espressione, dall’antichità ai giorni nostri, passando per la musica classica, il rock, le canzoni popolari, il folk, la poesie cantautoriali e la musica leggera; nella sua lunga carriera Petra si è dedicata alla musica rock e leggera, alla dance, e alla musica popolare, e ha collaborato (sia dal vivo che su disco) con molti musicisti italiani e non (Ares Tavolazzi, Al Jarreau, Bojan Z, Erik Truffaz, Paolo Benvegnu’, Antonello Salis, Nicola Stilo, i Tetes de Bois, Morgan, Jaques Higelin, Ginevra di Marco, Avion Travel, Les Anarchistes, Massimo Ranieri, Sanseverino). E queste sono solo alcune delle esperienze della cantante! Insomma, Petra si sa, ne ha di talento e di esperienza… E così la sua compagna d’arte Ilaria: laureata in liuto presso il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza ha collaborato e collabora tutt’ora con artisti come Stefano Montanari, Simone Kermes, Paolo Faldi, Alberto Rasi, Julian Podger, Bettina Hoffmann, Christopher Hogwood e altri. Svolge intensa attività concertistica in Italia e all’estero, interessandosi ai vari aspetti della musica antica attinenti al proprio strumento, ed eseguendo brani che vanno dal periodo medievale a quello rinascimentale e barocco, sia in qualità di solista sia come continuista in diversi ensemble. Amante e perfetta esecutrice della musica barocca ha preso parte a molti festival sia italiani che esteri (Alte Musik Feldkirchen Festival, Pavia Barocca, Festival Biblico di Vicenza) interessandosi anche della musica folk italiana, interesse da cui sono nati un progetto e un album realizzati da Franco Pavan, maestro di Ilaria e dal Laboratorio 600: Siciliane, The Songs of an Island, una meticolosa ricostruzione su disco delle canzoni popolari della terra sicula.
Ecco dopo questa densa quantità di informazioni, che descrivono il talento e le collaborazioni delle artiste, immaginatevi queste due donne che collaborano insieme. Influenze da ogni parte del mondo della musica, stili diversi che s’incontrano, si scontrano e si accordano come le corde del luito, teatro, recitazione, spazi da concerto che si mescolano con l’arte della semplicità scenografica, morbidezze jazz e soul della voce di Petra che risuonano talvolta stridenti sulle note viscerali dell’arciliuto di Ilaria…Note che sembrano uscire da un oriente grecizzante, come litanie arabe riscoperte dopo secoli di silenzio che si mescolano al suono caldo del rock e della musica cantautoriale italiana. Questo è ciò che nasce e si ascolta quando le due musiciste si esibiscono. Ed è quello che è accaduto al Teatro Rossi: Petra e Ilaria ci hanno voluto far sentire il loro repertorio ma allo stesso tempo ci hanno posto una domanda. Cosa sono le nuvole? Domanda innocente ma carica di significato che nasce dalla scena finale dell’omonimo cortometraggio in cui Totò, nella veste di marionetta, vede per la prima volta il cielo e si chiede cosa siano le nuvole.
In uno spazio semplice attorniate da palloncini bianchi che, come ha detto Petra, dovevano rappresentare le nostre nuvole, le musiciste hanno riarrangiato canzoni di ogni tipo, proposto loro inediti e intervallato la musica alla riflessione e alla recitazione. Dopo uno o due pezzi Petra, stanca, spossata, come se si fosse proprio stancata per noi, come un attore che sul palco consuma tutta la sua energia per il pubblico, leggeva e recitava dei brani che trattavano l’argomento delle nuvole, passando dal loro significato di banale fenomeno atmosferico, alla loro carica metaforica di portatrici di tempesta, come elementi dalle numerose forme che solo l’uomo vede, e come organismi mutevoli sempre in movimento. Tra momenti di ironia e riflessioni più cupe Petra e Ilaria hanno tratteggiato le nuvole come elementi strettamente connessi alla vita umana. Le nuvole appaiono così come una metonimia atmosferica dell’esistenza, dove noi uomini siamo simili a loro nella vacuità, nel loro essere effimero e nella loro velocità di percorrenza di un tratto che non è altro che il percorso della vita. Ma non era la tristezza o la nota esistenzialista quella che dominava in questo spettacolo: tra una canzone e una riflessione era un profondo senso di pace e di rilassamento che ci pervadeva, un invito sereno a sorridere ascoltando alcuni proverbi riarrangiati con il tema delle nuvole… un invito ad alzare la testa al cielo ancora una volta per guardare la bufera colorata dentro noi stessi.
Alternandosi, come in uno scambio di battute, Petra e Ilaria recitavano pezzi come questo:
Comprendere le nuvole vuol dire comprendere il senso della mutevolezza della vita…
sussurrato da Petra dopo il primo brano. Come diceva Cicerone, l’uomo ebbe l’impulso alla creazione di forme osservando le nubi che cambiavano forma nel cielo… E secoli dopo, siamo adesso noi stessi a cambiare forma nella vita, e questo senso di mutevolezza frenetica e silenziosa sembra, attraverso le parole di Petra qualcosa di assodato che più non deve spaventare. D’altra parte noi siamo fatti della sostanza delle stelle… Anzi no,scusate, in questo caso siamo fatti di nuvole. Evanescenti ed effimeri e carichi di qualcosa.
Gli uomini sono piccole nuvole che si formano. Passano e si sciolgono senza alterare minimamente le condizioni metereologiche. E colui che crede in sé stesso…Vive con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole. Ah! Le nuvole…Scendiletto del cielo. Non sono le nuvole ad ingrigire il cielo, ma il nostro stato d’animo. Le nuvole dell’anima come le nuvole dell’aria non possono salire oltre una certa altezza. […] come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà. […] vedo passare una nuvola a forma di cane, poi ne vedo un’altra a forma di cammello. Dò appena un’occhiata. Le ho già viste tutte e due da qualche parte, come sempre. Mai una nuvola nuova qui, questo sopra casa mia è un cielo di terza visione.
Tra nuvole e musica Petra e Ilaria hanno proposto brani tra loro estremamente diversi: Just A Perfect Day di Lou Reed, Smoke On The Water dei Deep Purple, Ho Visto Nina Volare di De Andrè, Nothing Compares To You di Sinead O’Connor, Amara Terra di Domenico Modugno, brani di musica folk napoletana e brani scritti dalla stessa Petra. Il tutto si è risolto in una delicatissima esperienza estremamente raffinata dominata dalla voce di Petra che è riuscita a trasformarsi da toni rock e cupi a leggeri acuti da soprano, fino a raggiungere una forte teatralizzazione sofferente, ricca di composto virtuosismo. Ilaria, perfetta esecutrice è riuscita a trasformare il liuto da strumento simbolo della musica del XV secolo ad uno strumento rock potente, senza mai dimenticare quelle armonie malinconiche che in Amara Terra in particolare si sono trasformate in una martellante litania greca degna della musica di Nikos Xidakis. Un perfetto connubio tra suoni dell’antichità e melodie moderne che toccavano talvolta apici di cacofonia, tra strilli, lamenti e vocalizzi ripetuti allo sfinimento che riuscivano a controllare l’attenzione dell’ascoltatore, ipnotizzandolo e trasportandolo in un mondo, quello del duo e quello delle nuvole, dove la chiave di lettura che comunemente usiamo per i generi musicali veniva completamente distorta in un registro innovativo ed evanescente.
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