L’arte come sfondo a una manifestazione politica contro l’Austerity in Grecia: il museo come forma d’identità europea
Un vento di democrazia scuote l’Europa: ovunque azioni in solidarietà con la Grecia. Il 15 febbraio circa trenta persone hanno fatto irruzione nelle sale delle antichità greche al Louvre, davanti alla Nike di Samotracia, per sostenere la volontà di opporsi al ricatto del debito.
Una manifestazione a sfondo politico che si focalizzava sulla condizione sociale della Grecia, una manifestazione contro la politica dell’Austerity, dopo che la Banca Centrale Europea ha negato ai greci l’accesso al fondo di liquidità necessaria per evitare un collasso economico.
Politica o meno a noi interessa qui il luogo in cui è stata fatta questa manifestazione, ovvero la sala delle antichità greche, sotto la veglia della Nike, che ha accolto un gran numero di persone, unite in nome della solidarietà e della giustizia, dove l’arte improvvisamente si è trovata ad accogliere mozioni contemporanee, quell’arte che da secoli ci ha educati al gusto del bello eternale sin dai tempi antichi, proprio come aveva detto Orazio nelle Epistole: Graecia capta ferum victorem cepit (la Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore).
In un luogo che voleva esso stesso evocare l’importanza della cultura greca, la sua grandezza e la sua eternità, si sono fuse tante tendenze e diversi modi di pensare: sebbene la maggioranza dei manifestanti fosse giunta lì con uno scopo di protesta politica, con la voglia di dimostrare solidarietà ad un paese che adesso soffre ancora per la crisi, alcuni hanno voluto pensare e riflettere da un altro punto di vista, ovvero quello artistico. Il motto principale di questa manifestazione, letto davanti alla Nike diceva:
Siamo qui, davanti alla Nike di Samotracia, in solidarietà ai Greci; nel momento in cui si svolgono le negoziazioni dell’Eurogruppo. Noi gli europei, il 99%, i precari, i migranti, i lavoratori, gli studenti, i disoccupati, noi vogliamo la fine dell’austerità. Contro la Troika e la sua ideologia del debito, rimettiamo la gente davanti ai mercati, riprendiamoci un’Europa democratica. #StopAusterity – Siamo il 99% – Siamo noi l’Europa.
Siamo l’Europa. Rivendicazione di identità modernissima emersa da un periodo di forte crisi politico- economica recitata in un museo. Per gli storici dell’arte questo tipo di contesto non poteva far altro che riportare in mente l’importanza del museo ottocentesco come Istituzione delle radici di un popolo, come luogo di appartenenza e come “casa” della cultura, delle tradizioni artistiche e antropologiche, luogo di creazione di una storia e di una storia dell’arte nazionale, una storia che seguiva l’idea di progresso della civiltà umana; e qui in particolare si tratta del Louvre, primo museo pubblico e didattico insieme al British Museum, quindi la relazione identità nazionale – arte come forma di consapevolezza e ricchezza, risulta ancora più forte.
Una mia collega dottoranda in Storia dell’arte a Parigi, Maddalena Napolitani, ha voluto proprio esprimere questo concetto, dandomi la possibilità di realizzare questo articolo guardando la questione della Grecia da un altro punto di vista e illuminandomi su questo fatto. Maddalena era presente alla manifestazione del 15 febbraio e così ha commentato:
Manifestare per una questione politica e identitaria all’interno di un museo come il Louvre è stata mossa per me carica di significato culturale. La cosa è nata da un’idea puramente politica ed essendo io l’unica storica dell’arte presente, questa cosa mi ha portata a fare delle riflessioni diverse, e forse più “culturali” che “politiche”. I musei nazionali sono dei luoghi molto importanti per la costituzione e l’identità dei nuovi stati tra 700 e 800, e il Louvre è un caso particolare, perché da palazzo dei re di Francia, durante la rivoluzione diventa il primo vero museo pubblico, e sarà l’esempio per gli altri musei europei. Anche le opere d’arte hanno un significato “politico” in questo processo di costituzione del museo e dello stato: basta pensare che napoleone dopo il suo matrimonio sfilò con la moglie nella grande galleria del Louvre dove erano esposte tutte le opere d’arte che aveva portato dall’Europa. Questo è quello che penso io, più o meno, parlando da storica dell’arte… E penso che il fatto di utilizzare di nuovo “politicamente” un museo e un opera d’arte, in modo pacifico, sia un’ottima cosa.
Il Louvre come il British, Il Museo Europeo di San Pietroburgo, il Museo Nazionale di Praga e gli altri musei tra 1700 e 1800, ritorna così a rivestire la sua carica identitaria: luogo in cui le opere vedevano la loro collocazione come elementi della civiltà fruibili al pubblico, in cui si cercava di rendere concreta la storia delle idee attraverso l’arte, dall’antico al moderno, ha ospitato ora questa manifestazione che tra le antichità greche sembra aver chiuso ciclicamente il corso storico. Come disse Alexandre Lenoir nel 1810 in Musée des monuments français «la storia dell’arte è necessariamente legata alla storia politica e il museo riunisce il progresso della storia, il Bello ideale e l’identità di una nazione».
Dire di essere l’Europa in questa manifestazione, detto dai manifestanti che sorreggevano la causa della Grecia ha decisamente un valore più culturale che politico. Non siamo l’Europa solo perché anche altre nazioni hanno il 99%, i precari, i migranti, i lavoratori, gli studenti, i disoccupati come riportavano gli striscioni del 15 febbraio, ma siamo l’Europa poichè essa stessa è figlia di una cultura, quella greca antica, che da secoli è stata la protagonista di musei e collezioni, che è stata simbolo di potere, bellezza, modernità e progresso, strumento irrinunciabile per la formazione di un’identità culturale europea, come il Louvre ben riesce a testimoniare. Essere l’Europa e dirlo in un museo è un atto di onestà intellettuale se letto da un punto di vista artistico e culturale. Ci abbiamo messo secoli per riconoscerci e formarci e lo abbiamo fatto soprattutto attraverso l’arte classica e attraverso la sua musealizzazione che adesso, attraverso la Nike di Samotracia, fa da eco ad una richiesta prettamente politica. Ma non credo che la scelta della sala delle antichità greche sia stata una mera coincidenza… D’altra parte volenti o nolenti la nostra storia di nazioni, sin dagli albori romantici, sebbene con molte eccezioni, ci ha spinto ad essere educati al bello e ad esserne amanti.
Virginia Villo Monteverdi
- Joe Wright. La danza dell’immaginazione: una monografia a cura di Elisa Torsiello - 12 Ottobre 2018
- Crack is Wack/ Don’t believe the hype: Keith Haring e la musica - 2 Maggio 2018
- Che cosa vuol dire trasgressione: un viaggio nei significati - 28 Febbraio 2018