Come già ricordato nel precedente articolo, il secondo aspetto fondamentale per la comprensione del Flauto Magico è l’adesione da parte di Mozart alla Massoneria, che nell’economia dell’opera ha tanta rilevanza quanta ne ha l’Illuminismo; non a caso la Zauberflöte è considerata l’opera massonica per eccellenza. Tuttavia prima di entrare nei particolari è bene definire l’esperienza massonica di Mozart.
La Massoneria in Austria si è presentata in una forma molto particolare: innanzitutto era un fenomeno prettamente culturale e intellettuale, fortemente dominato dalle istanze illuministe, non aveva un fondamento anticlericale ma si proponeva come “prolungamento laico” della Chiesa, traendo da questa la gran parte dei suoi principî morali, in particolar modo i due principî cardine, la virtù e la fratellanza; inoltre il tutto avveniva sotto l’occhio vigile dell’Impero, difatti era imposto alle varie logge di presentare le liste dei propri associati. In alcuni casi, tuttavia, il potere imperiale è intervenuto direttamente per regolare l’attività massonica: preoccupato forse dal grande aumento del numero di logge (nel 1784 nell’impero asburgico ci sono 57 logge, 17 solamente in Austria), nel 1785, Giuseppe II – che inizialmente aveva appoggiato la Massoneria in quanto vicina al proprio programma culturale – ne limitò il numero a tre.
Mozart aderì il 14 dicembre 1784 alla piccola loggia Zur Wohltätigkeit (“Alla Beneficienza”, che in seguito confluirà nella grande Zur neugekrönten Hoffnung, “Alla nuova speranza coronata”) guidata da Otto von Gemmingen, suo amico dai tempi del viaggio a Mannheim, e dopo di lui faranno il loro ingresso l’amico Joseph Haydn e il padre Leopold Mozart. Non deve stupire la presenza di due individui istituzionalmente cattolici perché appunto in Austria la Massoneria non aveva carattere anticlericale o antireligioso, tutt’altro. Difatti l’ingresso di Mozart nella Massoneria non è dettato da utilitarismo ma da profonda convinzione (altrimenti non avrebbe scritto Il Flauto Magico!) in una vita imperniata su sentimenti di amicizia, fratellanza e uguaglianza, frutto del suo essere «viandante cosmopolita». Testimone di questa profonda convinzione è un nuovo genere di musica che coltivò appunto dalla sua adesione alla loggia Zur Wohltätigkeit la musica massonica: brevi brani strumentali e vocali per le riunioni della loggia oppure cantate per organico variabile. La musica massonica costituisce un unicum nella produzione mozartiana: lo stile asciutto, l’economia dei mezzi, il tono sereno e quasi naïf delle parti solistiche, rimanda molto alla liederistica di Schubert. Inutile dire che lo stile solenne dei cori, permeato da una ritualità quasi cerimoniale, è vicinissimo a quello dei brani “sacerdotali” della Zauberflöte, tanto che i due capolavori che Mozart produsse in questo genere (Eine kleine Freymaurer-Kantate KV 623 e la straordinaria Mauerirsche Trauermusik KV 477) possono essere lecitamente considerati un laboratorio di prova di quella straordinaria avventura dell’anima che è Il Flauto Magico.
La cosa affascinante del retaggio massonico del Flauto Magico è che nell’opera Mozart non presenta solamente i temi tipici della Massoneria e della musica massonica ma è permeata dalla sua simbologia. Di alcuni aspetti si parlerà in una sede più adeguata – ossia quando si affronterà l’ouverture dell’opera, ma per il momento può essere interessante notare la ricorrente presenza de numero 3, il numero che per i massoni esprime la perfezione.
Innanzitutto la tonalità d’impianto dell’opera e mib maggiore, che in chiave presenta tre bemolli; le Tre Damigelle della Notte, serve della Regina Astrifiammante, che si contrappongono ai Tre Genietti, guida di Tamino; spesso nell’armonia ha grande rilevanza l’accordo allo stato fondamentale (che in armonia si chiama triade); nell’ouverture si ode per due volte il triplice accordo, cioè una triade allo stato fondamentale ripetuta per tre volte, che nel corso dell’opera annuncia i momenti sacerdotali ossia quelli legati a Sarastro; inizialmente Tamino si trova davanti all’ingresso di tre templi (Natura, Ragione e Saggezza) e deve decidere in quale entrare; in alcuni momenti salienti dell’opera Mozart ricorre a un determinato gruppo irregolare, la terzina (ad esempio, nel corso all’aria della Regina della Notte nell’Atto II, la celeberrima Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen). Inoltre alcuni musicologi fanno notare che sebbene l’opera sia composta da due atti, è possibile individuarne un terzo suddividendo l’opera in base al cammino iniziatico di Tamino: un primo atto per la Notte, il momento dell’inganno, in cui Tamino crede a quando sostiene la Regina della Notte, un secondo atto per le tre Prove, il “risveglio” degli iniziati, e un terzo atto conclusivo per il Sole, emblema della vittoria del Bene.
Luca Fialdini
lfmusica@yahoo.com
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