Fabric di Londra, uno dei più importanti locali per la musica elettronica.
Trascorrere una serata qui, con uno dei migliori impianti in Europa, è sicuramente un’esperienza sensoriale grazie alla quale gustare a pieno il fascino della “nuova” (musica) elettronica.
“Sentire” una serata al Fabric ti fa innanzitutto capire l’importanza di un Sound System imponente, perché non si può apprezzare al meglio la scienza del suono senza i migliori impianti audio sul mercato. Quello che la musica elettronica vuole essere è ricerca sonora della psiche umana, l’unione di suoni, ritmiche ed effetti, per guidare lo stato d’animo dell’ascoltatore bombardato da decine e decine di decibel.
Ciò che conta è “Ear-Training” e “Senso del Ritmo”, che pensandoci bene sono due nozioni che l’essere umano porta innate in se, a prescindere da alcuna nozione esterna, e che elabora e migliora a fronte di un allentamento. È fisica la musica elettronica, fisica in tutta la sua ambivalenza di significato, in quando “Acustica” e “Training”. Alla luce di questa assunzione, senza dubbio alcuno nei confronti della validità esistenziale della musica elettronica, vengo a chiedermi: “Ma è poi corretto definirla Musica?”
La musica è da sempre considerata una scienza oltre che un’arte, da acquisire e imparare. Ma l’ambito di ricerca scientifica della musica elettronica si è spostato notevolmente da tutto ciò che ricercava la musica strumentale occidentale. Una differenza così netta che la sola aggiunta di “Elettronica”, dopo la parola musica, non mi sembra sufficiente per differenziarle come si deve. La “Scienza Musicale” era lo studio della Teoria Musicale, quindi dell’armonia, dello svolgimento melodico di un pezzo, assieme all’acquisizione di capacità tecniche.
La studio dell’elettronica si muove in tutt’altra direzione. Ricerca del suono, nell’infinita gamma di possibilità che i computer donano all’umanità, indagine psichica e acquisizione di competenze nell’utilizzo di software audio.
Mi viene in mente la differenza che venne posta tra “Pittura” e “Fotografia”, e trovo che non ci sia meno differenza tra “Musica Strumentale” ed “Elettronica”. Per la “Pittura” e per la “Musica Strumentale” si imparano le regole dei “Colori” nell’una e delle “Note” nell’altra. Come disporre le “Immagini” ed i “Suoni” nello spazio e sul pentagramma.
E alla base di tutto sta l’acquisizione tecnica necessaria all’esecuzione dell’arte esercitata, mediante l’opera manuale stessa, stendere i colori sulla tela, ed eseguire le note sul proprio strumento. Alla base del processo c’è un desiderio di esteriorizzare qualcosa di interiore, un processo fortemente attivo, nel quale l’esecutore crea, cercando nel proprio mondo interiore, qualcosa di nuovo da donare al mondo esteriore.
Per quanto riguarda la “Fotografia” e “L’Elettronica”, lo studio è principalmente impostato sulla padronanza del mezzo (Macchina Fotografica e Softwere Audio), sulla capacità di farlo lavorare secondo la nostra volontà.
Ma si parla di mezzi con una volontà virtuale propria, che devono essere usati secondo le loro leggi, che non sono quelle dell’armonia o dei colori. Si utilizza, inoltre, il mezzo per provocare una reazione sullo spettatore, la ricerca sarà ricerca sul mezzo, e sulle sue capacità di influire sulla psiche umana. Si apre così un nuovo campo d’indagine fatto di suoni, ritmi e rumori, composti e disposti ad arte per guidare la psiche umana, distenderla su di un flusso di vibrazioni. Per fare ciò è anche necessaria la presenza di un Sound System di rispetto, perché i suoni vanno gustati in tutta la loro gamma di frequenza, cosa non invece necessaria per la musica strumentale dove i suoni vengono recepiti solo sulle prime armoniche e disposti secondo principi di assonanza armonica piacevoli per l’ascoltatore.
La Musica Strumentale si ascolta, l’Elettronica si sente.
L’ascolto va oltre il suono propriamente sentito, e si interroga su come le note interagiscono su come protendono nel loro flusso; il sentire, invece, fa del suono la sua realtà, si interroga sul perché sia quel suono e su cosa provoca quel suono nel suo rapporto con il flusso sonoro. Quando ascolto, guido il mio animo attraverso rapporti di “Assonanza”/”Dissonanza”, quando sento, guido il mio animo attraverso il mio stesso sentire, che cosa sento? Ricerco il suono che procuri quella determinata emozione, non ricerco la cadenza che mi faccia sentire in una determinata maniera.
L’Elettronica (evito di chiamarla musica, mi piacerebbe definirla scienza del suono, suonosofia, sonopsicologia o elettronica del suono) è sicuramente l’arte più libera che abbiamo in questo momento, ma al contempo, come per la fotografia, non è più qualcosa di propriamente prodotto dall’essere umano, ma recepito tramite un mezzo, senza il vecchio lavoro manuale dell’artista per una corretta esecuzione della propria arte.
Evoluzione senza ombra di dubbio, verso che cosa non mi è ancora chiaro.
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