PISA – il 22 settembre la Cattedrale pisana ha ospitato un altro grande appuntamento per Anima Mundi: la Matthäus-Passion BWV 244 di Johann Sebastian Bach, diretta dall’impeccabile bacchetta di Sir John Eliot Gardiner ed eseguita dagli English Baroque Soloists e dal Monteverdi Choir con l’apporto del Trinity Boys Choir. La Passione è stata senz’altro l’evento più atteso di questo festival Anima Mundi, complice la presenza del maggior capolavoro bachiano (assieme alla Messa in si minore) e del Maestro Gardiner, uno dei migliori interpreti di Bach del nostro tempo insieme a degli eccezionali esecutori.
L’esecuzione di Gardiner si è subito imposta all’attenzione del pubblico per l’estrema attenzione ad ogni raffinatezza, ogni preziosità della partitura, esaltandone la grazia e la delicatezza; inoltre, con molta intelligenza, il Maestro ha scelto di eliminare qualsiasi orpello di grandiosità e magniloquenza per esaltare tutto il pathos del testo bachiano. A questo proposito, davvero ammirevole l’attenzione che il M° Gardiner ha voluto focalizzare sul libretto della Passione, tratto dall’episodio evangelico narrato da San Matteo e rielaborato da Picander: dagli interventi dell’Evangelista e di Gesù, ai recitativi, alle arie, ai cori, l’attenzione per la musica è sempre stata allo stesso livello di quella per il libretto e delle situazioni da esso evocate. Un ottimo esempio di questo è stato il momento della morte di Cristo, raccontato in un recitativo in cui Gesù pronuncia le famose parole «Elì, Elì, lama asabthani?» (tradizionalmente Eloì, Eloì, lama sabactàni?), e seguito dal commento dell’Evangelista: «Cioè: Mio Dio, Mio Dio, perché mi hai abbandonato? […] Ma Gesù, ancora una volta, gridò a gran voce e rese lo spirito». A questo è seguita una lunga pausa vuota di assoluto silenzio che solamente dopo molto tempo è stata sciolta dal corale Wenn ich einmal soll scheiden. Il tema di questo corale – noto in Italia come Signore, dolce volto – percorre l’intera Passione, è un fil rouge che si ripresenta con carattere e armonizzazione sempre diversi, e in questo particolare frangente Gardiner ha deciso di eseguirlo molto lentamente e in pianissimo, un pianto accorato ma contenuto.
In questa titanica impresa, e lo è davvero, Gardiner è stato aiutato da validissimi collaboratori: oltre all’orchestra e ai cori sopracitati, merita una speciale menzione il basso Stephan Loges per la sua ottima interpretazione di Gesù Cristo; tuttavia tra i cantanti è il tenore James Glichrist ad aver fornito indiscutibilmente la miglior performance: con la sua voce, limpida e ferma, ha regalato al pubblico della Cattedrale di Pisa un Evangelista di primissimo livello, grazie anche alla sua recitazione efficace e asciutta.
Meno buono il basso Ashley Riches, uno dei solisti provenienti dalla compagine corale: ha colto alla perfezione lo spirito della Passione, ma il suo canto è stato troppo incerto e confuso, tanto da rendere quasi incomprensibile il testo del libretto. Per converso, interessantissima la prestazione del controtenore Reginald Mobley, dalla voce tanto affascinante quanto suggestiva.
Un più che meritato successo per un’esecuzione di altissimo livello, che sarà possibile ascoltare anche in futuro perché – come annunciato dallo staff del festival – il concerto è stato registrato in presa diretta e verrà presto realizzato un CD che merita tutta la nostra attenzione, dato l’eccellente risultato e l’intrinseca importanza di questa esecuzione di cui difficilmente si avrà l’eguale, almeno in recenti anni.
Luca Fialdini
lfmusica@yahoo.com
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