Dopo il successo della scorsa stagione con Feydeu, torna al Teatro Verdi Emilio Solfrizzi, questa volta protagonista di un altro grande classico del teatro francese, uno dei capolavori di Molière: Il Borghese Gentiluomo, in scena sabato sera (21 gennaio ore 21) e domenica pomeriggio (22 gennaio ore 17), regia di Armando Pugliese, traduzione e adattamento di Annarosa Pedol.
Nata nel 1670 come comédie-ballet dedicata a Luigi XIV, la commedia ha per protagonista Monsieur Jourdain, un ricco borghese che sogna di diventare nobile e che è circondato da persone prive di autentiche qualità, adulatori pronti a raggirarlo e ad assecondarne la follia pur di ottenerne un qualche guadagno. Ai diversi maestri di musica, di ballo, di scherma, di filosofia, tutti rivali fra loro, ciascuno pronto a scroccar denaro predicando come la propria arte, la propria scienza, siano il fondamento primo dell’esser un gentiluomo, si contrappone la moglie di Jourdain, donna estremamente pratica e razionale che cerca di farlo rinsavire. Alla coppia dei Jourdain se ne aggiunge un’altra, i rispettivi servitori dei due coniugi: la servetta Nicoletta, simpatica e coraggiosa, e Coviello, innamorati tra di loro. In questa situazione prende vita una farsa, chiassosa e colorata, tipica del teatro comico: quella del Gran Turco. Coviello infatti, vestito da turco e parlando un turco maccheronico, si presenta a Jourdain e gli fa credere che il figlio del Gran Turco, di lignaggio reale, sia qui per sposare sua figlia Lucilla…. In una girandola esilarante di imbrogli, alla fine Jourdain si troverà definitivamente solo nella sua folle utopia.
«Come l’avaro, come il malato immaginario, come l’ipocrita Tartufo – annota Armando Pugliese – anche questo borghese che sogna di diventare un gentiluomo è, nella cultura letteraria europea, un archetipo: è il modello esemplare e imprescindibile del nuovo ricco, dell’arrampicatore sociale, dell’ambizioso che pretende di comprare col denaro quei meriti e quei titoli che non avrà mai». A sottolineare questo carattere archetipo, la scelta di non ambientare lo spettacolo in un tempo definito: «Non è la Francia del Seicento, dunque, – spiega ancora Pugliese – ma piuttosto un non luogo e un tempo che ci risulta familiare, perché attraversando una cultura ormai geneticamente assimilata, ci fa riconoscere i giorni nostri.»
Un arrampicatore sociale Jourdain, ma non privo di una sua umanità: come afferma Solfrizzi, infatti, «nella sorda, ottusa ostinazione di Jourdain, c’è qualcosa di commovente e poetico. L’idea un mondo migliore, libero dalla prigionia dell’ignoranza, dove alberga bellezza, onore, cortesia. Civiltà. Non sa Jourdain, e non saprà mai, che quel mondo non esiste e più che mai non potrà trovarlo presso coloro a cui tanto ambisce. I nobili.»
Insieme con Solfrizzi ritroviamo molti degli interpreti che già erano stati applauditi con lui in Feydeau:
Anita Bartolucci nel ruolo della moglie, Viviana Altieri nel ruolo della figlia, e ancora Lisa Galantini (la serva Nicole), Roberto Turchetta (Cleonte), Cristiano Dessì (il servitore Coviello), Fabrizio Contri (Dorante), Lydia Giordano (Dorimene), Nico di Crescenzo (maestro di musica), Elisabetta Mandalari (maestro di ballo), Simone Luglio (Maestro di filosofia e Muftì).
Scene di Andrea Taddei, costumi di Sandra Cardini, luci di Gaetano La Mela, musiche di Antonio Sinagra,coreografie di Aurelio Gatti.Lo spettacolo è prodotto da Roberto Toni per ErreTiTeatri 30.
Pochi i biglietti rimasti disponibili, in vendita al Botteghino del Teatro, on-line e nel circuito vivaticket.
Dopo Pisa, la tournée proseguità a Grosseto e Piombino per approdare poi, dal 27 gennaio al 5 febbraio, al Teatro alla Pergola di Firenze e continuare quindi negli altri principali teatri italiani.
Per informazioni Teatro di Pisa tel 050 941111 e www.teatrodipisa.pi.it.
Fonte: comunicato stampa
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