Buonasera signori, ringrazio l’Academy, ma il mio pensiero va agli altri, in particolare allo stimato John Williams. Non c’è musica importante, se non c’è un film che la ispiri. Ringrazio Quentin Tarantino per avermi scelto e Harvey Weinstein e tutta la troupe del film. Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria.
Queste sono state le parole che il Maestro Ennio Morricone ha pronunciato in italiano (con l’aiuto della traduzione in inglese fatta dal figlio) davanti alla platea degli Academy Awards, dopo aver ricevuto l’Oscar per la miglior colonna sonora realizzata per il film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight. Morricone aveva ricevuto in tutto sei nomination agli Oscar e una statuetta nel 2007 come premio alla carriera, riconoscimento considerato meno importante; ma il 2016 per lui è stato l’anno fortunato in cui la statuetta ha premiato un suo lavoro originale.
Quella di The Hateful Eight è senza dubbio una colonna sonora atipica: quando tutti si aspettavano i grandi temi cantabili tipici dei suoi lavori, Morricone ha preferito comporre musiche d’atmosfera imperniate su un breve tema inquietante e ripetitivo fin quasi all’ossessione. Si può ben dire che l’intera colonna sonora si regga su questa manciata di note che riappare più volte, variato, nel corso della partitura: nella traccia d’apertura (L’ultima diligenza di Red Rock) viene presentato dalla voce grave e pastosa del fagotto, in Neve dalla freddezza del glockenspiel, mentre l’orchestrazione si fa carica, tesa, fosca e allarmata.
Un tema quasi da film horror hanno detto molti, che spazia da frammenti tintinnanti alla Suspiria, fino alla westernizzazione di Bach, e a ragione dato che – per ammissione stessa del compositore – nasce dalle ceneri della colonna sonora de La Cosa di John Carpenter. Curiosamente, The Hateful Eight e La Cosa hanno molto in comune: l’ambientazione innevata, i litri di sangue, lo stesso protagonista (Kurt Russel) e persino parte della colonna sonora, anche se quella riutilizzata da Morricone per Tarantino deriva da una traccia scartata da Carpenter.
Tuttavia non si tratta di un semplice “riciclo”, ma di un intelligente riutilizzo effettuato attraverso pagine orchestrali molto ben ponderate: avendo escluso l’utilizzo di orecchiabili melodie, Ennio Morricone dà fondo alla propria creatività con un’orchestrazione raffinata in cui predominano timbri soffocati e confusi, come se lottassero per emergere contro la neve dello schermo (uno degli elementi fondamentali del film), nei quali però si colgono distintamente echi deliberatamente inseriti dal compositore che rimandano alle proprie opere degli anni ’60 e ’70, dai celebri spaghetti western di Sergio Leone e Corbucci alle colonne sonore per la Trilogia degli Animali di Dario Argento, ai Crudeli, Paura sulla città e infiniti altri. Una sorta di summa in cui il compositore, ormai quasi novantenne, sembra tirare le fila del proprio passato cinematografico per dimostrare non solo quel che è già stato fatto, ma che è ancora perfettamente in grado di superarsi, reinterpretarsi e regalare al pubblico qualcosa di nuovo.
Morricone ha 87 anni, ha da poco ottenuto una stella nella Walk of Fame ed è ormai un’antonomasia per quanto riguarda la composizione delle colonne sonore. Famoso soprattutto per i film western all’italiana, il compositore ha collaborato con registi come Duccio Tessari, Sergio Corbucci e Sergio Leone, realizzando le musiche per film come C’era una volta il West, Il grande silenzio, Il mio nome è Nessuno, la Trilogia del dollaro, Il mercenario, Una pistola per Ringo e tanti altri, lavorando anche con musicisti di alto livello come Paul Anka, Chet Baker e Mina. Musicista versatile e sperimentatore durante gli anni Sessanta e Settanta, ha composto brani per diversi generi cinematografici, come commedie, film di storia, melodrammi e thriller, dedicandosi anche alla ricerca e all’improvvisazione con il gruppo avanguardistico Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza.
Dagli anni Settanta Morricone fu un nome di rilievo anche nel cinema hollywoodiano, componendo musiche per registi americani come John Carpenter, Brian De Palma, Barry Levinson, Mike Nichols, Oliver Stone e Quentin Tarantino, continuando anche negli anni novanta comporre musiche per registi europei influenzando per due decenni musicisti rock, pop e metal come U2, Kasabian, Muse, White Stripes, Pet Shop Boys e Metallica.
La sua ultima colonna sonora è eseguita dalla Czech National Symphony Orchestra: come detto è una soundtrack cupa e particolare, diversa dalla conosciuta e precedente produzione del maestro, ma che esemplifica la versatilità di questo anziano e amatissimo compositore. Nonostante l’Oscar però il maestro ha dichiarato in un’intervista che questo lavoro non è tra i migliori che ha realizzato.
Luca Fialdini e Virginia Villo Monteverdi
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