… La dolencia
de amor que no se cura
sino con la presencia y la figura
(Cantico Spirituale” di San Giovanni della Croce)
Eros, anagramma di rose, mistero del corpo e del cuore.
Sesso somiglia a sasso, ha un suono duro e stupidamente materiale, pare più adatto ad un gergo machista e di possesso… oplà, sesso è in possesso (ovvero possesso contiene sesso).
Un’assurda morale crea separazioni, regole, norme quasi qualcuno dovesse decidere della vita degli altri e gerarchizzare un piacere a certe scelte ideali o ideologiche (o religiose).
In 1984 di Orwell il sesso è controllato, diretto, strumentalizzato….. tutti i Grandi Fratelli temono l’eros come sovversivo e ribelle (anche le nostre democrazie più o meno liberali, i regimi teocratici e quelli autoritari).
Octavio Paz, poeta messicano, ha scritto nel suo straordinario libro “La duplice fiamma Amore ed Erotismo”: “L’erotismo è sessualità trasfigurata: metafora. L’agente che muove sia l’atto erotico sia quello poetico è l’immaginazione. E’ la potenza che trasfigura il sesso in cerimonia e in rito, il linguaggio in ritmo e metafora”. E ancora più in là: “Le posizioni fondamentali della copula, secondo le incisioni di Giulio Romano, sono dodici, mentre i rituali e i giochi erotici cambiano incessantemente grazie all’azione costante del desiderio, padre della fantasia…”
La poesia dei corpi non è sesso, ma eros… il sesso serve alla riproduzione, al possesso, al dominio. Forse si dovrebbe sempre andare oltre ed esplorare la bellezza della libertà. Noi abbiamo una vita breve, per quello che ne sappiamo, ed è necessario che i corpi esultino.
Teresa D’Avila – Teresa de Jesus – parla d’eros quando ci svela con calde e profonde parole il suo rapporto con il Cristo e l’assoluto (che non può essere chiuso in un formulario d’economia domestica o socio-politica).
Voglio provocare sconcerto affinché le persone pensino ad un concerto di sensi che non sia sottoposto a giochi di potere e a gioghi morali.
Molti – di destra e di sinistra che siano o si dichiarino – sono ancora molto lontani da percepire l’eros come una fonte inesauribile e libera di vita… il Giardino delle delizie di Hieronymus Bosh (quasi certamente fratello del libero pensiero… se non adamita) ce ne fa pregustare la bellezza e la profondità al di là di alcune arbitrarie ed affrettate considerazioni di critici che si dicono attenti osservatori delle sue opere.
Mai dimenticare la gioia di vivere e di essere, esistere ed esplorare, creare ed assaporare.
Non è una questione di essere libertari o libertini, ma di guardare i sensi come realtà profonde che parlano e raccontano della vita.
Evitare di parlarne o parlarne superficialmente è essere tristi ed imbecilli.
Noi siamo esseri sensibili come dicevano Gassendi e Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac (l’autore geniale de “L’altro Mondo” e “Stati e imperi della luna”, meglio conosciuto per la commedia di Rostand che per la sua vera esistenza e il suo pensiero).
Ridurre la sessualità ad una questione di mosse e pruriti adolescenziali mai risolti, apparenti trasgressioni, paroline allusive ma innocue, rossori da comari e sacrestani, club privé o rapporti monogami e monotoni, significa non parlare delle potenzialità del corpo, dell’anima, del cuore, delle labbra, dell’immaginazione, delle mani, dei sogni e della libertà (che va ben oltre il genere o la differenza di generi, la coppia e il sentimento).
Gli alchimisti, ad esempio, parlano della bisessualità della materia (Rebis, Androgino Mistico)… del sole e della luna che si uniscono (Congiunzione degli opposti) … sentono ed esplorano questo incontro come la fonte inesauribile della vita e il segreto dell’esistenza.
Persino la storia del Giardino dell’Eden andrebbe ripercorsa rivisitata… come mai Eva ed Adamo, sempre nudi fino ad allora, si coprono i sessi umidi di vita e amore, dopo aver assaggiato la mela della conoscenza ed essere stati scoperti da Dio?
Che la vergogna di avere sessi e sensi sia il vero peccato originale?
L’esistenza senza piacere ed amore è arida.
L’eros è fonte inesauribile di scoperte e creazioni… povero è chi non conosce il sesso proprio o altrui e lo umilia con l’ignoranza e l’inesperienza.
Ho solo sparso semi per ulteriori riflessioni, conoscenze, percorsi, esperienze.
Questi miei versi inediti sono un dono ai lettori di Tuttomondo e una anticipazione della nuova raccolta che sto scrivendo.
Non ho più bocca, labbra
ma sabbia nel cuore
e un misterioso fiore
di cui non dico il nome.
Sale di un mare profondo
memoria di un girotondo
piccola scintilla di stelle
goccia ribelle di un fiume.
E come Quevedo sogno
nel corpo il senso di un sogno
e il fruscio umido del silenzio.
So che l’anima è un suono
un sussurro, un tuono
dentro la nebbia di un sentiero.
Alessandro Scarpellini
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