La splendida cornice che accoglie la manifestazione Pitti Uomo è la Fortezza da Basso di Firenze.
L’idea di creare eventi all’interno di monumenti è un ottimo pretesto per contribuire così alla loro manutenzione e al restauro che richiedono ingenti cifre.
Grazie a questo genere di manifestazioni la Fortezza da Basso si inserisce in una strategia di riuso dei luoghi, prendendo nuova vita, facendo rifiorire il patrimonio culturale con i suoi ospiti e sottolineando maggiormente l’importanza di contribuire alla sua salvaguardia rendendola, infine, un centro d’arte che contribuisce in maniera rilevante al dinamismo del territorio circostante.
Le condizioni che resero possibile la sua costruzione si legano a periodi di transizione che, ieri come oggi, animano le dinamiche mondiali: durante il rinascimento ci fu l’esigenza di orientare l’attenzione alle nuove tecniche di guerra che portarono alla riscoperta delle antiche tradizioni di tecnica bellica per fondere armi di artiglieria pesante; in questo clima nacque la Fortezza da Basso.
Spartiacque tra il periodo di transizione e incertezza precedente, e il successivo definitivo, fu il terribile assedio di 11 mesi che Firenze subì nel 1529-30, a opera delle truppe di Carlo V e del Papa Clemente VII. In quell’occasione la città fu trasformata e riadattata nelle sue mura trecentesche, lavorando notte e giorno, con terrapieni fittizi o temporanei. Quella della giovane Repubblica fiorentina fu un’impresa colossale, da veri David, che però non portò al successo.
Nell’ottobre del 1530 infatti, i Medici rientrarono e segnarono il passaggio dalla città-stato alla città capitale di quello che era inizialmente un ducato e che divenne, poi, granducato: la prima metà del Cinquecento vide una prolifera e costante attività fortificatoria della città nel suo territorio.
Fortezze medicee vennero erette in tutte le città principali e nei punti tattici, costruendo ex novo o modificando gli edifici preesistenti. Per poter attuare le fortificazioni più all’avanguardia i veri protagonisti dei nuovi cantieri furono i trattati che si conoscevano e le grandi menti di cui si disponeva: Michelangelo fra le prime.
Il leitmotif di questi complessi posteriori all’assedio è il mattone: rosso, cotto, durissimo, venne riscoperto nell’essere stracotto, e non morbido come lo voleva Michelangelo, che permetteva di far sgusciare le artiglierie operando così un’ottima difesa verso le nuove armi d’offesa.
La Fortezza da Basso rientra in questo piano di fortificazioni che vide la difesa dagli attacchi “radenti”: il tipo di tiro più usato dalle armi in quel periodo. Fu la prima fortezza in Toscana costruita partendo da questi criteri e inizialmente fu chiamata “Fortezza Alessandra” poiché fortemente voluta da Alessandro de’ Medici, poi “Fortezza di San Giovanni” in onore del patrono, e infine “Fortezza da Basso”.
Venne innalzata a ovest della città, inglobando l’antica porta a Faenza. Con la sua forma pentagonale, copre un’area di circa nove ettari di terreno, presenta grandi bastioni poligonali agli spigoli e nella gola troniere a cielo aperto, dove oggi si aprono delle feritoie fondamentali per l’attacco radente su grande scala.
A differenza delle vicine fortezze livornesi e pisana, la gola del puntone non risulta concava o molto stretta, ma ampia, larga e perpendicolare alla superficie di perimetro; dal lato verso la città venne innalzato il grande mastio poligonale, rivestito di pietra forte lavorata con bozze a forma di diamante e a palla, o a semisfera, che conferisce un senso di eleganza a tutto l’impianto. Questo mostra la continua ricerca formale operata dal Sangallo, della sua esperienza fortificatoria e forse una volontà di ricollegarsi al palazzo dei Diamanti del Rossetti a Ferrara.
La particolarità sta anche nel fatto che non rappresenta solamente una dimostrazione di potenza sul territorio, come ad esempio la vicina Cittadella pisana, ma anche una volontà di difendersi dal territorio stesso, dal popolo fiorentino: sugli spalti presenta delle posizioni di offesa protette, delle bocche di volata delle artiglierie rivolte verso la città, che ricordano quasi la tattica precedente di isolamento del forte tramite l’acquaticità, riscontrabile nel progetto originario della Fortezza Vecchia di Livorno.
L’elegante proporzione della scarpatura e l’attenzione ai dettagli di punta e angolari, fanno di questo forte un continuo spazio non solo utile e funzionale, ma anche bello da percorrere: oggi risulta in gran parte interrata dai lavori nei secoli, all’interno si trovano difficilmente parti riferibili alla struttura originaria, ma questo non le impedisce, proprio in virtù delle sue dimensioni, di essere un continuo riferimento per gli eventi cittadini.
L’evoluzione nell’ uso degli spazi della Fortezza da Basso è strettamente legato al commercio.
Mentre nei secoli passati l’anima del commercio è stata guerra, ai giorni nostri sono gli eventi come le fiere a essere gli strumenti più efficaci per le relazioni commerciali e pubbliche, proprio per ospitare gli eventi di Firenze Fiera, infatti, furono costruiti due padiglioni espositivi, il Padiglione Spadolini del 1977 ed il Padiglione Cavaniglia del 1996.
I suoi innumerevoli punti di forza vantano la vicinanza alla stazione, la capienza, lo spazio aperto e la possibilità di personalizzarlo in maniera libera grazie all’installazione di strutture leggere.
I giardini della Fortezza si collocano sul lato est del complesso tra i bastioni e il viale Filippo Strozzi. Vennero progettati da Giuseppe Poggi alla fine dal 1865 coprendo una superficie pari a 25.000 metri quadrati. Con la loro realizzazione si risolvono i problemi di dislivello tra i fossati delle mura della città e l’area dove si erge la Fortezza.
I giardini inseriti all’interno della fortezza avevano soprattutto funzione di sostentamento, con prevalenza di sviluppo a orti, in questo modo, in caso d’attacco, si sarebbe potuto provvedere al sostentamento rimanendo all’interno dell’area fortificata.
Oggi la percezione estetica del complesso è arricchita da moderne strutture leggere che, accostate all’imponenza delle fabbriche monumentali, non fanno altro che sottolineare ancor più questo contrasto che si legge nella differenza materica e nella concezione stessa della costruzione: permanenza e temporaneità.
Le relazioni che si instaurano tra il contesto monumentale, storico ed artistico di grande importanza e le architetture inseritevi, per far fronte agli spazi necessari per gli eventi, danno vita a rapporti formali di grande spessore. Padiglioni e tensostrutture inseriti nel contesto monumentale ne evidenziano la loro distanza, rispettando le aeree di interesse artistico e naturalistico.
Le tensostrutture essendo strutture leggere composte da elementi che formano lo scheletro portante, ovvero cavi e tiranti che sorreggono per tensione la tela o fibra di vetro che costituisce la copertura, rendono possibile la copertura di vaste aree.
La Fortezza da Basso risulta, quindi, essere una cornice di adeguata rappresentatività, dove gli spazi espositivi e quelli ricreativi del giardino dialogano in perfetta armonia.
Donatella Incardona e Chiara Lo Re
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