Nel peculiare contesto dei borghi – o comunque delle cittadine – fino alla seconda metà del Novecento, la banda era uno dei fulcri della vita musicale locale. Nella maggior parte delle realtà, i fulcri erano solamente due: il secondo era costituito dalla chiesa, specie se dotata di organo. Questo suo ruolo a dir poco centrale consisteva non solo nella sua funzione più essenziale di animazione musicale in occasione di ricorrenze o festività, tanto religiose quanto laiche, ma anche nell’essere uno dei pochi mezzi di diffusione della musica nel nostro paese.
L’attività musicale in Italia non è mai venuta meno, tuttavia è pacifico che fino all’avvento dell’elettronica e delle trasmissioni radiotelevisive – per non parlare di Internet! – la diffusione della musica, tanto popolare quanto colta, fosse fisiologicamente assai più limitata; a rimediare, per quanto possibile, alla lacuna provvedeva proprio la banda cittadina. Dalle marce d’opera alle nuove composizioni sacre (anche il Requiem di Verdi passò attraverso il filtro delle bande popolari), tutto veniva recepito da quello straordinario juke-box che erano le bande cittadine.
Il fenomeno bandistico naturalmente non si è esaurito e perdura anche ai nostri giorni, nonostante un importante ridimensionamento, in special modo per quanto concerne questa sua funzione di nunzio delle nuove musiche. Tuttavia, la banda aveva anche una grande importanza extra-musicale, inerente ai suoi stessi natali.
Ovviamente non esiste un anno preciso, un “anno zero”, per indicare la nascita della banda come organismo musicale; tuttavia non è errato indicare come lux et origo del fenomeno il XIV secolo, periodo in cui la musica è già ben consolidata anche all’esterno delle mura monastiche ed era portata in ogni contrada dai goliardi, dai giullari e soprattutto dai menestrelli. Una razza particolare di questi ultimi era quella che lo storico della musica e critico musicale Renzo Cresti nel suo saggio La vita della musica definisce «menestrelli municipali», ovverosia quei liberi professionisti che venivano stipendiati dai Comuni prima e dalle Signorie poi come guardiani e che dovevano emettere determinati segnali con gli strumenti in caso di pericoli o per altre evenienze. Tali menestrelli erano diffusi in tutta Europa, dall’Italia, alla Germania (dove venivano chiamati Türmer, letteralmente «uomini torre») all’Inghilterra (Waits). In questa prima fase, i menestrelli impiegano principalmente la tromba e la cennamella, uno strumento appartenente alla famiglia degli oboi.
La presenza duratura di questi menestrelli, dei professionisti a tutti gli effetti come si è già ricordato, ha fatto sì che la situazione si evolvesse rapidamente: l’attività di costoro ben presto non fu più circoscritta a mere funzioni di guardia, ma vennero anche incaricati di formare dei gruppi in modo da poter partecipare anche alle cerimonie civili. Questo è il primo embrione delle cosiddette bande musicali cittadine ed è di capitale importanza anche per lo sviluppo della musica strumentale all’epoca il primato musicale era attribuito alla musica sacra vocale, la musica strumentale veniva recepita con una connotazione fortemente negativa (sebbene ad alcuni menestrelli era concesso di esibirsi all’interno dei monasteri, peraltro dietro lauto compenso); la creazione di organismi musicali stabili, composti da professionisti, ha finalmente conferito alla musica strumentale quella dignità che le era sempre stata rifiutata. Per giunta, il contributo di queste bande nel corso del tempo è stato talmente forte da influenzare anche la musica sacra, basti pensare – ad esempio – agli organi bandistici presenti in tante chiese italiane. A ufficializzare questa situazione concorre l’organizzazione in Corporazioni da parte degli stessi musicisti, «fin dal 1334 a Londra e dal 1350 a Basilea». In Italia è attestata la presenza di una banda municipale nella Firenze di Benvenuto Cellini, incaricata fra le varie cose di suonare per la festa patronale di San Giovanni e di esibirsi sul balcone del municipio per le cerimonie e le ricorrenze. Queste primitive bande, inoltre, suonavano anche durante le Sacre Rappresentazioni e – precisamente come accade anche oggi – pure durante le processioni: è attestato, ad esempio, che già nel Trecento una banda musicale accompagnava la processione del Corpus Domini di Urbino.
- Pisa celebra il “suo” Guglielmo Tell - 4 Marzo 2020
- “Don Giovanni” al Teatro Verdi di Pisa, un succès de scandale - 27 Gennaio 2020
- “Ernani” ritorna al Verdi di Pisa in cappa e spada - 17 Dicembre 2019