A circa un mese dall’uscita del loro terzo album, Carnival (per Phonarchia dischi con la produzione di Nicola Baronti), la band pisana dei Venus in Furs si è esibita in un live al teatro cinema Lumière di Pisa il 4 marzo, in occasione della serata “Non si esce vivi” organizzata dalla lista universitaria Diritti a Sinistra.
Il disco ha visto al lavoro gli attuali componenti della band: Claudio Terreni (voce, chitarra e pianoforte), Giovanni Ciancia Boschi (batteria e cori) e Marzo Zorro Doni (basso e cori), che, nonostante alcuni cambi di formazione negli anni precedenti, hanno continuato a fare musica insieme dal 2008. Band energica, con alle spalle due dischi (Siamo Pur Sempre Animali e l’Ep BRA, Braccia Rubate All’Agricoltura entrambi per Phonarchia), svariate premiazioni a contest musicali e con un tour in attivo, quella sera hanno dimostrato un’eccellente presenza scenica e hanno saputo intrattenere il pubblico del locale con un’esibizione impeccabile, coinvolgente e divertente. Il Lumière era pieno, il pubblico impazzito e l’atmosfera carica, comoda e familiare. Un gruppo preparato, unito e professionale che è riuscito a creare coi suoi fan un legame fortissimo che andava oltre la separazione fisica tra palco e platea. Una vera e propria performance di coinvolgimento dove per qualche ora le persone in platea si sono sentite unite mentalmente.
Nell’occasione del live i Venus in Furs hanno raccontato qualcosa in più sul loro nuovo lavoro e sulla loro storia di musicisti.
Se vi doveste guardare indietro di un anno esatto, come vi sentite cambiati nell’esecuzione live?
Giovanni: «Diciamo che ci sentiamo soprattutto cambiati fisicamente, siamo “marciti in maniera pesante”».
Claudio: «Abbiamo fatto più concerti che ci hanno fatto fare esperienza, dal Bar Sport al locale più serio, da Osimo in Abruzzo all’apertura dei Verdena. Chiaramente tutto questo ci ha allenati».
I Venus in Furs che cosa ascoltavano durante la realizzazione di Carnival?
Claudio: «Zorro li sa tutti, ma si dimentica sempre i Gatti Mezzi e Bobo Rondelli, quelli li voglio in cima. Vai».
Zorro: «Ognuno di noi ha ascolti e gusti diversi e spero che questo si senta abbastanza nella fase di arrangiamento e produzione dei nostri dischi. Il buon Claudio si è buttato in particolare sul cantautorato dei Gatti Mezzi e di Bobo Rondelli e poi a livello testuale sul cantautorato dagli anni ’50 a oggi, per esempio Celentano, con la cover di Prisencolinensinainciusol presente in questo disco. Abbiamo fatto riferimento a gruppi esplicitamente più rock come i Black Keys o la produzione di Jack White. Io ho spaziato molto sull’elettronica, in particolare verso Trip Hop, genere che mi piace parecchio, passando attraverso Massive Attack, Portishead, Amon Tobin, fino a tutta la scena della Motown anni ’70. Giovanni invece…».
Giovanni: «Io ho copiato loro».
Zorro: «Sai, Giovanni è uno che adora molto Sanremo e il Metal» (ride).
Nell’ultimo lavoro i Venus in Furs affrontano diversi temi: amore, trattato in maniera sarcastica, politica odierna, vita di tutti i giorni; e trapela un certo orgoglio e nostalgia per “l’essere italiani”. A quale tema vi sentite più legati?
Claudio: «E se non ne volessimo trovare un solo? Si chiamano album proprio perché ci sono tanti temi».
Allora potete scelglierne due.
Claudio: «Ci sono vari punti. Quelli che parlano dei rapporti interpersonali, altri che parlano di fatti esterni. Ci sono sfaccettature e temi diversi che poi abbiamo raccolto in modo unitario nel disco. Sceglierne uno sarebbe un po’ riduttivo».
Giovanni: «Io l’amore. Sono particolarmente legato all’amore» (ride).
Claudio: «Sì, alle more…».
Bello il pezzo Battle: sembra molto in linea con le problematiche della nostra generazione. Com’è nata, come è stata composta?
Giovanni: «Diamo la risposta sincera o quella impacchettata “da intervista”?».
Ovviamente quella sincera.
Claudio: «Bene, il testo è nato in fondo al disco, due ore prima di registrare la voce, infatti Nicola Baronti, produttore del disco è stato testimone di questo fatto. Musicalmente era già pronta da un po’, però non si trovava mai la chiave per rendere il ritornello come volevamo, e quindi il testo di conseguenza è stato assemblato un po’ all’ultimo minuto».
Giovanni: «Anche musicalmente c’è un po’ da ridire su questo pezzo».
Claudio: «L’argomento invece era già chiaro sin da un po’ di tempo. Diciamo che ci ho messo circa una decina di mesi per scegliere di cosa parlare in quel pezzo, sono stato un po’ lungo io. Però devo dire che è uno dei pezzi che sta piacendo di più, molte persone me lo hanno detto».
E per quanto riguarda la composizione in generale? Come siete cambiati?
Claudio: «Con questo disco stiamo cercando di uscire da vecchi schemi di composizione ed affacciarci a nuove vie. Questo è il cambiamento più grosso rispetto al passato».
Giovanni: «Lavoriamo di più sulla scrittura sia compositiva che testuale, siamo partiti da questo punto. Abbiamo lavorato cominciando da chitarra voce, piano e voce e poi ci siamo dedicati agli arrangiamenti. In passato invece lavoravamo più sullo strumentale che poi veniva riadattato, lavoravamo in modo più “rock”, tipo: oh c’ho un giro che funziona! E da questo buttavamo giù il resto del pezzo, cercavamo gli arrangiamenti giusti e poi alla fine trovavamo il testo. Questa però è una chiave che stiamo sempre più escludendo, anche per i pezzi nuovi, quelli che verranno dopo Carnival».
Dopo aver ascoltato il vostro disco mi viene da chiedervi: c’è qualche tifoso di calcio tra voi?
Zorro e Claudio: «Sì, noi due lo siamo. Fiorentina e Juve».
Giovanni, ridendo: «Io no, a me non me ne frega proprio nulla».
Perché c’è il mito anni ’90 Christian Vieri nei vostri pensieri più neri che fa il ballerino in tv…
Giovanni: «Vieri secondo noi è il Che Guevara del 2016».
Claudio: «Secondo Zorro. Mi dissocio da tutto questo. Scherzi a parte, il nostro pezzo Vieri parla di ambizioni finite male in realtà. È stato scelto questo personaggio come mascotte di questo concetto, perché in realtà è stato un grande centroavanti sia della Fiorentina che della Juventus; purtroppo alla fine ha preso altre strade non buone e si è dedicato ad altro. Insomma, ha finito male la sua brillante carriera». (seguono discorsi sulla cattiva strada intrapresa da Vieri e sulle sue abitudini viziose e poco salutari in stile Diprè, ndr).
E Ogni Maledetta Domenica? Anche questa parla di calcio?
Claudio: «No, no, questo è un pezzo che parla della Fi-Pi-Li».
La sfida dei Venus in Furs per il 2016?
Claudio: «Sicuramente suonare quanto l’anno scorso, questa sarebbe proprio una grande sfida! Sicuramente finire questo tour e arrivare vivi in fondo visto gli ultimi avvenimenti col pulmino e incidenti vari. Insomma arrivare tutti vivi alla fine del tour con lo stesso team di partenza. L’anno scorso abbiamo fatto circa 80 date, è dura ma ci si prova».
Zorro: «E’ un casino soprattutto quando non hai i roadies. Sei sfigatello, fai tutto da solo e lì diventa deleterio dal punto di vista fisico».
Claudio: «Andiamo a sbronzarci».
Virginia Villo Monteverdi
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