Madonna che silenzio c’è stasera (Maurizio Ponzi, 1982)
«O tu vai in Perù, o tu sposti la Chiesa, o tu vinci al Totocalcio»
(Massimo Sarchielli in una battuta di Madonna che silenzio c’è stasera)
Voce eccentrica, surreale e romantica del nuovo cinema comico italiano degli anni Ottanta, Francesco Nuti nel 1982 aveva appena concluso la sua esperienza con il gruppo comico de I Giancattivi, trio che comprendeva Nuti, Alessandro Benvenuti e Athina Cenci. Il gruppo aveva dato vita ad un lungometraggio diretto da Alessandro Benvenuti il cui titolo rispondeva al nome di Ad Ovest di Paperino. La stampa dell’epoca urlava a gran voce che «la febbre del cinema divora e distrugge il cabaret» e Madonna che silenzio che stasera rappresentava per il comico nativo di Prato il primo film da solista. Alla regia fu chiamato Maurizio Ponzi visto che Nuti non si sentiva in grado di affrontarla e, tirando una frecciata ad altri suoi colleghi comici, disse che «la regia bisogna saperla fare, non si può improvvisare. La regia richiede una capacità tecnica che personalmente non ho e credo che non abbiano neppure gli altri miei colleghi, visto che parecchi per realizzare la loro “opera prima” sono ricorsi ad un “ombra” che li seguiva sul set». Parole dure e corrosive quelle di Nuti che ci aiutano comunque ad affiancarsi al suo punto di vista sulla situazione della commedia italiana del periodo.
Rispettando una delle regole classiche del canone drammaturgico – l’unità di tempo – Madonna che silenzio c’è stasera narra la giornata tipo di Francesco, disoccupato che abita nella provincia industriale di Firenze, che vive in un appartamento di fronte a quello della madre possessiva e folle, lasciato dal padre nell’età dell’infanzia e lasciato dalla fidanzata Maria. Ho parlato di provincia industriale di Firenze perché nel 1982 la città di Prato e zone limitrofe (infatti il film è girato anche a Tavernelle Val di Pesa e Montemurlo) non era ancora una provincia a sé stante e la provincia che Nuti ci vuole narrare è assolutamente distante dal concetto di “centro”. È una Prato fatta di Case del Popolo e di industrie tessili, ma quello che rende speciale la provincia rappresentata è la totale anti-modernità dei luoghi, delle scene e del calore visivo che esse trasmettono. Nuti e Ponzi riescono a cristallizzare una situazione fuori dal tempo in modo da rendere la provincia uno stato mentale, oltre che un confine territoriale che blocca il giovane Francesco in giornate monotone e ripetitive. La solitudine della provincia è messa in chiaro sin dall’inizio del film: Nuti compie un dialogo/monologo allo specchio e poco dopo si rivolge al suo membro chiamandolo Luigi.
La comicità slapstick di Nuti è inarrestabile in questo film: in ogni scena è presente una battuta o una sequenza memorabile nella quale la situazione paradossale, condita da tonalità surreali ma allo stesso tempo crude e terrene, rende Nuti un pupazzo comico e malinconico, spaesato ma allo stesso tempo figlio del proprio tempo e della propria terra. Il suo cattivo rapporto con gli oggetti meccanici, come la sveglia che continua a suonare dopo continue cadute dal comodino o il telaio-assassino dell’industria tessile, rimanda a tutta una scuola di mostri sacri della comicità, da Chaplin a Peter Sellers.
«Qui non c’è altro che il telaio e gli uomini, non sono uomini, ma bachi da seta», queste parole pronunciate da Il Magnifico, eccentrico personaggio interpretato da Massimo Sarchielli, sono un campanello dall’allarme sull’alone cupo che film nasconde. Francesco, di fronte ad una schiera di operai con dita mozzate dal telaio e menomazioni fisiche dovute dal lavoro di fabbrica, si comporta da proto-luddista iniziando a tirare calcioni al macchinario tessile; in questo Madonna che silenzio c’è stasera, oltre ad essere una semplice ed innocua novella quotidiana dai toni naif, può essere considerato come un riflessivo e amaro apologo sulla solitudine e sull’alienazione dal lavoro di fabbrica.
Il film è divenuto celebre anche per la famosa scena del concorso per dilettanti allo sbaraglio. Francesco, per fuggire da una pseudo-rapina ai danni di un ortolano, si ritrova nel bel mezzo di un concorso canoro: tra un prete (Ricky Tognazzi), un cantautore di professione vigile e una rock band di provincia (nella quale compare anche Daniele “Bud” Ancillotti, futuro singer della Strana Officina), tutti indistintamente interrotti da lanci di pomodori e verdure, ecco che Francesco riuscirà ad ingraziarsi il pubblico con la sua celebre Pupp’a pera.
Madonna che silenzio c’è stasera è la prima tappa solista di un viaggio cinematografico, sfortunatamente non molto lungo per Francesco Nuti, che toccherà tantissime tappe di comicità e affronterà la commedia italiana da un lato assolutamente fresco e innovativo lungo gli anni Ottanta e gli anni Novanta.
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