È un ritratto in agrodolce quello che emerge dall’intervista a Francesco Picone, organizzatore dello Smallmovie Festival di Calcinaia (Pisa), giunto alla quinta edizione. Smallmovie Festival è una rassegna cinematografica annuale che si pone l’obiettivo di proporre al pubblico una selezione di cortometraggi di videomaker italiani ed internazionali. Infatti il patron della kermesse, che è anche un giovane e talentuoso regista, è convinto che ci sia ancora spazio per gli autori italiani, ma che le ristrettezze di budget li costringano a cercare finanziamenti nelle co-produzioni internazionali.
Per i lettori di Tuttomondo lo Smallmovie Festival non rappresenta una novità assoluta. La prima volta che le strade di Tuttomondo e della kermesse pisana si sono incontrate è stato in occasione della terza edizione del 2014; per l’edizione dell’anno successivo, invece, abbiamo dedicato un’intervista al vincitore Antonio Losito. Adesso le strade della webzine pisana e del festival si incontrano di nuovo per dar voce a Francesco Picone, organizzatore della kermesse, ma anche giovane e talentuoso regista.
Francesco Picone, nel 2012 è cominciata l’avventura dello Smallmovie Festival. Qual è stato il primo obiettivo che vi siete posti lei e i suoi collaboratori?
«L’idea mia e del mio socio Simone Lagi è sempre stata quella di creare un luogo d’incontro tra autori e pubblico. Per noi quindi, è importante la partecipazione sia del pubblico ma anche degli autori stessi, chiamati a presentare le proprie opere prima della proiezione».
Un aspetto che, sin dalla fondazione, mi è sembrato particolare del vostro festival è quello di essere aperto a tutti i generi, ma di avere all’interno un premio speciale per la categoria horror. È stata una scelta per facilitare la giuria, visto che tutt’oggi è un genere che non viene nobilitato? Non c’è il rischio che sia un boomerang che apre le porte all’ennesima ghettizzazione del genere?
«Essendo regista horror, mi ero accorto che erano pochi i festival in Italia dedicati a questo tipo di film, e che i tanti festival “aperti a tutti i generi” in realtà non lo erano. Creare una sezione apposita per questo genere, è un po’ come rassicurare il regista horror, dicendogli che qui può iscrivere la sua opera».
Siete alle soglie del quinto compleanno. Le prossime sfide che il suo festival dovrà affrontare quali saranno? E se può dircelo, qual è stata la sfida vinta di cui andrà fiero e l’occasione sfumata che magari poteva dare una svolta al festival?
«La sfida vinta è quella di avere ogni anno la sala gremita di gente durante le proiezioni. Le occasioni sfumate sono i vari ospiti, diciamo “big”, che causa budget è sempre difficile avere durante l’evento».
C’è un nome che le piacerebbe avere come ospite di richiamo nella prossima edizione sia nelle vesti di attore, di regista o di giurato?
«Paolo Virzì».
Francesco Picone è anche un regista. Anger of The Dead – che ho visionato lo scorso anno al FiPiLi Horror Festival di Livorno – ha avuto co-produzione internazionale nella figura di Uwe Boll. Cosa sta preparando attualmente?
«Ho appena finito una nuova sceneggiatura horror dal titolo “Dead Bride” di cui ho realizzato un pitch trailer, e sto avendo vari meeting con alcune compagnie. È sempre più difficile avviare questo tipo di produzione. Adesso invece ho iniziato a scrivere un’altra sceneggiatura, di genere fantastico».
Pensa che la strada della co-produzione internazionale sia la vera sfida che il cinema di genere italiano deve accettare?
«Credo sia l’unica strada percorribile attualmente. Non c’è nessun sostegno e interesse da parte dei nostri produttori per il cinema di genere in Italia. I motivi sono molteplici, ma nel nostro paese ci sono molti registi validi che faticano ad emergere anche a causa dei ridicoli budget a disposizione».
Tomas Ticciati
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