The Smell of Us (The Smell of Us, Larry Clark, 2014)
The Smell of Us è l’ennesimo prodotto controverso il cui tema centrale si fonda sulle sregolatezze di un gruppo di adolescenti nei sobborghi parigini. Diretto da Larry Clark, il film è stato presentato in concorso alla 71esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia riscuotendo un successo bivalente. Ma chi conosce il regista, sa bene quali sono le sue fissazioni e quale sia il suo stile di regia, quasi invasivo e penetrante, che stupisce e impressiona allo stesso tempo.
Di per se già il titolo (Il nostro odore), ci fa ben comprendere l’intenzione del regista che, attraverso inquadrature ben delineate e un utilizzo curato della ripresa amatoriale, riesce a farci percepire l’odore che trasale dalla pelle dei personaggi: come non poter citare quindi la scena in discoteca in cui, attraverso una dicotomia musicale in contrasto con ciò che vediamo, il lento strofinarsi gli uni sugli altri, sudati, affannati ed intenti a ballare, ci trasmette l’essenza e la pesantezza dell’aria viziata che aleggia nella stanza colma di gente.
Come in Kids o Ken Park, veniamo proiettati in un universo fatto di giovani, immaturità, droga, alcool e sesso senza regole, in un mondo in cui l’adulto irresponsabile non entra a far parte della vita del ragazzo, ma lo lascia affrontare la propria crescita con superficialità. Clark propone così una forte denuncia all’abbandono quasi totale dei propri figli mostrandoci una madre del tutto alcolizzata, drogata ed ossessionata in maniera opprimente dal figlio, il quale per mantenersi e trovare una sorta di fuga dal decadente mondo che lo circonda, decide di vendere il suo corpo ad estranei pur di guadagnare un po’ di soldi, a discapito però della propria dignità, rischiando di non riconoscere più neanche se stesso.
Come ci insegnano gli studi, il cinema non è solo dialogo, ma è anche saper raccontare una storia attraverso le sole immagini in movimento. Questo è esattamente ciò che fa Larry Clark con The Smell of us. La scarsità dei dialoghi, lontani dalla nostra idea di realtà, fa in modo che la comunicazione tra spettatore e immaginario filmico avvenga attraverso un codice visivo che funge da interlocutore: un linguaggio crudo, incisivo, tagliente, vero e amaro. Nel corso del film possiamo notare un tripudio di micro tematiche che il regista intende analizzare, mettendo alla prova le nostre reazioni: la rifiutata omosessualità di un ragazzo; il desiderio di sballo totale fatto da ogni tipo di sostanza; il lerciume dell’underground di una città. Gli adolescenti di The Smell of Us sembrano disturbati da qualcosa che Larry Clark non decide di mostrarci in maniera esplicita, ma intende piuttosto farci capire quali possono essere gli effetti negativi legati all’abbandono affettivo degli adulti.
Con uno stile di regia, per alcuni aspetti puramente legati all’ambito tecnico del termine, paragonabile al danese Lars Von Trier, per altri più vicino invece all’idea del reietto che vaga per le strade alla vana ricerca del proprio “Io” riconducibile ad un debuttante Gus Van Sant di fine anni ’80, Larry Clark questa volta ci invita a porre una riflessione sul marciume che ci circonda, il marciume che le varie società hanno creato a discapito di una sana e corretta educazione del futuro.
Lorenzo Talotti
- “Il cinema dipinto”, l’arte pittorica e cinematografica di Enzo Sciotti - 22 Settembre 2017
- L’anarchia antifascista di Giannini e Melato nel classico della Wertmüller - 21 Agosto 2017
- I Rhapsody con il loro tour d’addio alla Festa dell’Unicorno - 22 Luglio 2017