Anima e cucina. Hildegard von Bingen e la completezza umana

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Si può parlare di cucina e diversità anche partendo da un viaggio fluviale lungo il Reno, la regione in cui visse Hildegard von Bingen. Nata nel 1098, Hildegard fu mistica, curatrice, erborista, musicista, consigliera di papi e re, e soprattutto donna che sovvertì idee e preconcetti di un’epoca con le donne niente affatto tenera.

Il tratto del fiume che divide le regioni dell’Assia e della Renania Palatinato, smentendo le idee preconcette sulla Germania grigia e piena di fabbriche, è invece un luogo romantico e dolce, fra declivi pieni di vigne, castelli, ruderi, piccole città dai caratteristici tetti aguzzi, con le facciate divise da graticci di legno, le finestre con i vetri a bottiglia e fiori che spuntano a ogni angolo. Costeggiando lentamente le due rive ci si può fermare a uno dei tanti piccoli attracchi, visitare il paese o il castello che ci ha affascinato da lontano e poi ripartire con il battello successivo. E’ cosi che alcuni anni fa sono arrivata, partendo dall’abitato di Rudesheim am Rhein, all’Abbazia di Eibingen.

abbazia di Eibingen

In questa, che si erge solitaria fra vigneti e campi ordinati, la vista spazia sul Reno e sui declivi circostanti: qui è vissuta nell’ultima parte della sua lunga vita una donna eccezionale, unica nel suo tempo, Hildegard von Bingen.

Animata da un’intelligenza vivissima, si interessa a ogni aspetto della vita umana e naturale, studia le erbe e i loro benefici, sorretta dall’assoluta certezza che la conoscenza della vita della terra, sia umana, vegetale o animale, è il mezzo per conoscere e onorare la perfezione, la grandezza e la bellezza di Dio.

Hildegard ne esalterà il sacro nome anche componendo bellissimi brani musicali, in cui evoca l’armonia celeste con voci e suoni che ancor oggi toccano profondamente lo spirito dell’ascoltatore.

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Convincendo l’abate Kuno del convento di Disibodenberg, dove alloggiava in una piccola enclave di monache, riesce a studiare medicina, seguendo gli insegnamenti del monaco Volmer, che aveva studiato alla famosa Scuola Salernitana, e già questo è eccezionale, se si considera che all’epoca era impensabile che una donna, e per di più una monaca, avesse un precettore di sesso maschile.

Hildegard intrattiene rapporti epistolari con tutti i grandi del suo tempo, da Bernardo di Chiaravalle all’Imperatore Federico I, e i suoi illustri corrispondenti tengono in gran conto le sue parole.

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A metà della sua vita inizia a scrivere libri profetici, sulla base delle visioni divine che ha fin dall’infanzia. Diventa così tramite fra Dio e l’uomo, per diffondere la saggezza che Dio vuole che l’umanità conosca. Le sue opere sono Scivias (Conosci le vie), Liber vitae meri-torum (Il Libro dei meriti della vita), Liber divinorum operum (Il Libro delle opere divine), in cui fra i tanti profondi concetti che Hildegard esprime (che Dio stesso le invia) ce n’è uno incredibilmente moderno che informa tutti i suoi scritti: l’uomo è parte del tutto e il tutto è l’opera d’arte di Dio, “Tutto, infatti, tutto ciò che esiste nell’ordine di Dio, risponde con tutto”. L’uomo è quindi responsabile non solo di sé, ma anche di ciò che lo circonda, non solo della sua anima ma anche del suo corpo e della terra in cui vive, un concetto che l’umanità dopo quasi mille anni non ha ancora recepito, o perlomeno non in molti lo hanno fatto.

Hildegard scrive anche due libri scientifici, molto importanti: Physica e Causae et curae. Nel primo le sue ricerche sul campo, come si direbbe oggi, analizzano le proprietà che piante, pietre, fiori e animali esercitano sul corpo dell’uomo e sulla sua anima. Hildegard ha una profonda convinzione: non c’è alcuna scissione fra corpo e anima, l’uomo è spirito e carne, mai separabili, e l’anima soffre per le cattive azioni ma anche per il dolore fisico e per il cibo sbagliato, in una sorta di concezione olistica ante litteram.

Hildegard e il monaco Volmar

«Il corpo e l’anima si appartengono/Come l’uomo e la donna/Come il divino e il terreno/La terra e l’acqua/Il sole e la luna/Gli uccelli all’aria/ Il pane al forno/E il fuco al miele».

In Causae et curae ci sono consigli per malati e sani, per la tavola, per la semina e per la cura degli animali. In modo lieve e aperto Hildegard considera sani «[…] quelli che la giusta carne e il giusto sangue e uno spirito allegro e la gioia nell’animo vi mettono». Attribuisce grandissima importanza alla Viridas, concetto creato da lei stessa, che rappresenta la forza vitale che permea tutto l’esistere e che fa sì che tutto cresca e si rinnovi. E’ la forza che è nella terra e nell’uomo, nelle sue buone azioni, nella pazienza e nella giustizia divina: «La verde forza vitale genera le gemme e dalle gemme il frutto. Le nuvole tracciano il loro cammino. La luna e le stelle risplendono di forza ignea. Dal legno secco germogliano di nuovo le gemme grazie alla forza verde. Tutte le creature hanno qualcosa di visibile e di invisibile in loro. Ciò che vediamo è solo una debole ombra; molto più potente e vitale è ciò che non si può vedere».

Moltissimi sono i suoi consigli sugli alimenti, molti validi ancor oggi, altri che invece riguardano cibi e carni, consueti nel medioevo, che oggi sono invece scomparsi o protetti, come il cigno, il castoro, l’orso. Hildegard spiega l’uso delle spezie, indispensabili per la cucina medioevale, che si mescolano anche al vino e alla birra, e invita alla moderazione e alla giusta misura, niente banchetti, ma neppure astinenza: «Nella sabbia arida non cresce nulla e la terra non dà frutti se viene troppo smossa e scavata dall’aratro, sulla nuda roccia cresce solo sterpaglia spinosa. Proprio in questo modo l’astinenza esagerata dal cibo indebolisce l’uomo. Lo secca. Lo stesso vale per l’astinenza severa dalla vita sessuale. Equivoco è il richiamo a tale virtù, e chi si ritiene santo perché la applica sbaglia».

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Nei suoi scritti, però, non si trovano ricette vere e proprie, ma innumeri suggerimenti, come il Vino alla Lavanda: «La lavanda selvatica è calda e secca e il suo calore è benefico. Se si fa cuocere il vino con la lavanda e lo si beve, se ne otterranno una conoscenza e una comprensione più pure». Oppure le Tortine alla noce moscata: «La noce moscata ha la capacità di aprire il cuore di chi la mangia, purificarne l’animo e donargli una buona facoltà di comprensione. Prendi, come sempre, della noce moscata e della cannella in egual misura e un po’ di chiodi di garofano e polverizzali. Poi con questa polvere, un po’ di pangrattato e dell’acqua fai delle tortine e mangiale spesso, e vedrai che l’amarezza del tuo cuore e del tuo animo si placherà, e il tuo cuore e i tuoi sensi intorbiditi si apriranno, e il tuo spirito diventerà allegro e i tuoi sensi si purificheranno. In te diminuiranno tutti i fluidi dannosi e il tuo sangue riceverà un fluido positivo che ti rafforzerà».

Chi si volesse cimenta con le ricette medievali ispirate ai consigli di Hildegard ha comunque una possibilità, il libro di Eve Landis: Hildegard von Bingen, Ricette per il corpo e per l’anima, Guido Tommasi Editore, Milano, 2000.

Ne ho provate alcune, trovandole deliziose, e mentre mangiavo pensavo felice alle parole di Hildegard: «Sono i cinque sensi che danno all’uomo la sua completezza».

 

Claudia Menichini

Dario Soriani
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