“A Spasso col Musical” nasce dall’esigenza di far conoscere e parlare al pubblico italiano del musical theatre, uno dei generi di maggior successo dell’industria dell’intrattenimento.
Questo articolo è una breve introduzione del musical teatrale, a quello cinematografico sarà dedicato un articolo apposito. I musical che verranno citati sono spettacoli che hanno segnato lo sviluppo del genere dal punto di vista della piena integrazione delle tre discipline: danza canto e recitazione.
Il musical affonda le sue radici in un nutrito numero di generi: il repertorio operistico, in particolare operetta e Opéra-comique (spesso filtrato dalle traduzioni in lingua inglese per i teatri londinesi), il Vaudeville, la Pantomina, il Burlesque e i minstrels shows. Nel XIX e almeno nella prima metà del XX secolo il musical era sovrapponibile in larga parte ai generi succitati. In questo periodo i musical erano spesso paragonabili a riviste, con poca integrazione tra testo e musiche. Il libretto e la trama erano relegati in secondo piano con una maggiore attenzione all’aspetto spettacolare, al quale veniva dato ancor più risalto attraverso costumi sontuosi, ambientazioni esotiche e un numero elevato di ballerini in scena. Questo era soprattutto vero negli anni della grande depressione, dove il popolo americano cercava di evadere dalla cruda realtà quotidiana. Due titoli si distaccano dall’andamento generale del periodo: Show Boat (1927), di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II e Porgy & Bess (1935) dei fratelli Gershwin. In entrambi si parla, infatti, di tematiche scottanti per l’epoca, il personaggio dell’afroamericano acquista nuova profondità e il razzismo è dipinto con un realismo mai visto prima.
1. Show Boat, fotografia pubblicitaria delle prima produzione di Broadway
Sicuramente è la coppia Rodger e Hammerstein ad avere condizionato di più il musical. Autori di grandi successi come South Pacific (1949), The King & I (1951), The Sound Of Music (1959), è con Oklahoma! (1943) che abbiamo piena integrazione tra danza, canto e recitazione: l’azione drammatica vieni infatti portata avanti anche dai numeri musicali e dalle coreografie di Agnes De Mille.
2. Oklahoma! Theatre Guild production
Con West Side Story (1957), rivisitazione in chiave moderna di Romeo e Giulietta, i giovani e le loro problematiche entrano a Broadway. I quattro autori – Stephen Sondheim, Leonard Bernstein, Arthur Laurents e Jerome Robbins – lavorano insieme per fare della danza, del copione, della musica e delle parole un continuum artistico. Le coreografie di Robbins sono una pietra miliare per la storia della danza Jazz.
3. West Side Story, fotografia della prima produzione di Broadway
Hair (1967 off-broadway, 1968 broadway) di Galt MacDermot, James Rado e Gerome Ragni, segna a tutti gli effetti l’ingresso della musica rock e pone le basi per i successivi rock musical. Attraverso un gruppo di giovani hippies, Hair tocca molte tematiche scottanti care alla generazione giovanile dell’epoca: la guerra e la sua futilità, l’uso di droghe, la libertà sessuale, l’omosessualità, la tolleranza razziale, il rispetto per gli individui e l’ambiente. Hair utilizza stilemi e metodi tipici del teatro d’avanguardia e dello happening che si riproporranno in molti altri musical: dalla creazione attraverso il workshop alla forzatura e rottura della quarta parete, con gli attori che agiscono in platea.
4. Hair, Parkteatret, Moss (Norvegia)
Sono registi e coreografi come Agnes De Mille, Jerome Robbins, Bob Fosse, Michael Bennet che portano il genere verso il musical completamente integrato. La danza viene integrata nel plot fino a diventarne colonna portante. A Chorus Line (1975) di Marvin Hamlisch, Edward Kleban, Nicholas Dante e James Kirkwood Jr, porta in scena, grazie alla regia e alle coreografie di Bennet, un gruppo di ballerini alle prese con le audizioni per uno spettacolo di broadway. Qui infatti è la danza stessa ad entrare nella vita e nelle storie dei personaggi ed è il suo linguaggio ad esprimere i sentimenti più profondi.
5. A Chorus Line, the Lupton Theatre
L’Operatic Musical, o Megamusical, segue la scia del grand-opéra: ricchi costumi e scene, l’amore e il suo aspetto tragico, l’importanza di effetti speciali e coreografici. Al posto dell’alternanza di numeri musicali e dialoghi in prosa si preferisce l’uso della partitura continua dove le parti recitate sono sostituite da canzoni o recitativi basati sulla forma operistica. Maestro del genere è sicuramente Andrew Lloyd Weber con titoli come Evita (1978), The Phantom of the Opera (1986 Londra, 1988 New York) e Sunset Boulevard ( Londra, 1993).
6. The Phantom Of The Opera
Il Musical non si esaurisce qui. Ad oggi è in continua evoluzione e la sua popolarità ha raggiunto l’Europa continentale e il resto del mondo. Austria, Germania, Francia, Giappone sono diventati poli creativi e produttivi che si affiancano al mondo anglofono. Basta vedere il successo di Elisabeth (1992), Tanz Der Vampire (1997), Les Dix Commandements (2000) e Rebecca (2006) per comprendere quanto ormai il genere sia di pertinenza mondiale.
7. Tanz Der Vampire,Theater des Westens in Berlin
Photocredits: 3. da wikipedia, autore Heyszilard0 4. da wikipedia, autore GisleHaa 5. da wikipedia, autore Dcdjdrew; 7. da wikipedia, autore Zwalkingdead
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