Il suono del Classico: Donna Summer

Love To Love You Baby di Donna Summer, la regina erotica della Disco Music

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Per questo numero dedicato alla donna parleremo oggi di una diva dell’era d’oro della musica disco, che, dopo 40 anni di carriera e milioni di singoli venduti, ci ha tristemente lasciati nel maggio 2012: Donna Summer.

Artista originale, tormentata, ambiziosa, provocatrice, iconica, viene spesso ricordata come la First Lady of Love o come Queen of the Disco, vestita di palliettes, con abiti succinti in lurex e semi trasparenti, coperta di piume, e con gonne dagli spacchi vertiginosi, che spesso mettevano in mostra il suo corpo tonico e sensuale. Una personalità forte e sfuggente, un viso e una voce che hanno segnato gli anni d’oro della musica di metà anni 70, che tra funky, black music e R&B, ha trascinato dentro anche i bianchi, generando quel connubio che si è chiamato Disco.

A chi non risulta familiare quest’artista vorrei parlare da un altro punto di vista. Avete mai sentito pezzi come I Feel Love, Love To Love You Baby o Hot Stuff? Pensateci bene… Sicuramente si, magari in qualche pubblicità, in qualche programma musicale che proponeva il meglio della musica degli anni 70, dai Village People alle Sisters Sledge, in qualche film americano o commedia italiana, in qualche vintage porn movie, oppure in forma di qualche remake, magari cantato da Beyoncè e da Madonna, in qualche vecchia compilation passata alla radio…Insomma almeno una volta nella vostra vita avrete sicuramente orecchiato uno di questi storici pezzi.

Bene, oggi in questa rubrica vorrei approfondire la storia di questa diva della disco e la genesi del suo album storico Love To Love You Baby, dandovi la possibilità di conoscere meglio chi e cosa tra aneddoti e storie, si nasconde dietro alcuni dei pezzi più famosi della musica degli anni 70, mostrando come a volte le scelte migliori e i grandi successi possano nascere da incontri casuali e da scelte improvvisate, dettate da un’entusiasta creatività spinta ai limiti.

Un po’ di storia

Donna Summer nasce come LaDonna Adrian Gaines il 31 dicembre 1948 a Boston, in una famiglia cattolicissima di modeste origini. Sin da bambina mostra una passione per il canto e si esibisce con il coro parrocchiale del suo quartiere. A dieci anni dopo un’esibizione da solista durante la messa, che lasciò tutti senza parole, Donna capì che la sua strada era quella della musica. Era in possesso di una magnifica voce, gliel’avevano detto tutti, e lei convinta di questo suo talento, decise di continuare alla ricerca del successo. Avrebbe fatto la cantante e ciò che voleva fare era solo realizzare questo sogno.

Nel 1967 Donna si spostò a New York alla ricerca di successo ed iniziò col partecipare ad alcune audizioni, aiutata dai pochi risparmi della famiglia. Pervasa da un clima hippie, nel bel mezzo delle proteste contro le politiche belliche, riuscì trovare un posto alle audizioni per il musical Hair, una storica messinscena contro-culturale in aperta protesta contro la guerra in Vietnam, ma non ottenne la parte sperata. Tuttavia riuscì ad ottenere un posto fisso nel cast per la rappresentazione del musical a Monaco dove si trasferì alla fine degli anni 60. Qui Donna tentò nuovamente di imporsi come cantante e incide le sue prime canzoni pop come Aquarius (un brano tratto da Hair), che purtroppo non le garantiscono il successo sperato. Donna intanto si sposa e ha una figlia, ma a causa della sua personalità ambiziosa non riesce a tenere in piedi il matrimonio. Il divorzio sarà veloce e non potendo mantenere la bambina, né dedicarle il tempo necessario, Donna se ne separa mandandola dai nonni a Boston. In un momento di difficoltà come questo, la cantante è costretta a subire le conseguenze di un duro sacrificio, ma determinata a continuare prosegue senza rimorso intraprendendo l’attività di corista.

Il successo e l’erotismo di Love To Love You Baby

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L’incontro della svolta avvenne per puro caso. Un giorno Donna entrò nei Musicland Studios per un lavoretto da corista, e incontrò il produttore e dj italiano Giorgio Moroder insieme a Pete Bellotte. I tre si trovarono incredibilmente in sinergia e a Donna venne proposto di registrare alcuni pezzi per la loro etichetta Oasis. Il primo album ad essere pubblicato fu Lady Of The Night che uscì nel 1974: il successo non fu dei migliori ma già Donna iniziò a farsi riconoscere come professionista. L’album resta comunque tra il pop e il rock senza osare troppo, e i pezzi non sono gran che di memorabile.

La vera svolta si ebbe un giorno del 1975 quando Donna andò a proporre a Giorgio un motivetto: proprio quello di Love To Love You Baby. Entusiasmo incredibile. I produttori dissero alla cantante di registrare il pezzo intervallando la melodia a….. gemiti di piacere! Donna sconvolta inizialmente rifiutò (chissà cosa avrebbe pensato la sua famiglia!) ma poi si lasciò andare, e decise di cantare il pezzo: si immedesimò nel ruolo di Marilyn Monroe, nuda a letto con due gocce di Chanel sul collo in attesa del Presidente… E così registrò la prima versione del pezzo che durava poco più di 3 minuti. Solo con Neil Bogart, direttore della Casablanca Records e produttore dei KISS, ci fu la vera svolta: l’ascolto di Love To Love You fu rivelatorio. Neil adorava quel pezzo così sfacciato, ma ne voleva di più! La canzone sarebbe dovuta durare circa 15 minuti, solo così avrebbe mostrato il suo potenziale. Allungato all’impossibile dell’estaticità, il nuovo pezzo era condotto da un ritmo ovattato e serrato, accompagnato dal sussurro del Moog e ovviamente dagli orgasmi di Donna, orgasmi che sembrano infiniti e che si ripetevano nei 17 minuti effettivi del pezzo. Sensuale, provocatorio, imbarazzante ma geniale. Love To Love You Baby salì presto alle prime posizioni delle classifiche internazionali, tra scandalo, erotismo e innovazione, e Donna divenne il nuovo simbolo della disco fever più spinta e libertina, quella che si vede ballare nel film Thank God it’s Friday del 1978, dove compare anche Donna, incrementando anche quel filone del funky/disco legato alla dimensione della pornografia soft. Uno dei primi inni delle comunità gay diventerà, insieme al pezzo I Feel Love, il faro per l’espressione della propria sessualità e libertà, dimostrando che amare chi si vuole, e cantare 16 minuti di orgasmo non sono un peccato mortale.

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Insomma l’album fu un grande successo: un connubio di brani che passavano dalla disco erotica al blues e al funk, fino a sfiorare la black music in perfetto stile anni 60: la title track occupa tutto il lato A, mentre sul B, Need-A-Man Blues conserva un motivetto funky e una sottile linea di synth lo lega stilisticamente alla traccia principale. Il resto del disco però non è un vero e proprio esempio di disco music… Full Of Emptiness è una ballata blues estremamente delicata e Pandora’s Box sembra in tutto e per tutto un pezzo di Carole King o delle Supremes, tra blues, soul e beat. Ancora più straniante, ma semplicemente splendida, è Whispering Waves, con suoni di onde in sottofondo, dove la voce di Donna è flebile e dolce, estremamente bucolica come quella Minnie Riperton che lo stesso anno cantava un pezzo prodotto da Stevie Wonder, in cima alle classifiche. Complessivamente armonioso e provocante l’album potrebbe, secondo alcuni, fermarsi al lato A, poiché il resto non è altro che un banale riempimento. Sostanzialmente questa affermazione può anche risultare vera se si vuole leggere l’album come fenomeno disco. Però oltrepassando questa chiave di lettura il disco è, a mio giudizio, un esperimento, un fenomeno di transizione di grande originalità, che poi troverà il suo massimo compimento in I Feel Love. Ma ormai gli anni 70 in quel momento erano già finiti e la disco era stata pian piano inglobata dal synth-pop nascente. Donna con Love To Love You Baby resterà sempre quell’esperimento, quel faro, quell’innovazione che per pochi anni ha dato vita ad una rivoluzione sessuale e musicale scintillante, densa ma effimera. Un disco storico che ci fa ricordare un modo opalescente fatto di speranze e di volontà di affermazione, quando ancora si credeva fermamente in qualcosa e la musica era il tramite di questo credo, quando ancora si cercava uno spirito di aggregazione comune, per affermarsi attraverso l’arte.

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Virginia Villo Monteverdi
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