Illustrare la Commedia. Viaggio fra le sue immagini

Illustrare la Commedia – La grandissima diffusione, la fama e l’interesse che da secoli accompagnano in tutto il mondo la Commedia di Dante (che Boccaccio, suo grande ammiratore, definì Divina, e da allora è così conosciuta) sono dovute, oltre che al valore letterario indiscutibile e alla scelta rivoluzionaria di scriverla in volgare rendendola accessibile a molti, anche alle illustrazioni che fin dai primi manoscritti accompagnarono le rime dantesche. Dai primi sconosciuti miniatori ai più grandi artisti del ‘900 e ai contemporanei, moltissimi si sono cimentati con il testo dantesco, carpendo dalle parole di Dante, già molto descrittive, suggestioni profonde per ricreare visivamente l’incredibile mondo ultraterreno inventato dal Sommo Poeta.

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Illustrare la Commedia è sempre stata un’impresa figurativa ambiziosa e spesso ardua. Non esiste opera letteraria dell’età moderna che possa vantarne altrettante, non tutte con gli stessi esiti e non tutte complete: non sempre gli artisti, infatti, hanno tentato l’impresa totale, alcuni si sono limitati a illustrare solo alcuni episodi, quelli che avevano colpito maggiormente la loro immaginazione. Michelangelo, grande esegeta e studioso delle rime dantesche, nel Giudizio Universale si ispira a Dante nella figura di Caronte, e trascriverà figurativamente alcuni versi della Commedia nel famoso disegno della Pietà per Vittoria Colonna.

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Michelangelo, Caronte, Giudizio Universale

 

Jean Auguste Dominique Ingres nell’800 raffigura Paolo e Francesca prima della tragedia, mentre Paolo sfiora con un timido bacio la guancia di Francesca. Nello stesso secolo Ary Scheffer ritrae i due amanti in un dipinto dalla forte connotazione erotica, mentre nudi e abbracciati volano disperati nell’oscurità dell’Inferno, ed Eugène Delacroix raffigura Dante e Virgilio che passano il fiume Stige: dalle acque torbide del fiume spuntano i dannati, i corpi lividi dalle possenti membra michelangiolesche, che si accalcano intorno al fragile legno su cui Dante e Virgilio si tengono in piedi a stento.

A. Scheffer, Paolo e Francesca

 

L’inglese William Blake invece nel 1824 dette inizio a un suo grandioso progetto, ma tre anni più tardi morì, lascandolo incompiuto: Blake eseguì comunque 102 disegni potentissimi e visionari che sembrano preludere in alcune raffigurazioni a soluzioni pittoriche del ‘900, usando la luce  e il colore  come mezzi espressivi autonomi.

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W. Blake, Minosse

 

Del resto proprio in Inghilterra a cavallo tra ’700 e ’800 l’ambiente letterario dell’epoca, pervaso da  tendenze gotiche, aveva riscoperto la Divina Commedia: così Joshua Reynolds nel 1773  espone il famoso dipinto “Ugolino”, Henry Füssli, svizzero ma inglese d’adozione, soggiorna in Italia tra il 1770 e il 1778, raffigurando in dipinti e disegni le parole di Dante con visioni potenti e misteriche, e John Flaxman, vissuto anche lui in Italia alla fine del XVIII secolo, crea all’opposto illustrazioni per la Commedia che diverranno famose per la loro astrazione lineare, così lontana dai tumulti di Füssli.

H. Fussli, Dante e Virgilio sul Cocito

La riscoperta dantesca fu così sentita che moltissimi artisti dipinsero non solo le più famose storie della Commedia, ma anche episodi della vita del poeta, tra tutti l’incontro con Beatrice, rievocando in questi dipinti un medioevo immaginario, e dando inizio a un revival neo medioevale che coinvolse profondamente anche l’architettura, tanto che, soprattutto fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, sorsero in tutta Europa finti castelli, torri guelfe, palazzi decorati da stemmi e popolati da armature.

Tornando alle illustrazione della Commedia, molte tra le prime sono miniature dei manoscritti, dipinte spesso da autori, anche di alto livello, di cui però non conosciamo il nome, e che sono stati definiti, a esempio, Maestro Senese, o Maestro fiorentino o altri ancora. Tra le opere di autori certi, invece, uno dei più belli è il manoscritto miniato da Guglielmo Giraldi per Federico da Montefeltro nel 1480 circa, in cui Dante e Virgilio attraversano le varie bolge con abiti raffinati dai ricami dorati e dai colori vivissimi: tra le immagini più potenti quella del girone dei superbi, coi corpi nudi accosciati sovrastati da enormi massi, e sopra un bassorilievo monocromo ove sono raffigurati esempi di umiltà classica, il tutto in un paesaggio di rocce dalla struttura mantegnesca, o l’altra con l’incredibile invenzione delle zampe di Satana che fuoriescono  dal catino infernale.

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Guglielmo Giraldi

La prima illustrazione organica della Divina Commedia è considerata dagli studiosi quella creata da Sandro Botticelli, che tra il 1480 e il 1495 eseguì 100 disegni su cartapecora per il manoscritto dantesco di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico. Il manoscritto recava un commento dell’umanista Marsilio Ficino, a conferma del grande interesse per Dante che durante il primo Rinascimento si rinnovò per la lettura neoplatonica che si può fare del viaggio dantesco: l’anima nuova, attraverso la conoscenza e l’amore, riesce a risalire dalle cose terrene alla pura contemplazione di Dio e della sua infinità.

Famosissima nel tempo è divenuta l’illustrazione dell’Inferno, che Botticelli immagina come un grande imbuto in cui cerchi sempre più stretti e oscuri, popolati dalle piccole figure dei dannati, si stringono scendendo verso il fondo dove è incastrato il terribile Lucifero. Dell’interno corpus si conservano oggi ottantaquattro fogli al Kupferstichkabinet di Berlino, e otto alla Biblioteca  Apostolica Vaticana a Roma.

Sandro Botticelli, L’Inferno

 

Nel ’500 il più interessante illustratore della Commedia è Federico Zuccari, che alla fine del secolo realizza 88 disegni a matita nera e rossa, oggi conservati agli Uffizi. Zuccari è un pittore tardo manierista, inquieto, sempre in viaggio e con una continua bramosia di sapere e vedere. Le sue illustrazione dantesche sono affollate da architetture, rupi e caverne, fuoco e pioggia, popolate da figure tormentate, e spesso completate da interi brani  della commedia che, inseriti per scritto, si integrano perfettamente nel disegno. Molto interessanti anche i disegni del fiammingo Giovanni Stradano (Jan van der Straet) di cui si conservano alla Biblioteca Laurenziana di Firenze fogli dai toni scuri, con figure demoniache e paesaggi di ascendenza nordica con richiami a Bruegel e Bosch.

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Giovanni Stradano, Inferno

Nel Seicento e  nel Settecento la Commedia vive un periodo poco favorevole, ma nell’Ottocento e nel Novecento, come si è visto, Dante ritorna un modello per gli artisti, un grande con cui cimentarsi: tra quelli dell’Ottocento, oltre a quelli sopra citati, sono da ricordare William-Adolphe Bouguereau, che con l’opera Dante e Virgilio all’Inferno ci turba con una raffigurazione di crudo realismo, e Auguste Rodin, con la grande Porta dell’Inferno. L’enorme opera in bronzo, alta quattro metri e mezzo, doveva diventare la porta del nuovo Museo d’Arte Decorativa di Parigi, e Rodin vi lavorò per quasi trent’anni, fino alla sua morte.

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E. Delacroix, La barca di Dante

 

Merita una più ampia descrizione l’opera di  Gustave Dorè, forse il più conosciuto degli illustratori della Commedia, perlomeno quello che diverrà così popolare da essere ristampato ancor oggi. Dallo studio della Commedia Dorè trasse innumeri schizzi, da cui nel 1861 ricavò centotrentacinque illustrazioni, oltre ad alcuni dipinti e xilografie. Nella sua opera la resa dei corpi e delle atmosfere cambia notevolmente dall’Inferno al Paradiso, seguendo col segno l’ascesi dantesca colma di notazioni luministiche. Dapprima i corpi sono massicci e forti, raffigurati in pose plastiche in un’atmosfera tenebrosa, poi lentamente tutto diventa incorporeo, e le figure si fanno eteree, indefinite e dominate dal chiarore. Fu assai difficile in seguito, per gli artisti che di nuovo si cimentarono nell’opera, eguagliare la fortuna di queste illustrazioni, che conquistarono critica e popolo.

Gustave Dorè, Inferno

 

Intanto nel 1900 in Italia Vittorio Alinari bandiva un concorso per illustrare a più mani la Commedia. Gli artisti avrebbero dovuto illustrare due canti dell’Inferno a scelta, e parteciparono fra gli altri Libero Andreotti, Duilio Cambellotti, Galileo Chini, Adolfo De Carolis, Giovanni Fattori, Alberto Martini, Plinio Nomellini, Armando Spadini e Alberto Zardo. Nel 1902 fu stampato l’Inferno, ma l’opera non fu portata a compimento.

A metà del secolo si cimentarono nell’impresa Salvador Dalì con cento disegni, e Rober Rauschenberg con una serie di 34 illustrazioni. Le tavole ad acquarello di Dalì fondono simboli, magie e allegorie, richiamando i vari aspetti della sua ricerca stilistica, dall’ “estetica del molle” ai miti classici, dal metodo pittorico “paranoico-critico” alla surrealtà, dalla dimensione onirica alle prospettive irrazionali. Dalì lavorò alla Commedia per nove anni, e le tavole, esposte nel 1960 al Museo Galliera di Parigi, furono poi tradotte in xilografie: lontanissime da tutte le interpretazioni conosciute del testo dantesco, le tavole di Dalì hanno una grandezza e una fascinazione uniche e totalmente personali.

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Salvador Dalì, Inferno

L’interpretazione che dell’Inferno dà Robert Rauschember è ancora più personale e innovativa: le 34 litografie, ricche di riferimenti alla società del secondo ’Novecento americano, risultano di non facile lettura anche attraverso le sinestesie. Precursore della Pop Art, Rauschemberg per queste tavole usa la tecnica del Transfer Drawing, trasferendo sul foglio immagini fotografiche da giornali e riviste, e intervenendovi poi con matite, tempere e inchiostri. Questo complesso lavoro lo impegnò per due anni, e fu presentato per la prima volta nel 1960 alla Galleria di Leo Castelli a New York

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Robert Rauschenberg, Inferno, Canto I

 

Ma la bellezza della Divina Commedia ha travolto anche degli illustratori un po’ speciali: nel 1949 esce L’Inferno di Topolino, disegnato da Angelo Bioletto sui testi di Guido Martina, in un riadattamento a fumetti divertente e visivamente perfetto, che conserva lo spirito e il senso delle terzine dantesche pur ammorbidendole per un pubblico infantile, con alcuni peccati che spariscono per lasciare spazio a nuove pene legate alle marachelle infantili.

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L’Inferno di Topolino

 

Giunti a oggi, il nuovo secolo si è aperto con una nuova edizione della Commedia illustrata per le edizioni Nuages da tre grandi del fumetto e dell’illustrazione: Lorenzo Mattotti, per l’Inferno, Milton Glaser per il Purgatorio e Moebius per il Paradiso. Così la Commedia continua ancor oggi a stimolare l’immaginario degli artisti con la forza poetica delle sue parole e le descrizioni delle sue visioni ultraterrene, così potentemente espressive.

Lorenzo Mattotti, Inferno

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Claudia Menichini
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