Tuttomondo nel mese di luglio ha deciso di occuparsi di quelle realtà culturali che trovano nel territorio pisano la propria linfa vitale nutrendosi del rapporto con la cittadinanza. Da appassionati di teatro ci siamo diretti nel chiostro del Teatro Lux situato in Piazza Santa Caterina dove abbiamo incontrato e parlato con alcuni rappresentanti dell’associazione The Thing, a cui è assegnata da più di quattro anni la gestione del teatro: i direttori artistici Andrea Vescio e Gabriele De Luca insieme a Giorgio Vierda e Alberto Ierardi, fondatori della compagnia La Ribalta Teatro che da anni opera stabilmente all’interno del Lux.
A fronte del grande successo riscosso dal teatro negli ultimi anni, abbiamo chiesto in prima battuta ai direttori artistici qual è stata l’idea che ha dato origine a questo progetto. Gabriele De Luca ci ha spiegato come tutto abbia preso vita dalla loro curiosità artistica: inizialmente il lavoro di promotori culturali è nato pensando alla musica, per trovare successivamente uno spirito di adattamento e delle forme più ibride. Del resto, ciò che li caratterizza è proprio questo spirito, come quello descritto nel film La Cosa di John Carpenter, a cui è direttamente ispirato il nome dell’associazione. Gabriele ha affermato che creare e sviluppare questo progetto è stata un’opportunità e una sfida per rompere delle convenzioni: «Una sfida dove il nostro essere outsider del teatro è diventato il nostro punto di forza. Vogliamo sfatare il pregiudizio per cui il teatro è un posto dove ci si presenta vestiti bene rischiando di rompersi le scatole».
La filosofia del Lux, come ci ha spiegato Andrea Vescio, è quella di esplorare confini diversi spingendosi anche su fronti internazionali senza però perdere il senso proprio lavoro. Il Teatro Lux ha un forte legame con in territorio che costituisce uno dei punti di forza dell’intero progetto: il gruppo artistico collabora con altre associazioni, quali i Sacchi di sabbia, il Pisa Folk e il Cinema Arsenale e cerca sempre di mantenere uno stretto rapporto di scambio dinamico con il suo pubblico, che è senza dubbio il maggior sostenitore del Teatro e che lo fa vivere e vibrare insieme alle persone che lo attraversano, che vivono i laboratori e che si interfacciano nei progetti attivati con le scuole. Tutte attività fondamentali per legare ancora di più la realtà del Lux al territorio. Come dice Pessoa, che invita a pensare sempre alla vittoria successiva e di non arrendersi mai, lo scopo della direzione artistica del Teatro si colloca combattiva su due fronti: da un lato incrementare la produzione, e dall’altro arricchire la stagione, aspetti fondamentale per una realtà piccola ma già conosciuta come questa. All’interno dell’associazione c’è già comunque soddisfazione per gli obiettivi raggiunti e anche per l’affluenza di pubblico. Basti pensare che gli spettacoli dell’ultima stagione teatrale hanno dato praticamente un tutto esaurito, in particolare per i lavori che nascono nel teatro per essere portati fuori come La Mandragola e Un bicchiere blu, quest’ultimo vincitore del premio teatrale Laura Casadonte.
All’interno del Teatro Lux lavora stabilmente la compagnia teatrale La Ribalta Teatro fondata da Giorgio Vierda e Alberto Ierardi che riveste un ruolo da protagonista in questa realtà, compagnia in cui lavorano anche Marta Paganelli, Luca Oldani e Salvatore Zappia. Uno degli aspetti principali che caratterizza la Ribalta è quello di avere una grande attenzione per il pubblico, per la storia e per il rapporto che si crea tra questi due elementi. La matrice che si ripete nel lavoro della compagnia, ha spiegato Giorgio, è quella che spinge a vedere il teatro come un gioco a cui il pubblico deve necessariamente partecipare ‹con tutta la profondità che dietro la parola gioco si nasconde». Non esiste un modello unico di teatro a cui si ispirano, anche se provengono dall’Accademia di Arte Drammatica Nico Pepe e dunque sono indubbiamente influenzati dalla formazione sulla commedia dell’arte, ma accolgono anche altre influenze ispirandosi anche al teatro di De Filippo del quale prediligono l’impronta popolare. Uno dei loro obiettivi artistici è quello di raccontare storie di vita quotidiana facendole diventare archetipo universale. Come ci ha detto Giorgio «Non siamo vincolati dalla nostra naturale tendenza alla commedia. Amiamo il teatro di De Filippo e quello di Becket, maestri di commedie amare, anche perché, citando Becket, non c’è niente di più comico di uomo che piange. Siamo dei grandi consumatori di Netflix, quello che ci piace fare, così come è accaduto ne La Mandragola e in Un bicchiere blu, il nostro è un teatro che tocca le persone da vicino››.
I progetti sono molti, così le idee e gli obiettivi, ma sostenere e rendere attivo e vivo un progetto come quello del Lux non è chiaramente sempre così facile, come ha affermato Andrea e come accade per altre realtà culturali: ‹‹La questione della sostenibilità economica è una questione problematica. La nostra situazione è simile a quella di molti altri spazi che vivono all’interno di una situazione che è molto diversa da quella di dieci anni fa. Esiste una certa contrazione dei finanziamenti data anche dal contesto di crisi economica e dal fatto che la cultura, che sia produzione o fruizione, non è più considerata come un elemento centrale della nostra società. Chiaramente la questione è molto più complessa, dettagliata e articolata, ma ecco sicuramente questo è un punto di partenza››.
Rimane l’ormai consueto senso di disappunto per un paese che ha fatto per secoli dell’arte la propria bandiera ed oggi si trova di fronte ad una crisi dell’economia della cultura di modeste dimensioni. A fronte di questo, da cittadini, non ci resta che apprezzare l’impegno e la passione di chi è riuscito a risvegliare uno spazio dimenticato, credendoci e sfruttandone a pieno le potenzialità.