La Fontana di Marcel Duchamp è un orinatoio, però è Dada ed esposta come opera d’arte al Moma di San Francisco e in copia al Moma di New York.
Dada è un movimento artistico d’avanguardia nato in Europa nei primi anni del XX secolo, a Zurigo nel famoso Cabaret Voltaire. A New York inizia nel 1915 e negli anni Venti esplode a Parigi. L’origine del nome è dibattuta ma risale comunque alle prime sillabe che un bambino riesce a dire quando inizia a parlare.
Il movimento artistico Dada ha trasgredito ogni tradizione adottando una serie di tecniche radicali e l’uso di nuovi mezzi di comunicazione. Le tecniche e i media erano terribilmente trasgressive per l’epoca: collage, montaggi, assemblaggi, poemi-manifesto, concerti musicali brutalisti, tutte cose scelte apposta per scandalizzare i benpensanti. Una serie di personaggi esuberanti produssero uno shock potentissimo sul mondo dell’arte, impiegando cose apparentemente molto semplici. Le opere d’arte erano fatte di oggetti usati, spesso recuperati dalla spazzatura, oppure nuovi e già pronti (readymade) ma ricollocati di contesto.
La sovversione dell’estetica tradizionale, della titolarità autoriale, dell’abilità tecnica, furono tutte interpretate come un attacco politico alla cultura borghese e una reazione patologica al trauma della Prima guerra mondiale. Dada professava l’assenza di significato in quello che faceva e un’aperta dichiarazione di guerra all’arte in quanto tale. I detrattori gridarono al nichilismo culturale.
Dada era un mezzo per comunicare nuove idee, dicevano i più generosi critici, e per intavolare discussioni contro il modo tradizionale di intendere e fare arte, nonostante che i protagonisti apparissero un po’ matti e, per questo, molto creativi.
La psicanalisi ha da tempo demitizzato il binomio pazzia-creatività. Il pazzo non è mai creativo, è semplicemente pazzo. L’artista è creativo senza bisogno di essere pazzo. Per di più, in Dada c’è stato un vero e proprio metodo per attivare la creatività, per innovare; questo interessa al di là del campo dell’arte e della critica estetica. È una cosa apparentemente semplice, ma è formidabile e si riconduce alla tecnica quasi infantile del “collage”.
Collage significa semplicemente incollare, ma la cosa vista da un punto di vista cognitivo (delle scienze cognitive) corrisponde a una “combinazione concettuale”. La creatività non è un fenomeno mistico, insomma, ma si può anche descrivere come il processo intellettuale che mette insieme concetti apparentemente incompatibili. Dopo, quando il collage è fatto, la combinazione assume significati prima inesistenti, o che non si vedevano.
Che botto intellettuale! E con poco materiale, ma molto cervello.
Max Ernst, uno dei fondatori e figure di spicco di Dada, ebbe a scrivere una cosa del genere: la tecnica del collage è il sistematico sviluppo dell’opportunità di causare un confronto tra due o più realtà tra di loro estranee in un livello ovviamente inappropriato, che produce la scintilla poetica quando queste realtà si incontrano.
A proposito della Fontana di Duchamp, allora, ci si deve domandare non come può un orinatoio essere un’opera d’arte, ma piuttosto come fece Duchamp a trasformare un orinatoio in un’opera d’arte da tutti riconosciuta.
L’opera si intitola Fountain, è firmata R. Mutt ed è destinata a essere posta in esposizione in un museo. Gli ambiti concettuali che si incontrano sono l’Oggetto (orinatoio), il Titolo (Fontana), la Collocazione (galleria d’arte) e la Firma (R. Mutt). Il tutto è una nuova mappa concettuale tra cose distanti che non si sarebbero incontrate senza l’atto creativo (e trasgressivo) di Duchamp. L’oggetto da utile diventa ornamentale, il privato umoristicamente pubblico, l’arte è certificata dalla collocazione in una galleria e dalla firma.
La firma a sua volta è un gioco intellettuale complesso. Mutt deriva da Mott Works, il nome di un grosso produttore di sanitari, ma è anche il nome di un personaggio di una striscia di cartoon, Mutt e Jeff, che tutti conoscevano per vederla ogni giorno sui giornali. R sta per Richard, che in francese popolare significa borsellino. Duchamp un genio trasgressivo? Sì, ma nel senso che è stato un artista dei più grandi.
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